“Sono partita quasi all’improvviso, perché ho deciso all’ultimo. L’ansia, la paura, lasciare a casa una preoccupatissima figlia, erano l’ostacolo al viaggio. Ma il viaggio era di quelli che nella vita ti potrebbero capitare una sola volta, e non andare proprio non si può”. Sono le parole con cui Anarkikka, artista e illustratrice, racconta il suo viaggio con la delegazione internazionale che, dal 15 al 22 marzo, ha incontrato le donne nei territori del Kurdistan iracheno e in Rojava. Una delegazione di sole donne, tredici in tutto, che hanno visitato i campi governativi e non governativi che accolgono le vittime delle feroci violenze dell’Isis per ascoltare i bisogni e le necessità delle sopravvissute, fuggite o scampate alla guerra. Le testimonianze raccolte hanno confermato la brutalità dei crimini commessi da Isis che usa il femminicidio, nelle forme più volte denunciate dai media internazionali, come parte integrante delle tattiche di annientamento delle popolazioni colpite.
La delegazione organizzata dalla Iadl (Associazione Internazionale Avvocati Democratici) in collaborazione con Aed_Edl (European Democratic Lawyers) ed Eldh (European Association of Lawyers for Democrazy and Wordl Human Rights) presenterà un rapporto alle Nazioni Unite, durante la 29ma sessione del Consiglio dei Diritti Umani che si svolgerà a giugno a Ginevra e Anarkikka illustrerà il viaggio con delle tavole. Ma c’è un altro importante appuntamento, lunedì prossimo, a Padova, la delegazione di giuriste democratiche che si è recata nelle aree curde della Turchia, in Rojava e nel Kurdistan iracheno, incontrerà Rashida Manjoo, la Relatrice Speciale Onu contro la violenza sulle donne, per parlare delle violazioni dei diritti delle donne nel conflitto con Isis.
La delegazione intanto ha diffuso un comunicato in cui spiega che “serve con urgenza una maggiore attenzione alle esigenze specifiche di donne e bambine sopravvissute al conflitto con Isis. Tutti i campi dovrebbero ricevere dei fondi per garantire assistenza primaria a donne e bambini, non solo quelli dove ci sono presidi internazionali e gli Stati hanno l’obbligo di garantire una uguale distribuzione dei fondi e degli aiuti internazionali, per assicurare il soddisfacimento delle condizioni di vita elementari delle persone accolte in tutti i campi, e di provvedere a garantire un numero adeguato di personale e servizi di supporto specifici per le esigenze femminili“.
Chi volesse conoscere il resoconto del viaggio può seguirlo sulla pagina Facebook Anarkikka e le altre:il viaggio in Rojava di tredici donne
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