Il caso dei simpatizzanti del Movimento 5 stelle che vanno a protestare dentro la sede del Secolo XIX di Genova dice cose interessanti sul rapporto tra i giornali e il MoVimento 5stelle. L’informazione e la formazione del consenso nel mondo perfetto del M5s procede per linee dirette. Il sapere si irradia a raggiera dal blog agli utenti-cittadini, senza la mediazione del mondo dell’informazione tradizionale. I giornali e le televisioni, anche per le loro enormi colpe, sono visti come un diaframma tra il verbo degli eletti e la mente pura degli elettori. Un velo di Maya ingannatore, un inciampo inutile, un bastone tra le ruote delle 5stelle lanciate verso il sol dell’avvenire. Non sempre le cose stanno così.

Il caso di Genova dimostra invece che la stampa aiuta ancora i cittadini (anche quelli del MoVimento 5 stelle) a farsi un’idea, meglio del blog di Grillo. E che talvolta per controllare il comportamento dei propri eletti è più utile un giornale locale dei comunicati del M5S, per definizione di parte, anche se dalla parte di chi legge.

Anche i dieci senatori firmatari dell’emendamento 6.5 in materia di immunità dagli arresti per i membri elettivi del Senato non ammetteranno mai che la loro proposta, se accolta, avrebbe ripristinato l’immunità per i senatori. Grillo e i suoi non farebbero mai un passo indietro perché dovrebbero ammettere che stavolta il blog Beppegrillo.it non ha detto tutta la verità. Dovrebbero ammettere che magari come al solito la stampa ha esagerato, non ha contestualizzato, e però l’emendamento esisteva e diceva proprio quello: si sopprime l’articolo 6 del disegno di legge Renzi-Boschi, ergo si ripristina l’immunità per il senatore.

I rappresentanti del Movimento 5 Stelle al Senato hanno probabilmente fatto un errore tecnico o tattico. La linea del MoVimento 5stelle sull’immunità non è cambiata. Però l’emendamento c’è. I suoi firmatari dovrebbero spiegare ai loro elettori perché volevano sopprimere l’articolo 6 con un emendamento identico a quello di Paolo Romani di Forza Italia.

Invece i rappresentanti del M5S hanno pubblicato una serie di comunicati che giocano con le parole senza dire la verità fino in fondo ai propri elettori.

Grazie alla diffusione virale del video, si può vedere in tempo reale l’effetto deleterio della strategia mediatica del M5S sugli attivisti: due cittadini animati dalle migliori intenzioni, due persone che vogliono cambiare il mondo hanno messo in scena un gesto brutto senza capire quello che stavano facendo, anche perché informati male dal blog a cui essi affidano, sbagliando, l’ultima parola nella formazione della loro opinione sul mondo. Ovviamente il M5S e i suoi organi non c’entrano con la visita in redazione ma i leader e i parlamentari dovrebbero riflettere su quanto accaduto.

