La rivoluzione sessuale del secolo scorso è in qualche modo superata. In Occidente, si intende. Sesso prematrimoniale, extraconiugale, omosessuale, masturbazione, pornografia: la società ha già fatto coming out. Questo non significa che sulla sessualità non ci sia più niente da dire. Anzi è nato un nuovo concetto per mettere a fuoco l’imprescindibile trascurato: “l’ecologia della sessualità”. Medici e ricercatori lo hanno sdoganato ormai un paio di anni fa. Ora tocca alla società aprire le orecchie e farne tesoro.

È la chiave di lettura per capire l’evoluzione del rapporto sessuale, sempre più occasionale, la crescita dei single, la maternità ritardata (o evitata) e l’aumento delle infezioni genitali. L’ecologia della sessualità è stato il tema del forum internazionale che si è tenuto il 9 maggio all’Ospedale San Raffaele di Milano, organizzato dalla Fondazione Ibsa. Per gli esperti il punto di partenza della riflessione sono state le disfunzioni sessuali dell’uomo e della donna (come l’incapacità di raggiungere l’orgasmo, dolore all’atto sessuale, impotenza, calo del desiderio).

Conclusione: “La nostra sessualità e i disturbi legati a essa non riguardano solo la sfera fisica – ci spiega Rossella Nappi, docente di Ginecologia all’Università di Pavia, tra le relatrici invitate -, sono il prodotto dell’ecosistema in cui viviamo, dell’identità e del ruolo che abbiamo, dunque una conseguenza dell’interazione tra fattori biologici, psicologici e sociali”. “Il pene eccitato e la vagina lubrificata sono solo un aspetto della sessualità – continua Nappi -. Se non si tiene conto di questo, il rischio per i giovani adulti è quello di confrontarsi con i modelli sessuali dei loro genitori e di sentirsi frustrati”.

Prendiamo il caso della donna. Oggi il progetto femminile è cambiato: “Prima l’obiettivo era sposarsi e fare figli, il lavoro era un valore aggiunto; adesso la situazione si è capovolta, al primo posto c’è l‘autorealizzazione di sé, poi arriva il partner e semmai i figli, per molte non sono un obbligo fisiologico”. L’investimento sul sesso si è contratto. “Il rapporto sessuale è slegato dal progetto, è più libero, sperimentale, si parla infatti di ‘scopa-amico’. La donna moderna – sottolinea la ginecologa – è autoerotica, ricava da se stessa il suo piacere, con la realizzazione estetica e sul lavoro”.

Siamo di fronte a una sessualità nuova, condizionata dai ritmi della società. “Non c’è una cura farmacologica per la disfunzione sessuale femminile, ciò su cui si deve lavorare è piuttosto il contesto“. L’importante è rendersene conto. Soprattutto per combattere i risvolti negativi della neo rivoluzione: il dilagare delle infezioni trasmesse sessualmente. Secondo l’Istituto superiore di sanità, tra il 1991 e il 2012 si sono registrati 96.752 nuovi casi. Le diagnosi più comuni sono quelle da Clamydia trachomatis, in particolare nei giovani tra i 15 e i 24 anni, da Trichomonas vaginalis e da Neisseria gonorrhoeae.  “Le infezioni – avverte Nappi – sono causa di infertilità“. Dal 2006 sono salite anche le segnalazioni di linfogranuloma venereo. E nel 2012 l’Hiv è risultato quasi 20 volte più frequente nelle persone con infezioni sessualmente trasmesse.

L’ecologia della sessualità applicata all’universo maschile ha fatto emergere un’altra verità, cioè che “l’amore salva la vita”, dichiara Mario Maggi, andrologo e professore di Endocrinologia all’Università di Firenze (anche lui tra i relatori presenti al forum). “Se manca una donna al suo fianco, l’uomo difficilmente si prende cura della sua salute. I vedovi o i separati sono più soggetti a eventi cardiovascolari“.

Secondo lo studio condotto dal team di Maggi su un campione di 1233 maschi tra i 35-69 anni con disfunzioni sessuali, il 61 per cento è stato colpito da un’ischemia al cuore, il 31 per cento da una cerebrale, e da una periferica il resto. “L’impotenza è un campanello d’allarme – spiega il professore -, in molti casi precede l’infarto di tre o quattro anni”. L’origine del disturbo non è solo psicologico, come si crede per tradizione. “Ci sono tre fattori che lo condizionano, compresenti, ma in misura diversa. Il primo è organico, per esempio i lipidi alti intasano i vasi sanguigni del pene, oppure il diabete, l’obesità, l’ipogonadismo. Il secondo è relazionale, la lunghezza del rapporto di coppia fa calare il desiderio nell’uomo, dieci anni è l’età critica. Infine, quello intrapsichico: stress, depressione, ansia da prestazione, conflitti in famiglia”. Morale, conclude Maggi: “Parlare di sesso fa bene al cuore, non è una perversione ma prevenzione”.

Una nota a parte. Il linguaggio internazionale è meno avanzato. Nella dichiarazione del 2014 sui diritti sessuali ad opera dell’Associazione mondiale per la salute sessuale, il piacere sessuale è considerato solo una possibilità per il benessere della persona, non un obiettivo. Per non dare fastidio alle culture più repressive, è la giustificazione degli esperti.

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