Lo scorso mese, 18 fra ricercatori, attivisti ed esperti di clima e ambiente hanno presentato un interessante documento, dal titolo “An EcoModernist Manifesto”. Lo trovate all’indirizzo qui. Vale la pensa scaricare il pdf e leggere il tutto.

Si tratta di un saggio di 25 pagine che propone una visione ottimista e alternativa di un futuro prossimo venturo dove si riesce a raggiungere insieme sia l’obiettivo della crescita, libertà e prosperità del genere umano, sia quello della protezione della natura grazie alla continua modernizzazione tecnologica e sociale.

Il manifesto sposa il punto di vista tradizionale ambientalista che afferma che occorre impegnarsi per ridurre la nostra impronta per lasciare più Terra alla natura. Tuttavia si allontana dall’idea che si debba armonizzare società e natura. Gli autori affermano, infatti, che l’obiettivo deve essere quello di disaccoppiare lo sviluppo del genere umano dall’utilizzo delle risorse naturali.

Il disaccoppiamento del benessere umano dagli impatti ambientali richiederà un sostanziale impegno nei confronti del progresso tecnologico e la continua evoluzione delle istituzioni sociali, economiche e politiche.

La chiave per disaccoppiare lo sviluppo umano dall’impatto ambientale è l’intensificazione delle diverse attività umane –in particolare l’agricoltura, le fonti energetiche, l’uso delle foreste e gli insediamenti- così da usare meno terra e interferendo meno con il mondo naturale. Questi processi socio-economici e tecnologici sono centrali per la modernizzazione economica e per la protezione dell’ambiente. Insieme permettono di mitigare il cambiamento climatico, risparmiare la natura, riducendo la povertà globale.

Le soluzioni tecnologiche ai problemi ambientali devono essere considerate nell’ambito di un contesto politico, economico e sociale allargato. “Pensiamo”, si legge nel Manifesto, “che sia controproducente per nazioni come la Germania e il Giappone o per Stati come la California, di chiudere gli impianti nucleare, ri-carbonizzando i loro settori dell’energia, riaccoppiando le loro economie ai combustibili fossili e alle biomasse. Tuttavia, questi esempi rilevano chiaramente come le scelte tecnologiche non saranno determinate da organizzazioni internazionali remote, ma piuttosto da istituzioni e culture nazionali e locali”.

L’eco-modernismo è un paradigma che parla ai Paesi poveri e in via di sviluppo e offre una via realistica per salvare la natura nei Paesi tropicali.

Se a miliardi di esseri umani poveri non viene offerta la possibilità di uno sviluppo genuino, l’ambiente non sarà preservato. Non basta finanziare fonti energetiche a bassa emissione di carbonio; servono nuove fonti. Offrire un pannello solare per ogni tetto di paglia non ridurrà le emissioni.

“Non dobbiamo parlare di 10 villaggi che ricevono l’energia per accendere una lampadina”, afferma Joyashree Roy, professoressa di economia presso la Jadavpur University in India, tra i leader del Panel intergovernativo sul cambiamento climatico e vincitore del premio Nobel per la pace nel 2007, “dobbiamo parlare di come il villaggio si è connesso alla rete elettrica per alimentare un impianto frigorifero o un parco industriale”.

L’eminente conservazionista australiano William Laurence, che non ha nessuna connessione con gli eco-modernisti, la spiega così: “Dobbiamo intensificare l’agricoltura nei luoghi dov’è già sviluppata piuttosto che sviluppare nuovi posti”, afferma, “quello che sta accadendo oggi è troppo caotico”.

Solo lo sviluppo permetterebbe agli abitanti dei Paesi più poveri del mondo di trasferirsi nelle città –come accadde nei decenni passati nei paesi ricchi- e ottenere educazione e lavori migliori. Vivere nelle città accelererebbe la transizione demografica riducendo mortalità infantile, tasso di fertilità e la pressione da loro esercitata sul pianeta.

An Ecomodernist Manifesto” suggerisce un nuovo modo di pensare e di agire per la natura e per l’ambiente, un modo pragmatico che sia consistente con il processo a tempi lunghi dello sviluppo e della modernizzazione del genere umano, in una logica di gioco a somma positiva, dove vincono gli umani e vince la natura.

Lo scopo del Manifesto, secondo gli autori, è di contribuire al miglioramento della qualità e del tenore del dibattito su come proteggere l’ambiente nel 21° secolo. Troppo spesso, continuano, la discussione ambientale è stata dominata dalle posizioni estreme, afflitta dal dogmatismo che alimenta l’intolleranza. I valori di riferimento degli estensori del Manifesto sono i principi della democrazia, della tolleranza e del pluralismo, elementi chiave per realizzare un grande Antropocene, la nuova era della Terra centrata sul genere umano.

Il Manifesto si chiude con un appello alla civiltà del dialogo. La loro speranza è che quanto da loro proposto possa contribuire a trovare il percorso che consenta l’universale dignità umana su un pianeta bio-diverso e in salute.

Gli autori del Manifesto invitano tutti a condividere risposte meditate e di sostanza che possono essere postate o linkate dal loro sito web ecomodernism.org.

Un invito da accettare.

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