Davvero chi viaggia tutti i giorni per raggiungere il posto di lavoro ne vede di cotte e di crude. Le cose che vedi durante quelle ore in cui il tuo pensiero spazia nel nulla a volte ti meravigliano, altre no. Dipende se ti sei abituata a tutto o cerchi di resistere e indignarti ancora. Io resisto e non mi voglio abituare ai comportamenti lassivi che riguardano il territorio e le persone. Voglio meravigliarmi e anche arrabbiarmi, se necessario.

E non mi è certo mancata l’occasione questa mattina. Mentre percorrevo in autobus la Pontina in direzione di Roma, lo faccio ormai da quasi venti anni, dopo Pomezia, una pioggia intensa ha fatto diventare fiume la corsia a noi opposta. Le macchine in quel tratto hanno rallentato e con molta calma e cautela sono riuscite a passare. Poco più in là, però, quando si cominciano a vedere le mura di cinta di Castelporziano, la residenza estiva del Capo dello Stato, la strada ridiventava improvvisamente “fiume” e le macchine erano ferme e non riuscivano ad andare avanti. Impossibile “guadare” quel tratto, se non rischiando di rimanere impantanato. Una fila… fino a Roma. Di guardia una macchina della polizia con il lampeggiante acceso che le teneva bloccate.

Dove è la meraviglia? Fin qui non c’è. Diciamo che quello che ho raccontato fino ad ora è una situazione di quasi normalità, dal momento che stanotte su Roma si è rovesciata, quella che ormai i titoloni dei giornali classificano come la “bomba” d’acqua e che gli amministratori pubblici usano a propria discolpa perché se è una “bomba” è un fatto improvviso e di forte intensità. E quindi tutto può accadere.

Ma veniamo alla meraviglia e all’indignazione. Macchina della polizia di lato quindi, e un poliziotto che armeggia senza pietà in terra. Ma che fa? Ci siamo chiesti nell’osservare la scena, comodamente seduti. Per far defluire l’acqua e far passare gli automobilisti, quell’uomo in divisa si stava accanendo e affannando a cercare di liberare la fogna ostruita da rami secchi e foglie… con un ombrello. Già, con un ombrello, un provvidenziale ombrello che forse teneva nel bagagliaio. Dicono che indossasse anche le calosce. Io non l’ho visto perché questo flash, che ahimè nessuno ha avuto il tempo di fotografare, è stato breve, dal momento che nella nostra corsia libera, l’autobus ha proseguito il suo cammino senza rallentare.

Tanto è bastato a sollevare sorpresa e sdegno. Lo sdegno deriva dal fatto che siamo in un Paese che non riesce a raddrizzarsi. Un Paese dove mansioni e competenze ormai sono solo parole vuote. Una volta erano gli stradini che pulivano le strade e non aspettavano certo la bomba d’acqua. La pulivano regolarmente. Io me li ricordo con quei vestiti arancioni sulla Pontina a sistemare, tagliare alberi, raccogliere foglie e tenere pulito. Ora però non se ne vedono più. E ti capita di stare ore ferme perché cade un albero o la strada si allaga. E negli ultimi tempi succede abbastanza spesso. E se gli stradini sono scomparsi, delle due l’una: o gli stradini sono diventati poliziotti oppure i poliziotti sono diventati stradini…

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