direttore_rumoreAnziché intervistare musicisti e musicanti, proviamo invece a rivolgere lo sguardo verso chi alimenta storicamente il mondo della musica, magari mediante testate giornalistiche e siti di riferimento. Il viaggio è cominciato la scorsa settimana con Barbara Santi, collaboratrice storica di Rumore, ora, rimanendo ancorati alla medesima rivista, è la volta di Rossano Lo Mele, il direttore editoriale.

Senti, Rossano, lo sguardo è volto verso la musica del 2013 ma prima vorrei tu provassi a spiegarci il nuovo corso della rivista.

Impossibile non cominciare dal sito. Lo abbiamo creato da zero: comincia ad assomigliare abbastanza a ciò che vorrei trovare io su un sito di informazione musicale.

In effetti, non si capiva il motivo per cui una rivista di tale portata avesse un sito così criptico…

Diciamola tutta, era inesistente; ora, invece, abbiamo persone abili nel dare una linea editoriale precisa e pensata per il web.

Mi sembra di capire che il potere della condivisione sia alla sua base.

Luca Sofri – ovvero colui che ha creato quello che ritengo essere attualmente il sito di informazione generalista migliore in Italia (Il Post, ndr), ha lavorato proprio su questo aspetto: il potere della condivisione è sotto gli occhi di tutti, passiamo il tempo a “sharare” informazioni. Per creare il sito siamo partiti proprio da questo presupposto.

A tale riguardo Mark Zuckerberg di Facebook dice che nei prossimi anni il volume di condivisioni si triplicherà.

Penso a quanto scritto da Evgenij Morozov sui social come gabbie: ricordiamoci che i social ci danno tanto, ma ci hanno tolto anche tantissimo, ovverosia la curiosità di leggere altro che non siano status. Per questo ci interessa condividere storie che arrivano dall’estero e che spesso ignoreremmo.

Leggere, ovvero quello che uno deve fare sfogliando una rivista. Non credi che l’investimento fatto per il web sia “paradossalmente contrario” allo sforzo fatto per ricostruire – se così si può dire – il cartaceo della rivista?

Una bella domanda, in effetti, qualche dubbio c’è, nel senso che il lettore medio potrebbe sfamare il proprio appetito musicale nutrendosi da quanto proposto on line e non andando in edicola, dopodiché, va detto che il giornale non è la digital replica del sito e nemmeno la sua vetrina.

Spiegati meglio.

Editorialmente parlando Rumore resta in linea con ciò che succedeva prima, cercando però di stare più dentro il tempo che abita. Ciò detto, la cosa cui vogliamo dare assoluta precedenza sono le storie, in giro per il mondo ce ne sono e ce ne saranno tante, occorre raccontarle. 

Una rivista musicale nel 2014 dovrebbe avere una grafica accattivante, sfuggendo magari alle “consuetudini fanzinare”.

Anche questo è un aspetto cui prestiamo molta attenzione; una bella foto, una giusta impaginazione, il photoediting sono la naturale conseguenza di una rivista “sul pezzo” ma al contempo gradevole da vedere. Stiamo cercando di comunicare ai nostri lettori che il nuovo corso vuole rendere più moderno e “leggibile” ciò che è stato finora: ben impaginato non significa mainstream, per rispondere ai pregiudizi musicali del caso.

Senti ma… non dovevamo parlare di musica?

Stiamo parlando di musica.

Entriamo nello specifico. Da qualche anno a questa parte nel momento in cui prendo in mano Rumore di dicembre e leggo le classifiche relative ai dischi dell’anno, mi incazzo: non sono quasi mai d’accordo con i vostri oscar.

(Sorride) Le classifiche sono fatte per essere appunto giudicate mediante il proprio punto di vista, sono come le enciclopedie: c’è sempre qualcosa che manca.

Eh, ho capito, caro Rossano ma King Krule disco dell’anno me lo devi spiegare…

Abbiamo rischiato in effetti: un volto largamente ancora sconosciuto, ma sono molto contento che in base ai voti della nostra redazione abbia vinto lui.

Mica te la cavi con così poco! Forza, spiegati meglio.

Credo che KC rappresenti in una persona sola l’attitudine storica di Rumore. Uno fresco, giovane che non ha paura di contaminare generi, non si riempie la bocca con le parole ma lo fa davvero.