I due ‘cittadini’ sono andati autonomamente nella sede del Secolo XIX per invocare una sorta di processo pubblico immediato contro l’autore di un articolo che diceva cose sgradite e contrastanti con il comunicato del sito di Grillo ma sostanzialmente vere. E’ la fede assoluta nel blog che li ha ispirati. Il più scalmanato dei due ‘cittadini’ aveva in mano una copia del giornale e gridava: “Aspetto qualcuno che venga a darmi qualche spiegazione su questa porcheria. Tanto torno. Adesso basta! Siamo senza lavoro, siamo in mezzo a una strada. Riprendiamo (con la telecamerina Ndr) perché ci dobbiamo tutelare”. Il cittadino a 5stelle brandiva la prova del misfatto: il titolo della pagina 3 del giornale: “’Senato, passo falso 5 stelle’, ecco. Ma – aggiungeva – mi hanno mandato l’emendamento tramite Facebook e tutti i firmatari (i dieci senatori del Movimento 5 stelle Ndr) non hanno mai detto questa cosa qua. Anzi sono gli altri partiti che vogliono questa cosa qua. Qui abitiamo a Genova, qualcuno deve dare spiegazioni, questa è roba politica qui è roba che la gente sta male. Tutti i giorni a scrivere bugie ‘sto giornale. Adesso basta. Rai1 menzogne, Rai2 menzogne, Rai3 menzogne. Giornali menzogne. Ma che nazione di merda è questa qua? Tre anni che seguo il Movimento e mi devo fare il sangue amaro ogni mattina a colazione. Ho il testo anche, eccolo qua (diceva mostrando il telefonino al povero addetto alla portineria del Secolo XIX, Ndr) il testo se lo vuole leggere, eccolo: direttamente dal Senato. Questa è la dichiarazione del Movimento 5 stelle (cioè il comunicato del gruppo dei senatori del M5S che smentivano di avere voluto mantenere l’immunità per gli arresti dei senatori, Ndr) è un copia incolla, guardi qui. Siamo persone regolari, cerchiamo lavoro. Ti darebbe fastidio che fai le cose rosse e scrivono che sono verdi, eh? Io per il Movimento 5 stelle andrei ovunque, adesso basta! Spero che questa nazione qua diventi una nazione migliore perché loro sono dalla parte dei cittadini e vengono sistematicamente presi in giro. Automaticamente anche io mi sento preso in giro. Adesso basta! Adesso qualcuno deve venire qua a dare delle spiegazioni su quello che hanno scritto. Puoi chiamare anche la Polizia. Io non mi muovo di qua. Perché bisogna scrivere queste cose qua? Eh? Perché devono scrivere che il Movimento 5 Stelle hanno 11 firmatari per l’immunità parlamentare mentre sono gli altri partiti che lo vogliono? Siamo persone corrette che si informano. Sono uno che conosce le notizie e poi le vedo scritte in un altro modo nel giornale della mia città, il nostro giornale di Genova (…) mi meraviglio che non vi mettano sotto sopra in tutta Italia che non vadano tutti i cittadini. Che siamo solo in pochi a fare queste cose qui. Perché la colpa è vostra della stampa se non cambiano le cose in Italia. Gente con il certificato penale pulito, che si è autoridotta lo stipendio e li prendete in giro tutti i giorni. Io ve lo auguro che non salta il sistema perché voi giornalisti sarete i primi a pagare”.

Il ragazzo si definisce “un cittadino genovese che vede menzogne a pagina 3 e pretende spiegazioni” ed è convinto di essere totalmente dalla parte del giusto perché il 24 giugno 2014 ha letto sul sito ww.beppegrillo.it la seguente precisazione:

“Il M5S da sempre è contrario all’immunità dei parlamentari, e da anni promuove il ‘Parlamento pulitoIl recente testo del Ministro Boschi costruisce un Senato di nominati, sindaci e consiglieri regionali a cui, solo come contentino al popolo, si toglie l’immunità per rendere più passabile la porcata.Noi abbiamo rigettato in toto la sconcia proposta, con il semplice emendamento 6.5: “sopprimere l’articolo“. Anche perchè nessun gruppo parlamentare, né tanto meno il governo, ha proposto di abolire l’immunità ai rappresentanti alla Camera: Genovese, Galan e molti altri ringraziano. La stampa non ha perso occasione per riassumere la vicenda nel modo più comodo al governo: “Il M5S vuole l’immunità parlamentare!”. Figurarsi: abbiamo già predisposto anche la proposta per abolirla in toto in entrambe le camere. Chiunque sostenga quindi che il MoVimento “è a favore dell’immunità parlamentare” non solo dimostra ignoranza assoluta sui temi e le battaglie che il M5S sta combattendo da sempre, ma fa sospettare il dolo”. Firmato: M5S Camera e Senato.

