“Adam Kabobo non può rimanere in carcere”. Stando a quanto accertato dal medico legale Marco Scaglione, che ha depositato la sua relazione, le condizioni di salute, in particolare dal punto di vista psichiatrico, del ghanese che, lo scorso 11 maggio, ha ammazzato tre passanti a Milano non sono compatibili con il carcere. La perizia è stata disposta nelle scorse settimane dai giudici del Riesame che hanno accolto la richiesta degli avvocati Benedetto Ciccarone e Francesca Colasuonno, i quali chiedevano proprio una relazione per valutare la necessità di trasferire Kabobo dall’istituto milanese in un luogo di cura.
Nella perizia, da quanto si è saputo il medico legale ha indicato la necessità di trasferirlo in un ospedale psichiatrico giudiziario, dove potrebbe ricevere cure più adeguate, ma sempre in regime di custodia cautelare. Nei mesi scorsi, un’altra perizia disposta dal gip Andrea Ghinetti ha stabilito che il ghanese non era incapace di intendere e di volere al momento dei fatti, anche se soffre di una forma di schizofrenia. La perizia disposta dal Riesame doveva valutare, invece, attraverso alcune visite eseguite nei giorni scorsi, la compatibilità o meno delle condizioni dell’immigrato con il carcere.
Questa relazione potrebbe, però, avere in ipotesi anche dei riflessi, dal punto di vista della difesa, sul processo con rito abbreviato che inizierà il prossimo 6 febbraio. La perizia dovrà essere discussa in un’udienza al Riesame fissata per il 27 gennaio e poi i giudici decideranno, anche alla luce della relazione appena depositata, se trasferire o meno Kabobo in un opg. A dicembre il ghanese aveva anche aggredito un compagno di cella a San Vittore, tentando di strangolarlo, in preda a quella “voci” che disse di aver sentito anche quando ha ammazzato tre persone.
E il giudizio del medico legale scatena le polemiche politiche. La Lega Nord si scatena, il segretario federale Matteo Salvini scrive su Facebook: “Se Kabobo deve stare fuori dal carcere, è solo per finire ai lavori forzati, fino alla fine dei suoi giorni”.
All’alba dell’11 maggio dalle 04 e 30 alle 06 e 30 il ghanese aggredisce sette persone, massacrandone tre a colpi di piccone in zona Niguarda. Il primo a essere ucciso è Ermanno Masini. “Aggredito con violenza inaudita”, scrivono i carabinieri. Il secondo è Alessandro Carolè colpito “infierendo con sconvolgente brutalità”. Terzo morto: Daniele Carella, “la cui uccisione è ripresa da un filmato di videosorveglianza che ne testimonia con tragica efficacia l’efferatezza”. Si scatenano le polemiche: perché è in qui, perché non è stato espulso? Chiede la Lega. Ma Kabobo, in Italia dal settembre 2012, arriva con una richiesta di asilo politico e per legge non può essere espulso. Dopo il suo arresto emerge una storia di instabilità e solitudine. Che parte dal Ghana, passando per Nigeria e Libia. Sbarca a Lampedusa e finisce nel sangue, sull’asfalto di Niguarda.
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