Un solo numero, che punta direttamente a ciò che è più caro agli italiani: la busta paga. Matteo Renzi promette di tagliare di almeno il 10% le tasse sul lavoro. Anche se non spiega dove intende recuperare i soldi necessari. “Porteremo immediatamente alla vostra attenzione una riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale con misure serie, irreversibili, non solo legate alla revisione della spesa, che porterà già nel semestre 2014 risultati immediati”, ha annunciato il premier chiedendo la fiducia al Senato.

Torna quindi lo spettro di un aumento delle tasse sui titoli di Stato per abbattere le imposte sul lavoro, annunciato nei giorni scorsi dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, scatenando accese polemiche anche per la rapida ma confusa smentita di Palazzo Chigi. La conferma che l’esecutivo non sembra avere le idee troppo chiare sul fronte fiscale arriva dal fatto che, mentre Renzi spiega di non voler sfruttare solo la spending review per abbattere il cuneo, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, avvertiva nei giorni scorsi che “tagliare la spesa pubblica che non serve è una priorità se si vuol creare spazio per una riduzione del carico fiscale”.

Renzi torna quindi a promettere di tagliare le tasse sul lavoro, proprio come aveva fatto il suo predecessore Enrico Letta, scatenando polemiche perché il provvedimento annunciato in pompa magna si riduceva di fatto a un beneficio per i lavoratori di poche decine di euro all’anno. Ma il sindaco uscente di Firenze ora ci riprova. L’annuncio è stato accolto a braccia aperte dal presidente di Confindustria. ”Sono d’accordo, se le direzioni sono quelle anticipate ben vengano”, ha commentato Giorgio Squinzi, approvando le promesse del nuovo governo sui tagli alle tasse sul lavoro. Il numero uno di via dell’Astronomia ha anche detto di essere soddisfatto dell’impegno del governo per lo sblocco dei debiti dello Stato nei confronti delle aziende private.

“Il primo impegno è lo sblocco totale dei debiti della pubblica amministrazione attraverso un diverso utilizzo della Cassa depositi e prestiti“, ha annunciato Renzi al Senato, sottolineando che “dobbiamo avere il coraggio di far emergere in modo netto, chiaro ed evidente che ogni centesimo speso dallo Stato debba essere visibile online da parte di tutti”.

Il segretario del Pd si è poi rivolto ai piccoli imprenditori, annunciando che “il secondo impegno sarà la costituzione e il sostegno di fondi di garanzia anche attraverso un rinnovato utilizzo della Cassa depositi e prestiti, dell’unica reale e importante questione sul tappeto, quella delle piccole e medie imprese che non riescono ad accedere al credito”. E si è rivolto anche agli insegnanti, promettendo “un piano di investimenti da diversi miliardi di euro in scuola ed edilizia scolastica, coinvolgendo i sindaci”, anche “attraverso l’allentamento del patto di stabilità“, senza però dare ulteriori dettagli.

Renzi ha sottolineato infine l’importanza di attrarre investimenti esteri. “Negli ultimi anni la capacità di attrazione dell’Italia è diminuita e nel Paese c’è un dibattito surreale”, ha detto, perché “sembra che se un soggetto vuole investire da noi debba essere cacciato gridando guai allo straniero“.

Il programma economico di Renzi – secondo Giuliano Cazzola (Ncd), ex parlamentare del Pdl passato nella lista Monti per l’Italia – costa almeno 100 miliardi di euro. Il calcolo mette insieme circa 45 miliardi di debiti della pubblica amministrazione verso le imprese, circa 30 miliardi di costo per l’eventuale estensione del sussidio di disoccupazione da 8 mesi a 2 anni e 27-30 miliardi per il taglio di 10 punti del cuneo fiscale. “La proposta è avvolta da una densa cortina degna di una fumeria d’oppio”, afferma Cazzola. “Siamo arrivati ad un centinaio di miliardi da impegnare in pochi mesi. Auguri. Si vede che Renzi ha trovato quel vaso ricolmo d’oro che, secondo la leggenda, è sepolto laddove finisce l’arcobaleno”.

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