Finora i consumatori hanno beneficiato della guerra dei prezzi nella telefonia mobile scatenata da 3. Da domani però le cose potrebbero cambiare. Se andrà in porto, il matrimonio fra Wind e H3G segnerà infatti la pace fra due agguerriti rivali che hanno giocato un ruolo chiave nei ribassi tariffari telefonici degli ultimi anni. Con il risultato che le nozze rischiano di non essere poi un grande affare per gli italiani che avranno un operatore in meno sul mercato e assisteranno ad una contrazione dello scenario concorrenziale. In compenso, industrialmente il connubio fra Wind e 3 è una vera benedizione: dalla fusione i due operatori, che saranno guidati dall’ad di Wind Maximo Ibarra, sperano infatti di realizzare importanti risparmi sui costi.

La questione non è da poco se si considera che Wind è appesantita da oltre dieci miliardi di debiti (dicembre 2014) e ha un fatturato in contrazione. Nei primi tre mesi del 2015, il gruppo, nato in seno all’Enel ed oggi di proprietà della russa VimpelCom, ha visto scivolare il giro d’affari del 5,7% superando di poco il miliardo. Anche la redditività dell’azienda è peggiorata: il margine operativo lordo è scivolato del 5,5% a 406 milioni di euro. In compenso, Wind è riuscita ad incrementare in maniera consistente la base clienti: nell’internet mobile, gli utilizzatori del traffico dati hanno infatti ormai superato quota 11 milioni (+16,5%). Tuttavia Ibarra sa bene che il futuro di Wind è legato a doppio filo con la partita della banda larga. Per questo il manager non solo ha chiesto alla Cdp di entrare nella partita per la digitalizzazione del Paese, ma ha anche avviato per tempo un piano per riequilibrare i conti con la dismissione di asset importanti come le torri di trasmissione.

Lo scenario d’insieme ha diverse affinità con il caso 3. L’operatore, controllato dal gigante cinese H3G, ha raggiunto i due miliardi di fatturato al prezzo di consistenti investimenti e di perdite rilevanti (77 milioni nel 2013 dopo i 29 dell’anno prima). Nonostante lo squilibrio finanziario, la società guidata da Vincenzo Novari non ha mai messo in discussione l’aggressiva politica di acquisizione nuovi clienti. Tuttavia per il management è chiaro da tempo che l’azienda non può restare ancora a lungo isolata. Non a caso da tempo 3 è alla ricerca di un partner con cui unire le forze: nell’era di Franco Bernabé alla Telecom, la società venne indicata come potenziale sposa di Tim, la filiale mobile di Telecom Italia. Ma alla fine non si trovò la quadra sul prezzo e il matrimonio sfumò. L’estate scorsa, l’ingresso di Bank of China nel capitale dell’ex monopolista aveva suggerito un possibile ritorno di fiamma fra Tim e 3. Ma, complice il riassetto dell’azionariato di Telecom, le cose si sono poi messe diversamente con il risultato che presto 3 e Wind daranno vita al più grande operatore mobile italiano con oltre 30 milioni di clienti. Quanto basta per dare un grattacapo in più a Telecom Italia.

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