“Gli voglio bene ancora e so che lui me ne ha voluto. E continuo a sentirlo”. Parola della 29enne barese Grazia Capone, conosciuta alle cronache come ‘l’Angelina Jolie di Bari’, che oggi ha deposto come testimone in tribunale all’udienza preliminare sulle 26 donne, molte delle quali escort, che Gianpaolo Tarantini ha portato nelle residenze di Silvio Berlusconi tra il 2008 e il 2009. L’audizione si è svolta a porte chiuse. Assente, invece, l’altra testimone citata dal giudice, la ventinovenne barese Lucia Rossini, nota per essersi fotografata assieme a Barbara Montereale in uno dei bagni di palazzo Grazioli: ha inviato un certificato di malattia al gup. Grazia Capone ha risposto alle domande dei difensori e del gup Ambrogio Marrone, che dovrà emettere sentenza con rito abbreviato a carico dell’avvocato Salvatore Castellaneta (accusato di aver reclutato con Gianpi le due ragazze affinché si prostituissero) e decidere se rinviare a giudizio altri sette indagati, tra cui Gianpaolo e Claudio Tarantini.

Gli otto imputati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione. Oltre ai fratelli Tarantini rischiano il processo la tedesca Sabina Began, la cosiddetta ‘ape regina’ delle feste dell’ex premier, e le attrici Letizia Filippi e Francesca Lana, l’avvocato Castellaneta, detto Totò, ritenuto il referente per l’organizzazione delle feste private di Berlusconi a Milano, e gli amici e soci in affari di Tarantini, Pierluigi Faraone e Massimiliano Verdoscia. A quattro degli otto imputati è contestato il reato associativo: Gianpaolo Tarantini, Castellaneta, Faraone e Verdoscia. Ventuno sono invece gli episodi contestati dal settembre 2008 al maggio 2009, in cui vengono citate le 26 ragazze che hanno partecipato agli incontri con l’allora premier: tra queste Manuela Arcuri e Sara Tommasi. La ragazza, che sognava di fare cinema e teatro e sperava nell’aiuto di Berlusconi, in un colloquio telefonico con Tarantini – si legge dagli atti – si è vantata di aver trascorso da sola una notte con l’allora capo del governo.

”Finalmente ho avuto l’opportunità di spiegare la mia verità davanti a un magistrato” ha detto la ventinovenne ai cronisti dopo un’ora e mezza di deposizione in cui ha “raccontato la mia verità puntuale, determinata e precisa”. “Devo dire che sono anche molto soddisfatta” ha aggiunto Grazia Capone, secondo cui “è giusto creare delle differenze: io soldi – ha rilevato – non ne ho presi, ho sempre lavorato onestamente (ha detto probabilmente riferendosi ad incarichi ricevuti successivamente, ndr) e ho preso una regolarissima busta paga, ho solo svolto il mio lavoro. Sono anche un praticante avvocato, con una notevole difficoltà, perché ho dovuto sempre dimostrare quello che valgo”. ”Berlusconi mi propose di diventare la sua fidanzata ma io rifiutai” avrebbe detto in aula la Capone, secondo cui il Cavaliere le propose di fare la giornalista oppure politica. La 29enne non si sentì all’altezza di fare politica e scelse di fare la giornalista. “Ho chiesto io di poter incontrare Silvio Berlusconi, una persona che ammiravo molto” ha spiegato la ragazza, che poi ha rivelato di aver avuto con l’ex premier “una breve relazione sentimentale. Grazie a lui – ha aggiunto – ho anche ottenuto un lavoro nell’ufficio stampa della Presidenza del Consiglio (venne assunta nel 2010, ndr)”. Non solo. La testimone avrebbe precisato di aver continuato a vedere l’allora premier anche dopo la richiesta di fidanzamento ricevuta nel 2008.

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