Verso la milanesizzazione di Torino? Raramente un solo nuovo edificio ha così stravolto il disegno di una città come è accaduto a Torino per via del grattacielo Intesa San Paolo, ufficialmente inaugurato venerdì 10 aprile con una apertura straordinaria delle visite alla terrazza. In realtà i lavori non sono ancora del tutto finiti e poi si farà fatica a occupare i 38 piani previsti a uffici, mentre in altre parti della città i locali lasciati liberi per convergere nella Torre di Renzo Piano resteranno sfitti. Ma ne sappiamo poco, così come non sappiamo quale sia stata la superparcella di Renzo Piano: la copertura che i media hanno dedicato all’evento è stata acritica, non si sono poste domande. Persino l’ascensore che si blocca per quasi 10 minuti con dentro i Vip non ha fatto notizia. E nessuno ha scandagliato l’anomalia nei costi per l’altro grattacielo torinese, quello della Regione, urbanisticamente “sdoganato” da quello della Banca: si parla di un preventivo di meno di 300 milioni anche se sarà più alto di questo della Banca per il quale invece il costo (compreso di trasloco) è sul mezzo miliardo di euro. Molto probabilmente è stata la Regione a sottostimare, e tutti a dare addosso alla parcella di Fuksas, poco più di 20 milioni.. Mentre se la Banca ne dà il doppio, va tutto bene perchè sono soldi privati? Due verità interessanti le ha dette – con ingenuità o con raffinata allusione- il presidente di Intesa San Paolo Bazoli.

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