Come post di fine anno, ho deciso di elencare 10 buoni propositi in ambito musicale, che mi auguro siano raccolti dai miei colleghi rapper e anche dagli appassionati. Buone feste a tutti.

1. Smettere di prenderci troppo sul serio
Non tutto quello che facciamo, diciamo, scriviamo, indossiamo, pensiamo (e l’elenco potrebbe continuare) farà storia. Prima che essere individui, facciamo parte di un movimento, e dovremmo cominciare a ricordarcelo.

2…o meglio: prenderci sul serio in un modo più maturo
Chi dice che l’hip hop sia il cantautorato dei nostri anni secondo me esagera, perché Guccini, Pietrangeli e De Gregori hanno ispirato i nostri genitori in un modo più profondo e serio di quanto stiamo facendo noi con i ragazzi di oggi. Se vogliamo essere la voce di questa generazione, dobbiamo meritarcelo.

3. Ripensare il nostro rapporto con il mercato
Le etichette discografiche, i brand – e anche una parte dei giornalisti che oggi ci seguono – lo fanno esclusivamente perché l’hip hop è di moda. Ieri non c’erano, domani chissà. Cerchiamo di ottenere il massimo dall’oggi, ma ricordiamoci da dove veniamo.

4. H.I.P. H.O.P. = Her Infinite Power Helping Oppressed People
L’hip hop non si fa in TV, anche se può essere che la TV passi i tuoi video e ti intervisti. MTV Spit non è l’hip hop (e lo dico con il massimo rispetto di alcuni cari amici che ci hanno lavorato). Viva la visibilità, viva i soldi, ma la nostra cultura è un’altra cosa.

5. Non abusare degli street video
Il tipico videoclip girato per strada, col playback del rapper e 10 amici dietro che muovono la testa a tempo, è un classico ormai visto e rivisto, e quindi va usato con moderazione. Nel 2015 neanche l’avere un basso budget può essere una scusa per la mancanza di idee.

6. Ricordare che l’hip hop non è solo rap
Lo scratch, la break dance e i graffiti (o meglio: il turntablism, il b-boying e il writing) sono occasioni di esprimerci a tutto tondo, ed hanno ancora moltissimo da dire. Uno show in cui convivano tutte le discipline coinvolge di più il pubblico e rende gli artisti più credibili.

7. Meno quantità, più qualità
Non tutti sono in grado di far uscire un disco o un mixtape ogni 3 mesi senza abbassare il livello delle liriche e del suono. Il mercato è onnivoro, ma vendere dischi non è il solo motivo per farli. E l’esigenza di scrivere è ben diversa dalla voglia di farsi ascoltare a prescindere.

8. Crederci
Se pensi che l’hip hop sia finito negli anni ’90, chiuditi in casa ad ascoltare Big Pun, non me la sento di giudicarti o di darti torto. Se pensi che ci sia ancora molto da dire e da fare, alza il culo e vieni alle serate, compra i dischi, diventa una parte attiva del movimento.

9. Guardarsi intorno
L’hip hop non esiste solo in Italia e negli Stati Uniti. La Francia, l’America del Sud ma anche il Medio Oriente e l’Africa offrono grandi ispirazioni sia dal punto di vista del sound che dei contenuti. Non vi sto dicendo di non copiare, ma almeno non copiate sempre dagli stessi 4. (Scherzo, non copiate solo perché lo fanno gli altri rapper italiani!)

10. Cambiare il mondo
Un proposito evidentemente sobrio e realistico… Ma pensateci: fin dall’antichità la musica ha accompagnato i più importanti cambiamenti sociali e culturali. È stato così anche nei ’60 e ’70, e sono convinto che lo sarà anche in futuro, attraverso le rime dai rapper.

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