Mappe, fotografie, figure con rilievi a raggi infrarossi. Ora è tutto pubblico. Alcuni luoghi, in cui sarebbero stati sepolti rifiuti tossici a opera della criminalità organizzata nel Salento, adesso sono noti a tutti. “Operazione trasparenza”. L’ha chiamata così il Movimento 5 Stelle, che ha diffuso quei documenti online. “Mi è stato richiesto dai cittadini. E io l’ho fatto” dice il vicepresidente della Commissione Giustizia del Senato, il leccese Maurizio Buccarella.

Le immagini aeree erano contenute in un atto prodotto nel 2008 dalla Dda di Lecce per la Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e le attività illecite ad esso connesse. Indicano le zone dove, stando alle indicazioni di un pentito della Sacra corona unita, Silvano Galati, potrebbero essere stati tombati materiali nocivi. È stato il comando carabinieri per la tutela dell’ambiente di Napoli, su disposizione della Procura di Lecce, a scattare quelle foto, nell’estate del 2004, impiegando il sistema Mivis, multispettrale, in grado di rilevare le differenze termiche nel sottosuolo fino a diversi metri di profondità. Le successive elaborazioni del Cnr hanno confermato, effettivamente, la presenza di anomalie nell’area indagata, a Supersano, Comune al centro della provincia di Lecce. È fra la masseria “Li Belli” e la vicina pineta che sarebbero stati sotterrati gli scarti di un’azienda locale del settore della produzione e cromatura per scarpe e fibbie, individuata dal pentito nella Corrado Group, il cui titolare, Fernando Corrado, è stato poi condannato in primo grado ma per altri reati ambientali e poi assolto in appello (per intervenuta prescrizione). “Col recupero di queste mappe – chiosano dal M5S – si rende pubblico un altro pezzetto di verità a tutela degli interessi dei cittadini del Salento”. 

Fino a qualche settimana fa, era sconosciuto all’opinione pubblica anche il resoconto stenografico della Commissione bicamerale del 2008. È in quelle carte che il procuratore capo di Lecce, Cataldo Motta, ha confermato che, proprio tramite i rilievi Mivis, “sono state riscontrate le parole di Silvano Galati”. Ed è sempre Motta a ricostruire i fatti: “Alcune aziende non effettuavano nessuno smaltimento. I loro registri non contenevano alcun rapporto in tal senso. Si erano rivolte agli ambienti della criminalità, i quali disponevano di un camion e di un escavatore. Così si erano liberate dei rifiuti, sotterrandoli attraverso questo semplicissimo meccanismo. In questa indagine, sono state svolte investigazioni anche sul territorio con il sistema della differenza termica. Si trattava anche in questo caso di rifiuti speciali, perché alcune aziende lavoravano metalli per i calzaturifici e altre operavano comunque sempre nel settore calzaturiero, quindi si trattava di rifiuti pericolosi”.

Un metodo paragonabile a quello della camorra? Nel 2008, di fronte a quei commissari, il sostituto procuratore Elsa Valeria Mignone ha chiarito: “L’ultimo collaboratore mi ha riferito che l’interesse della criminalità non è arrivato a concepire una gestione diretta dei rifiuti, ma a fare quanto ha fatto lui: questi personaggi, quando hanno bisogno di finanziarsi, se sono a conoscenza delle imprese che devono smaltire rifiuti pericolosi, si dichiarano disponibili a sottrarre e smaltire il carico”.

È sulla natura di quei carichi che rimane il nodo. La Procura di Lecce, che ha già spiegato di non avere intenzione di aprire alcun fascicolo dopo le generiche dichiarazioni di Carmine Schiavone relative a presunti conferimenti illeciti nel Salento, pare chiudere la porta anche ora. La vicenda del pentito Scu è acqua passata, c’è già stata una sentenza definitiva di condanna. Ma i rifiuti sotterrati che fine hanno fatto? Le aree riportate nelle mappe sono state risanate? Il procuratore Motta parla al fattoquotidiano.it e risponde: “Pare proprio di sì. Quando si scoprono discariche abusive, è chiaro che viene fatta la bonifica. Non ho conoscenza diretta del processo, ma la regola è quella. Esiste un protocollo, per cui è il Comune a eseguire l’opera e la Provincia a finanziarla”.

È tutto solo un ricordo, dunque? “Sono sorpreso, a noi non risulta che ci sia stata alcuna attività in tal senso” replica il senatore Buccarella. Nessun riscontro neppure dal Comune di Supersano: “Finora, non è stato fatto niente. Non conoscevamo nemmeno la localizzazione dei luoghi prima di oggi”, precisa Stefano Frascaro, assessore all’Ambiente. È l’altro giallo da risolvere, dopo quasi dieci anni dalle rilevazioni aeree rimaste nel cassetto e ora divenute pubbliche.

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