Il disco però non è completamente a fuoco, diciamocelo…

Sono d’accordo ma il personaggio è forte e la proposta musicale così “meticcia” cattura tantissimo lo spirito dei tempi. Ritengo sinceramente meriti il podio.

Sono una lima sorda, in Inghilterra non se l’è filato quasi nessuno.

È vero ma qui subentra ancora una volta la politica intrapresa dal giornale. Io ad esempio ho quasi smesso da mesi di leggere Pitchfork. Per quanto sia un sito ottimo trovo insopportabile questo provincialismo italiano secondo il quale tutto quello che passa di là diventa legge. 

Lo negano ma in Italia tutti guardano “i votini” di Pitchfork e in base a quelli si fanno venire un’erezione…

Io invece godo del fatto che i Deafheaven – altissimi a sorpresa nelle classifiche di tutto il mondo – siano entrati nella nostra toplist in maniera, per quanto ci riguarda, del tutto indipendente. Mi piace l’indipendenza di giudizio, magari sbagliamo e sbaglieremo, ma questa è la linea.

Visto in tale ottica, in effetti, ci può stare.

L’idea è: va be’, King Krule non è così considerato, magari sparisce l’anno prossimo (anche se credo il contrario), ma fu così anche per gli Arcade Fire all’inizio e guarda ora dove sono.

A parte King Krule?

Mi sembra non ci siano dei livelli di tendenza molto forti ma delle macrolinee. Parlo a nome di Rumore. Per quanto riguarda gli States – in ambito rock – credo sia stato l’anno della conferma di due grandi band ormai classiche come Vampire Weekend e The National. Due dischi completamente a fuoco, magari meno scintillanti rispetto a quelli passati, ma veramente solidi anche in termini commerciali. In Inghilterra gli Arctic Monkeys si sono presi tutto con un disco rock formidabile, che resterà a lungo.

Che ne pensi di Random Access Memory?

I Daft Punk insieme a Kanye West rappresentano un’altra linea di tendenza. Hanno fatto due dischi più intelligenti che belli, nostalgici, ma del resto la nostra è una cultura impregnata di retromania. Al di là dei giudizi personali sono album mainstream che però hanno il grande merito di aver messo d’accordo pubblici diversi.

Non sono d’accordo, il disco dei DP – come spesso ripeto – è il frutto del revisionismo imperante e questo va bene ma non facciamolo passare per il futuro. Al disco dei DP ne preferisco uno qualunque degli Chic!

Ti rispondo con una domanda: “Perché allora siamo disposti ad accettare un disco come quello di Bowie – peraltro fantastico – che però suona come molte sue cose vecchie e invece quando si parla di RAM non abbiamo la stessa tolleranza?

Ma perché Bowie clona se stesso i Daft Punk se permetti non hanno sufficiente memoria per poter fare la medesima operazione, è diverso. E poi il Duca può fare ciò che vuole…

Sono d’accordo ma queste sono opinioni che al limite è possibile anche condividere ma io preferisco concentrarmi sulle linee di tendenza e da quelle tirarci fuori eventualmente delle storie.

Senti… ma un accenno ai Perturbazione che “mi vanno” a Sanremo lo vogliamo fare?

Tengo a separare nettamente la mia attività al giornale da quella del gruppo. Posso solamente dirti che siamo molto felici di andarci.

Vorrà dire che ti rivedrò in questo spazio intervistato nelle vesti di batterista dei Perturbazione?

Volentieri, anche se in genere non sono io a parlare.

Lasciami per favore le tue nove canzoni nove.

Te le giro più tardi, devo pensarci.

 

9 canzoni 9 … di Rossano Lo Mele

Lato A

There Is a Light That Never Goes Out • The Smiths

Revolution • The Beatles

Neddle in the Hay • Elliott Smith

Parakeet • R.E.M

Lato B

Cara • Lucio Dalla

Good Only Knows • The Beach Boys

Pictures of You • The Cure

Young and Beautiful • Lana Del Rey

Transatlanticism • Death Cab For Cutie

Articolo Precedente

Musica, Dagger Moth è l’album autoprodotto di Sara Ardizzoni

next
Articolo Successivo

Roberto Ciotti se n’è andato: senza di lui ‘no more blue’

next