Domenica scorsa ho comprato online una macchina usata. Lunedì sera era già sotto casa. Ho fatto tutto online, compreso il permesso di parcheggio e l’assicurazione (tagliando spedito via email e stampato a casa). Non ho pagato tasse, marche da bollo, passaggi di proprietà o altro. Non ho avuto bisogno di Aci, né di notaio. È bastato andare a casa del tizio che vendeva l’auto, un tipico inglese che mi ha anche offerto il thè, dargli l’assegno, scambiarsi i dati, firmare un tagliando con la variazione dei dati e spedirlo alla motorizzazione. Fine. Entro un mese arriverà per posta il nuovo certificato. Forse ho comprato un bidone, ma almeno non ci ho pagato sopra il salasso del passaggio di proprietà italico. Se volessi aprire un’attività a Londra, stasera potrei comprare online una società. Come ho fatto con l’auto. I prezzi vanno dalle 25 alle 250 sterline, a seconda della tipologia e di quello che devo fare. Domattina potrei iniziare a lavorare. Le prime tasse le pagherei tra un anno e mezzo. E l’Iva, se il mio business ha un giro inferiore alle 85mila sterline, non la pagherei proprio.

Leggendo i resoconti della visita del premier italiano a San Francisco pensavo proprio alla mia macchina usata. I 150 giovani imprenditori italiani della Silicon Valley hanno detto a Renzi le stesse cose. Vittorio Viarengo, uno dei maghi dell’hitech italico all’estero, gli ha chiesto: “Possibile non si possa fare come qui, dove con 200 dollari crei la partita Iva online e puoi pagare le tasse via Internet?”. Per far ripartire l’economia italiana il problema non è certo il reintegro di un lavoratore licenziato, perché c’è poco da reintegrare quando una fabbrica chiude. In una lista di problemi, l’articolo 18 viene all’ultimo posto, dopo burocrazia, tasse, criminalità e mancata certezza del diritto (e non è detto che vadano prese nell’ordine in cui le ho messe).

Chiedetelo a qualsiasi imprenditore in fuga, se tornerebbe in Italia. Io ho parlato con tanti italiani a Londra. Imprenditori e no. E ho fatto la fatidica domanda in varie occasioni: Italia Yes o Italia No? Il verdetto è sempre unanime: “No, non tornerei in Italia a lavorare”. “Yes, per vacanze e per ritirarsi in pensione”. Ha ragione Renzi: il problema non è farli tornare. Non torneranno comunque. Il problema è non farli partire. Rendiamogli la vita più semplice. Ma con questo l’articolo 18 non c’entra proprio nulla. Però Renzi va all’attacco del sindacato proprio sull’articolo 18 e dice: “Arriva il momento in cui bisogna far arrabbiare qualcuno per cambiare le cose che non vanno”. Ha sicuramente ragione. Almeno dal punto di vista mediatico, avere un nemico è più facile che fare le cose stando zitti, senza annunci e senza straparlare. Ma ci sono tante cose che si possono fare prima, senza far arrabbiare nessuno.

Per esempio fare in modo che uno come Vittorio Viarengo possa aprire una società su Internet. O possa pagare le tasse online. O possa comprare una macchina usata in 12 ore, senza spendere una lira. “Dobbiamo far arrabbiare qualcuno per far andare avanti tutti”, sostiene Renzi. Perfetto. Allora perché non comincia a far arrabbiare qualcun altro? Gli suggerisco i notai. In Inghilterra non esistono neppure. E non credo neppure nella Silicon Valley. Se ha bisogno di far fuori un simbolo di vecchio, di corporazione e di staticità, cominci da loro. Ci sarà tempo per mettere mano all’articolo 18.

Il Fatto Quotidiano, 24 settembre 2014
Articolo Precedente

E-commerce: Netberg, come comprare capperi di Pantelleria a Bruxelles

next
Articolo Successivo

Cooperante in Cile. “A 30 anni sono il più vecchio della ong. Qui vogliono i giovani”

next