L’attuale Guardasigilli, signora Annamaria Cancellieri, romana di nascita e di educazione (il suo primo inserimento nel mondo del lavoro è stato a Palazzo Chigi, a 19 anni), è tuttora sottoposta a critiche, da parte dell’opinione pubblica, per via delle sue amicizie con la famiglia Ligresti. Questo è noto.

Meno risaputo, invece, è che il Ministero da lei teoricamente governato continua ad aumentare la distanza con i problemi reali della giustizia italiana, quella faticosamente amministrata da magistrati, avvocati e altro personale coinvolto, tutti i giorni in tutti i tribunali del paese.

Volendo elencare alcuni dei nodi non risolti o addirittura ancor più ingarbugliati collezionati nel breve volgere di qualche mese si possono ricordare: la reintroduzione della mediazione obbligatoria modificata ma non perfezionata; la riforma della geografia giudiziaria che ha scatenato scioperi e blocchi un po’ dappertutto; il mancato rinnovo dei mandati quadriennali dei giudici di pace. C’è poi, last but not least, il dettaglietto della entrata a regime del processo civile telematico nel giugno 2014 che il ministero non sta per nulla organizzando.

In questo scenario, Cancellieri si presenta il 17 dicembre con una bozza di disegno di legge delega per l’efficienza del processo civile (definizione che dovrebbe essere mandata in soffitta, una volta per tutte, perché suona offensiva verso i cittadini) che non solo non viene bene accolta dagli operatori ma scatena una delle più compatte reazioni di protesta da parte dell’avvocatura. Il Consiglio Nazionale Forense, per primo, esprime “il più radicale dissenso” sul ddl.

Questo accidente di ddl, oltretutto, è stato scritto senza tenere in nessunissimo conto le conclusioni di una apposita Commissione di studio che Via Arenula aveva insediato lo scorso 28 giugno e che, in tempi record, aveva appena consegnato il risultato del proprio lavoro alla stessa ministra. Presieduta da Romano Vaccarella, legale Fininvest ed ex giudice costituzionale ma anche veterano delle riforme del processo civile (nel 2002 era già stato chiamato dall’allora ministro Castelli), la Commissione era composta da giudici di merito e di legittimità, da fior fior di avvocati e di docenti universitari, insieme con i funzionari interessati. Una quarantina di persone, che si son riunite sette volte in due mesi e che erano arrivate a capo del loro mandato.

Girando per la rete, infatti, si scopre che il 3 dicembre scorso, Vaccarella, aveva inviato a Cancellieri non solo la sintesi delle conclusioni, ma un lungo articolato già comprendente le modifiche eventuali con tanto di articoli riscritti delle leggi interessate (evidentemente, il professore conosce i suoi polli).

Quelle proposte suggerivano fra l’altro l’abrogazione totale del cosiddetto rito Fornero che sta rovinando il processo del lavoro. Ma evidentemente, oltreché di Ligresti, la ministra è amica della professoressa torinese e non vuole farle un torto. La Commissione consigliava anche altri interventi più tecnici, come quello definito “epocale” della modifica della contumacia volontaria. E via proponendo.

Di tutto questo, non un cenno nel ddl governativo. Non solo, ma quasi a indicare un’ossessione peraltro improduttiva, Cancellieri ha inserito la famosa norma che responsabilizza in “solido” i difensori nelle liti temerarie accertate.

Se questo è il modo per risolvere i problemi della giustizia, forse è meglio lasciarli come stanno. E magari pensionare la prefetta Cancellieri che non avrà tenuto comportamenti penalmente rilevanti, ma decisioni politicamente insensate sì.

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