Il punto è che quel comunicato nasconde un fatto importante: l’emendamento 6.5 non ‘rigettava in toto la sconcia proposta’ dell’immunità. Al contrario, se fosse passato quell’emendamento, l’immunità (abolita dall’articolo 6 del Ddl Renzi-Boschi) sarebbe rimasta. C’erano altri due emendamenti, 6.134 e 6.172, del M5S che abolivano invece sì l’immunità al Senato ma solo per perquisizioni e per intercettazioni. L’immunità invece restava per gli arresti dei senatori. Alle agenzie è stato spedito un altro comunicato del gruppo al Senato del M5S un po’ più completo del primo.

“Russo (Pd) e Finocchiaro (Pd) giocano alle tre carte con gli emendamenti del M5S – si legge in una nota del gruppo M5S al Senato – addebitandoci posizioni inesistenti. Il Movimento 5 Stelle vuole l’abolizione dell’immunità parlamentare in entrambi i rami del Parlamento. L’emendamento 6.5 a prima firma Fattori e sottoscritto anche da altri nove portavoce al Senato fa parte di una serie di proposte in difesa del ruolo elettivo di Palazzo Madama. Non a caso gli emendamenti precedenti, il 6.134 ed il 6.172, aboliscono qualsiasi tipo di immunità per perquisizioni e intercettazioni”.

Resta un fatto: i senatori del Movimento 5 stelle hanno presentato un emendamento nel quale invocano l’abolizione dell’articolo del disegno di legge Renzi-Boschi che sopprime l’immunità al senato. Delle due l’una: o i senatori M5S hanno sbagliato oppure volevano davvero abolire l’autorizzazione solo per intercettazioni e perquisizioni e mantenerla invece per l’arresto del senatore eletto dal popolo, perché non vedevano alcuna ragione per differenziare i senatori e i deputati di fronte alle manette, se entrambi eletti.

L’articolo del Secolo XIX che ha fatto infuriare i due attivisti del M5S evidenziava questa contraddizione ed era titolato: “Senato, passo falso del M5S, aveva detto sì all’immunità’. Il titolo è una sintesi un po’ rozza. Il giornalista avrebbe potuto scrivere: ‘Il M5s ha chiesto di lasciare l’immunità per l’arresto dei senatori eletti mentre voleva abolirla per le intercettazioni e le perquisizioni’. Un titolo simile però avrebbe occupato quattro righe ed era contrario alle regole della grammatica giornalistica.

Il punto non è però valutare la correttezza tecnica del titolo o dell’articolo dei colleghi del Secolo XIX. Il punto è valutare il funzionamento del sistema di formazione delle coscienze nel MoVimento.

Il vecchio sistema novecentesco nel quale un professionista teoricamente terzo descrive agli elettori il comportamento degli eletti ha funzionato meglio del nuovo sistema senza mediazioni promosso dal M5s nel mondo del futuro, della rete.

Il flusso dal centro del sito di Casaleggio alla periferia di Genova in questo caso ha informato male l’elettore del M5S. Il vecchio sistema del giornalista che raccoglie le informazioni provenienti dalle fonti (i politici dei partiti avversi al M5S) le verifica con i testi legislativi e poi scrive un pezzo per informare i suoi lettori, compresi gli elettori del M5S, pur con le sue distorsioni e semplificazioni, nella sostanza ha funzionato meglio del blog.

Grillo non crede al ruolo del quarto potere. Dai primi tempi dei suoi spettacoli il suo schema comunicativo è: ‘non leggete i giornali, non guardate la televisione, se volete sapere le cose dovete leggere il mio sito, venire ai miei spettacoli o ai miei comizi. Perché i poteri forti controllano i grandi giornali e i giornalisti sono servi malpagati che vi nascondono la verità’. Intendiamoci, spesso aveva ragione lui. Non è facile trovare notizie scomode sulla Telecom o sulle banche o sulle grandi società del gioco d’azzardo nei grandi quotidiani. Gli editori puri in Italia non esistono. Le banche, i costruttori, le assicurazioni, i proprietari di cliniche e i produttori di energia puntano sull’informazione per condizionare la politica. I grandi gruppi investono in pubblicità per comprare un atteggiamento morbido dei direttori. I giornalisti si piegano spesso volentieri agli interessi dei padroni e degli investitori rinunciando alla loro deontologia in cambio di una carriera facile.

