Con l’uscita di oggi di Beppe Grillo credo di aver vinto qualche decina tra birre, aperitivi e cene per varie scommesse fatte nei mesi scorsi. La scommessa era che il Movimento 5 Stelle sarebbe imploso sulla prima questione dirimente non compresa nel programma. Il disastro sull’immigrazione clandestina è arrivato puntuale e Grillo l’ha gestito nel peggiore dei modi. Con un semplice post, il leader del M5S è riuscito a mettere a nudo le due maggiori falle del concetto della web-democracy alla grillina, disintegrando sostanzialmente le fondamenta stesse del suo movimento.

Con la scomunica indirizzata ai senatori che hanno presentato l’emendamento contro il reato di clandestinità, Grillo ha confermato che “uno vale uno” fino a quando non ha in mano la password per postare sul blog. L’esilarante post del leader si apre con una critica sul metodo (“non era nel programma”) e si conclude con una granitica esposizione del Grillo-pensiero (“Quanti clandestini siamo in grado di accogliere se un italiano su otto non ha i soldi per mangiare?”) che sembra uscita da un’intervista a Borghezio e lascia pochi dubbi sulla sua posizione.

Risultato: il Movimento 5 Stelle viene ridotto (per la prima volta senza alcun dubbio) a una rappresentanza parlamentare che si vorrebbe rispondente a un uomo solo al comando (della tastiera) e che non ha diritto di pensiero o iniziativa autonoma che non sia in linea con il pensiero del capo supremo. Lo fanno notare gli stessi partecipanti al forum (tutti troll?) che inviano commenti chiedendo “come mai sull’omofobia non c’è stata alcuna consultazione della base, come sul piano carceri, argomenti non presenti nel programma?”.

Ma che ci si aspettava da questa web-democracy? La democrazia orizzontale (esercitata in altri ambiti) ha un prerequisito: l’adesione a una stessa piattaforma o ispirazione ideologica. Se così non è, l’idea per cui “si decide volta per volta votando online” diventa solo una comoda scusa per rimuovere le questioni più spinose ed evitare spaccature a livello di consenso. Lo spiega lo stesso Grillo quando (lodevolmente) fa un candido outing argomentando che “se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità…il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico”. Già, perché per raccogliere voti senza distinguere tra delusi della sinistra e delusi della destra è meglio non esprimersi sulle questioni dirimenti.

Il problema è che, almeno su alcune questioni, la logica per cui la “maggioranza decide” non funziona. Non funziona quando si parla di immigrazione come quando si parla di aborto. Solo che per il secondo ci si può sempre appellare alla libertà di coscienza. In questo caso, invece, c’è poco spazio per le scappatoie da liquid democracy. Se oggi il Movimento dovesse votare, almeno a giudicare dai commenti al post, si troverebbe spaccato in due su una di quelle questioni che non possono essere archiviate a secondarie e che, in un partito tradizionale, porterebbero a una scissione. In questo caso, al massimo, si prospetta l’orizzonte di un prefisso telefonico. 

 

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