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Trapianti e psicologia: cosa comporta l’impianto di un nuovo pene

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La recente notizia del primo trapianto di pene realizzato al mondo in Sudafrica apre la frontiere a sempre maggiori opportunità che la medicina fornisce con i suoi avanzamenti scientifici e tecnologici.

Il trapianto è avvenuto circa tre mesi fa su un ragazzo di 21 anni che aveva subito una amputazione del pene per gravi conseguenze dovute ad una circoncisione, e ad oggi la funzionalità dell’organo trapiantato  è la stessa di quello precedente. Sembra un film di fantascienza ed è invece una realtà che richiederà ancora perfezionamenti ma di certo fornisce prospettive di cura a chi per cause mediche è costretto a subire l’amputazione di un organo così importante. Si potrà, quindi,  pensare di estendere questo tipo di trapianto anche a quegli uomini che per tumore al pene hanno dovuto ricorrere ad una amputazione.

Lo stesso tipo di trapianto era stato effettuato su un uomo cinese nel 2006, ma l’organo impiantato era stato dovuto rimuovere per l’insorgere di  problemi psicologici di accettazione del nuovo pene sia da parte del paziente che della partner.

Questo ultimo è un aspetto importante di questo tipo di chirurgia, realizzare la possibilità di restituire un organo fondamentale nella sessualità maschile ha dei risvolti psicologici e relazionali che vanno tenuti seriamente in considerazione e affrontati ancora prima dell’intervento stesso. Restituire l’integrità, in questo caso recuperare quello che si è perso, prevede una elaborazione della perdita e una reintegrazione del nuovo, che non sempre è un processo automatico nonostante la sofferenza della perdita. Quindi grande entusiasmo per queste nuove frontiere ma anche grande oculatezza e attenzione alle emozioni e agli stati d’animo che dopo la prima euforia possono rischiare di insorgere.

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