Stamattina ero a una manifestazione pubblica del Movimento federalista europeo, intitolata “Non accontentarsi dell’Europa che c’è”. A un pubblico di studenti delle medie superiori, precettati ma mediamente interessati, si sono offerte testimonianze su Altiero Spinelli, uno dei padri dell’Unione europea, e una tavola rotonda fra esperti: un giornalista, due economisti, un alto funzionario della Ue, più un professore genovese (già) vicino al MoVimento Cinquestelle. Quest’ultimo, evidentemente invitato per rappresentare le opinioni dell’antieuropeismo più becero e disinformato, ha fatto la sua parte alla grande: ripetendo slogan, tipo l’uscita dall’Euro, subito facilmente smentiti da tutti gli altri partecipanti.

Fra gli interventi dal pubblico, mi ha colpito quello della rappresentante di un meet-up grillino: che ha rapidamente tenuto a sottolineare che, loro, s’informano, si preparano alle Europee di maggio, anche perché, se non ho capito male, loro all’Europa ci credono. Di fronte alla sua palese buona fede – identica a quella dei tanti parlamentari grillini sbattuti in prima pagina in questi giorni, sia perché espulsi dal M5S, sia perché impegnati a espellerli – mi è venuta questa banale riflessione, che esprimo in termini alla moda solo perché non ne trovo di migliori. Il MoVimento, proprio come i ragazzi precettati per la manifestazione, è liquido: prende di volta in volta la forma dei contenitori che trova.

Aveva ragione il vecchio Beppe Grillo, dunque, quando diceva che l’M5S ha evitato alla protesta italiana di assumere forme fasciste: anche se in certi momenti la differenza può sfuggire. Ma questo, aggiungo subito, vuol essere solo l’abbozzo di una possibile analisi del M5S: non un attacco, meno che mai una critica. Si noterà che i miei obbiettivi polemici – l’M5S, il Pd, Renzi… – li attacco quando sono sulla cresta dell’onda, non quando sono in difficoltà. Scelta vagamente donchisciottesca, che non aiuterà a raggiungere una facile popolarità, ma che forse evita di cadere a piedi giunti nella minestrina collettiva dei luoghi comuni.

 

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