Però non tutti sono uguali. Qualcuno fa il suo dovere e molte storie sulle quali Grillo ha costruito i suoi comizi sono state svelate proprio dai giornalisti che lui disprezza. Se L’Espresso non avesse svelato la storia dei 98 miliardi delle slot machines, Grillo non avrebbe mai potuto ipotizzare di usare quel tesoretto (che in realtà non esiste) per una traballante copertura finanziaria della sua proposta sul reddito minimo di cittadinanza. Se Il Fatto Quotidiano non avesse svelato la storia dei trucchi nel bilancio di Monte dei Paschi di Siena, Grillo non sarebbe mai venuto in campagna elettorale nella piazza di Siena e nell’assemblea del Monte Paschi a pronunciare le sue invettive. E, senza un giornale che paga lo stipendio e la benzina per i giornalisti non sono sicuro che il mitico blog di Grillo né la mitica Cosa né la mitica informazione fai da te avrebbero mai scoperto nulla su Mps o le slot.

Insomma, se le forze di polizia non funzionano, in un paese democratico si aumentano i controlli, si cambia il sistema e si denunciano i corrotti. Non si pensa di sostituire gli agenti con le ronde. Allo stesso modo se il giornalismo italiano fa schifo si lavora per migliorarlo. Si invoca l’intervento delle autorità preposte, si chiedono procedimenti disciplinari da parte dell’Ordine e condanne alla magistratura per i diffamatori prezzolati. Non si passa ai processi sommari sulla piazza digitale, non si pensa di sostituirlo con la rete e il blog. Un movimento che è diventato il secondo partito italiano deve accettare le critiche, le cronache maliziose e persino le insinuazioni, ribattendo nel merito punto su punto.

Un tempo si diceva che un politico si deve difendere nel processo non ‘dal processo’. Allo stesso modo Grillo e il M5S devono imparare a difendersi nel mondo dei media non dal mondo dei media. Se Il Secolo XIX scrive una cosa imprecisa, M5s può fare una rettifica, se ha da rettificare, senza truccare le carte in tavola. E se qualcuno improvvisa una spedizione nella redazione di un giornale la si condanna, senza mezzi termini, soprattutto se questa arriva dopo l’invocazione dello sputo digitale contro i giornalisti.

Invece il M5S sfrutta al massimo i vantaggi elettorali della semplificazione ‘Noi – Loro’. Noi del MoVimento diciamo la verità gratis sul blog a beneficio vostro. Loro, i giornalisti invece vi dicono le menzogne perché sono pagati dal padrone per farlo.

Purtroppo questa semplificazione è un inganno. E il caso di Genova è interessante perché lo svela. Il blog stavolta non dice tutta la verità, perché è una voce di parte e persegue interessi di parte: quelli del M5S che non vuole perdere voti per colpa di un emendamento poco chiaro o sbagliato dei suoi senatori.

Invece non si può escludere che esista un giornalista che ha interesse a raccontare davvero le cose come stanno, anche sugli emendamenti del M5S. Non per danneggiare i senatori o il MoVimento ma per informare i suoi lettori, compresi gli elettori del M5S.

Nessuno vuole negare i meriti di Grillo, che pure ci sono. Ma il giornalismo ha svolto una funzione importante, con tutti i suoi limiti, anche in questo paese e resta una professione con le sue regole deontologiche e le sue tecniche. Non può essere sostituito così facilmente da un blog e due ragazzi armati di telecamerina. L’atteggiamento di Grillo e Casaleggio verso i mass media tradizionali, l’allergia alla mediazione del giornalista è uno dei punti fondanti del grillismo ma è anche uno dei suoi tratti più preoccupanti. Torniamo al caso genovese, i due ‘cittadini’ per informarsi compiutamente avrebbero dovuto leggere il comunicato del sito Beppegrillo.it senza trattarlo alla stregua della Bibbia. Poi avrebbero dovuto confrontare quel testo con l’articolo de il Secolo XIX. A quel punto, se poco convinti, avrebbero dovuto cercare il testo dell’emendamento sul sito del Senato e leggerlo con attenzione per farsi un’idea propria. Avrebbero così scoperto che l’emendamento sopprimeva l’abrogazione dell’immunità per i senatori, come diceva il giornale. A quel punto avrebbero dovuto porre una domanda non tanto al giornalista de il Secolo XIX ma ai dieci senatori che lo hanno firmato.

