Negli ultimi giorni, una sequenza di tremende alluvioni ha colpito l’Oklahoma e la Luisiana ma soprattutto il Texas, dove si contano finora 18 vittime e molti dispersi e centinaia di persone sono state evacuate dalle loro case. I disastri alluvionali sono un flagello sempre più frequente e, perciò, prevedibile. Anche se anticipare dove colpiranno i nubifragi con precisione, è un esercizio ancora assai difficile. Impressiona in questo caso anche la fragilità del sistema idrografico controllato da importanti opere d’ingegneria, come la diga in terra di Lake Padera a Midlothian dove si è formata una pericolosa breccia e si è temuto il crollo dell’intero manufatto. La questione idrogeologica è una questione globale che colpisce le comunità locali, ma non si può affrontare solo localmente; e le politiche di mitigazione sono quindi complesse, poiché si devono attuare su diverse scale geografiche e decisionali.

Nell’autunno 2014 non c’è stata settimana senza che un nubifragio, un’alluvione o una grande frana abbia guadagnato un titolo di cronaca. E non solo in Italia: quasi tutti i paesi mediterranei, dalla Spagna alla Francia, dalla Turchia al Marocco hanno subito questo flagello. Le sette Regioni che ieri hanno votato chi le governerà fino all’Orizzonte 2020, il target dell’Unione Europea, hanno vissuto disastri idrogeologici spesso drammatici durante l’ultima legislatura. Non solo la Liguria e la Toscana, ma anche il Veneto e le Marche, la Campania e la Puglia e l’Umbria si sono dovute confrontare dal 2010 a oggi con la fragilità del proprio territorio e la severità di nubifragi che, in apparenza, si scaricano con frequenza sempre più alta se analizzati nel dominio spazio-tempo. E l’elenco degli episodi accaduti in questi cinque anni è talmente lungo che non basta un post a contenerlo tutto.

I programmi elettorali cambieranno registro per affrontare quella che sta diventando un’emergenza senza soste? Quasi tutti i progetti elettorali hanno affrontato la questione, con proclami talvolta generici e talvolta accorati; qualche volta sinceri, almeno in apparenza, altre volte meno sinceri, anche in apparenza. Quasi tutti, però, hanno preso l’impegno di fare qualcosa, promettendo un netto distacco dalle politiche del quinquennio precedente. Politiche del cerchiobottismo, della “messa in sicurezza e…” dove la sicurezza, se venduta come probabilità zero, è un falso ideologico. E quel che segue la congiunzione “e…” vale assai più della premessa: messa in sicurezza e miglioria viabilistica, messa in sicurezza e parcheggi, messa in sicurezza e ritocco urbanistico… Quando non è stata una “messa in sicurezza per…” ossia messa in sicurezza per costruire un centro commerciale, messa in sicurezza per costruire un porto turistico, messa in sicurezza per allargare la strada o il ponte. Tutte finalità lecite che rispondono a utilità sacrosante, ma la priorità di tutte queste “messe in sicurezza” non è stata dettata dalla valutazione del rischio, né da una scala d’intervento territoriale focalizzata sulla mitigazione del rischio.

In un periodo di declino come i primi anni ’10 di questo secolo, assai simile ai primi anni ’30 del secolo scorso, i problemi da affrontare sono tali e tanti che non si possono affrontare tutti e tutti assieme. Il rischio idrogeologico è tra quelli da prendere per le corna? In testa a molti ronza il retro-pensiero che contro le catastrofi naturali, proprio perché naturali, non ci si possa comunque far molto e, quindi, sia meglio non far nulla: opzione zero, a meno della congiunzione “e…” o della preposizione “per…”. E non c’è niente di più efficace del retro-pensiero perché, parafrasando Blaise Pascal, spesso «i retro-pensieri sono quelli che godono di maggior credito».

Nel concreto, si potrà dare una risposta solo nei prossimi mesi, quando le nuove amministrazioni trasformeranno in azioni di governo i loro programmi, solidi o fumosi che fossero. E sarà una risposta vitale, perché la frammentazione dei destini territoriali di questo paese ha sciolto la questione idrogeologica in molteplici e sfaccettati rivoli regionali. È la conseguenza della modifica del Titolo V della Costituzione, che non ha finora dato risultati salienti in questo campo.

Infine, gli elettori attivi hanno considerato questo tema  la mitigazione del rischio idrogeologico  come un tema importante, premiando chi aveva posto la questione in modo sincero e ragionevole? Chi leggerà questo post stamane, potrà facilmente rispondere a quest’ultima domanda.

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