Una bandiera nera al posto della croce su una chiesa. La testimonianza dell’ultimo scempio jihadista è stata postata su Twitter dagli stessi terroristi con alcune fotografie, poi selezionate dal Middle East Media Research Institute (Memri).

Dopo l’antica città di Hatra, dopo la devastazione del sito archeologico di Nimrud la furia jihadista non si è placata: statue, icone, pietre tombali e crocifissi violati. Lo Stato Islamico continua in Iraq, come in Libia dove è stato distrutto il tempio Sufi di Tripoli, l’impietosa campagna contro siti archeologici, luoghi di culto, radendo al suo tutto ciò che trova sul suo cammino. La regione di Ninive, in Iraq, è stata quindi nuovamente colpita in nome dell’odio e lo scempio diffuso in Rete con immagini. Nel mirino questa volta è finito il monastero di San Giorgio, vicino Mosul

Nel ‘reportage fotografico’ dei terroristi intitolato “Rimozione di simboli del politeismo”, si può vedere anche una statua della Vergine Maria e di Gesù gettata per terra e con i volti distrutti. Un altro scatto mostra la rimozione di una croce da una tomba, mentre altri ritraggono i miliziani che distruggono a colpi di martello una croce.

Si vede, infine, l’accanimento dei seguaci contro bassorilievi, statue di San Giorgio e dipinti fuori e dentro l’edificio cristiano. In particolare, gli uomini del califfato distruggono a colpi di martello o scalpello i volti di quelli che considerano come ‘idoli’, oltre a una scritta in arabo che recita: “Oh Maria, regina della pace, dona la pace all’Iraq”. Su alcune immagini si legge che gli scatti sono di marzo.

Lo Stato islamico “non si cura affatto di quello che sta compiendo – ha affermato Steven Stalinsky direttore esecutivo del Memri – segue la sua ideologia e se la prende con le chiese e le minoranze. La sua campagna contro le vestigia della cristianità sta andando avanti da diverso tempo”. A fine settembre dello scorso anno la Chiesa Verde di Tikrit, abbandonata da molti secoli e simbolo più che millenario delle antichissime radici del cristianesimo in Medio Oriente, venne letteralmente rasa al suolo con dell’esplosivo.

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