Invece di gridare contro il portinaio del Secolo ‘Adesso basta!’ avrebbero potuto chiedere ai senatori Fattori, Buccarella e agli altri: “Vi siete sbagliati a presentare una richiesta di abolizione tout court dell’articolo 6 del testo governativo? Oppure davvero volevate mantenere l’immunità per l’arresto dei senatori eletti eliminando solo l’immunità per le perquisizioni e le intercettazioni? E perché?”.

Alla fine, i due attivisti avrebbero tratto delle informazioni utili per giudicare i loro eletti. Magari avrebbero rafforzato il loro convincimento o forse avrebbero scoperto di avere votato dieci pasticcioni che hanno presentato un emendamento sballato.

Ovviamente tutto questo avrebbe comportato un investimento di tempo, fatica, studio e soprattutto una coscienza autonoma e dubbiosa.

Se avessero provato ad assaggiare anche l’acqua impura degli odiati pennivendoli invece di abbeverarsi solo alla fonte primaria del blog i due attivisti sarebbero forse entrati nella schiera dei disfattisti dubbiosi ma avrebbero imparato qualcosa. Invece è stato molto più comodo fare il taglia e incolla del comunicato del M5S e presentarsi gridando a il Secolo XIX. Il problema è che le idee taglia- incolla sono più rassicuranti ma spesso sbagliate e pericolose.

La storia del Secolo non deve essere sopravvalutata ma nemmeno ignorata. I due ragazzi di Genova sono senza lavoro. Da tre anni seguono ovunque il Movimento 5 stelle. Mi sbaglierò ma penso che non siamo di fronte a un caso isolato. Sono in tanti oggi a non volere informarsi. Vogliono essere rassicurati. Non vogliono dubbi ma certezze. Non vogliono sapere se i senatori del M5S hanno fatto un errore o una scelta ragionata. Vogliono essere rafforzati nel loro convincimento che c’è un male da combattere e un bene da difendere.

I due attivisti genovesi quella mattina si sono svegliati come tanti loro concittadini, angosciati per mille problemi, hanno letto il giornale e hanno trovato la forza di andare avanti nella disperazione proprio grazie a questa convinzione: “L’Italia è una merda, perché lo dice Grillo, i giornali sono una merda, perché lo dice Grillo, e un giorno arriveranno i buoni: i Di Battista, i Di Maio, i Buccarella e gli altri. Quelli che firmano gli emendamenti giusti sull’immunità anche se i giornalisti non lo scrivono. Quelle merde. Ma un giorno tutto cambierà e li andremo a prendere a casa uno a uno”. E Grillo che dice? Il 20 maggio a Pescara sul palco gridava: “Siamo in guerra, una guerra all’ultimo sangue: una guerra dell’informazione, giornali in mano alle banche, depistaggi. Dovranno pagarle queste cose: noi abbiamo memoria. Li processeremo online, abbiamo diritto a uno sputo digitale in faccia per questa gente“. Il portinaio de il Secolo XIX, una persona rara e cortese, pronta al dialogo nonostante i toni da sputo digitale, ha dato appuntamento ai due ‘cittadini’ grillini in un pomeriggio qualsiasi per farli incontrare con i giornalisti. Grillo farebbe bene ad andare lui al posto dei suoi seguaci. Il leader M5S dovrebbe fare solo una cosa: dare la mano al portinaio del Secolo e presentare a nome del M5S le sue scuse a quel signore gentile, disponibile ad ascoltare le tesi degli altri, l’unico personaggio positivo di questa storia.

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