Musica

Burning Man, le performance anarchiche del più grande festival americano

Psichedelia, musica, sesso e droga nel bollente deserto del Nevada: 65000 i partecipanti stimati alla scorsa edizione di questo evento dove l'unica forma di scambio accettata è il baratto. Le droghe, formalmente illegali, sono "facili da trovare come una caramella a Halloween"

di Claudia Rossi

Si è concluso il primo settembre quello che è stato definito dagli organizzatori il più grande festival all’aperto del Nord America: nato nel 1991, “Burning Man” ha richiamato circa 65000 persone, riunite nel Black Rock Desert del Nevada a formare una sorta di città provvisoria popolata da artisti, performers e partecipanti in arrivo da ogni parte del mondo. Ossimoro festivaliero, Burning man rappresenta una sorta di “anarchia regolamentata“: se da un lato offre a ognuno la libertà di organizzare un’esibizione, un concerto o un workshop coinvolgendo gli altri abitanti della città temporanea, dall’altro la Black Rock City ha regole ben precise. L’unica forma di scambio accettata è il baratto, non si possono scattare fotografie – se non dopo aver richiesto un’autorizzazione – è proibito girare in macchina e ognuno deve allestire il proprio alloggio, spesso una tenda o un caravan. Psichedelia, musica, sesso e droga: le sostanze stupefacenti, formalmente illegali, sono “facili da trovare come una caramella ad Halloween”. Decine gli articoli e le selezioni fotografiche che i giornali di tutto il mondo dedicano al racconto di questo scenografico evento, il cui nome deriva dalla tradizione di incendiare un grande fantoccio di legno durante l’ultima serata.

“Se non siete mai stati al Burning Man – scrive Nick Bilton sul New York Times – la vostra percezione sarà all’incirca questa: un bianco e bollente deserto (di giorno le temperature superano i 40° per abbassarsi molto la sera, quando si svolgono la maggior parte delle perfomance, ndr) popolato da hippies semi nudi e un po’ “stonati”, impegnati in qualche pratica salutista mentre la musica techno rimbalza nelle loro orecchie”. Idea che, sempre secondo Bilton, era piuttosto realistica fino a qualche anno fa: “Oggi – prosegue – il festival è diventato il ritrovo annuale di una schiera di milionari, impegnati in una gara a “io posso spendere più di te””. Negli ultimi anni, infatti, un intero “quartiere” della Black Rock City si sarebbe trasformato in una sorta di zona di lusso nella quale gli alloggi, le automobili, gli abiti sfoggiati e le performance organizzate arrivano a costare migliaia di dollari.

 

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