In agosto l’Italia va in letargo. Il governo più o meno langue, le aziende chiudono o riducono al minimo la produzione, le agenzie di comunicazione stanno buone. Restano i media cartacei e digitali che trovano storie da ombrellone: leggere e poco impegnative.

Lungi da me l’idea di esser un sostituto ai media italiani per la pausa estiva mi permetto (critiche libere se non vi piaceranno) di suggerire un po’ di geopolitica estiva. Qualche spunto di riflessione che, tra un topless da spiaggia e l’afa estiva, può intrigare.

Cominciamo con qualche sano film. Per chi avesse passione di conoscere l’equivalente italiano del defunto Andreotti (con equivalenti segreti portati nella tomba) suggerisco la videobiografia di Robert McNamara, Fog of War (segretario della difesa sotto Kennedy e Johnson, di seguito presidente della World Bank). Tra le tante chicche del video l’ammissione di McNamara che per il bombardamento del Giappone lui e il generale LeMaj sarebbero stati condannati come criminali di guerra (se gli Usa avessero perso il conflitto) e la dichiarazione che l’incidente del golfo del Tonchino (che fu casus belli per l’entrata in guerra degli Usa in Vietnam) non ebbe mai luogo.

Sempre nel mondo video la lodevole collana di brevi documentari di Oliver Stone sulla storia, non detta, americana. Tra le tante cose (ricavate da documenti de-secretati) le plausibili ragioni per il bombardamento atomico di Nagasaki e Hiroshima (di cui di recente è stato il triste anniversario).

Se al video preferite la carta mi sovvengono alcuni classici per comprendere un poco cosa succede nel mondo, o meglio perché certe cose succedono o devono succedere.

Partiamo da una guerra fredda durata più di un secolo di cui, noi italiani, ignoriamo l’esistenza. Fu combattuta su un territorio grande tre volte l’Europa, dal 1790 circa fino agli ultimi epiloghi del 1910. La guerra per il controllo commerciale, territoriale e militare del Centro Asia. L’antica via della seta: territori oggi conosciuti con il nome di Uzbekistan, Persia, Turkmenistan, Cina, Kazakistan furono territorio di conquista tra le due superpotenze della zona: l’impero zarista russo, preoccupato di capire cosa c’era “a sud” e il Commonwealth britannico di fresco insediatosi sulle coste indiane, egualmente preoccupato di dove fossero di preciso i russi. Entrambi gli imperi erano intrigati dall’idea di vendere le mercanzie dell’allora nascente industria moderna a queste popolazioni, e nel contempo, mappare l’area ricca di ogni tipo di risorsa naturale (ai tempi non si sapeva ancora del petrolio e del gas che la giaceva in attesa di esser scoperto). Godibilissimo è il libro “Il grande gioco” di Hopkirk. Lo trovate in ogni libreria per pochi euro in italiano: una raccolta di diari dell’epoca più un romanzo che un testo analitico, svicola via sotto l’ombrellone. Se vogliamo rimanere in Centro Asia, e capire la politica estera americana nell’area il seguito non ufficiale è “La grande scacchiera” di Zbigniew_Brzezinski. Attuale consigliere di Obama, un’esperienza amplia e articolata nella politica americana estera, una lettura fondamentale per comprendere dove andrà in futuro l’America. Se vogliamo continuare con i pensatori americani un’altra pietra miliare della filosofia estera e nazionale americana è il pensatore Edward Luttwak. Due sono le opere che meritano una lettura più di tutte. “La grande strategia dell’impero romano di occidente” una lettura veloce che sottilmente paragona la politica della forza potenziale (non applicata diciamo solo “ventilata” ) dell’impero romano occidentale alla politica estera americana. Un po’ vecchiotto ma sempre sfizioso. Lo si trova in libreria con facilità. Ancor più intrigante, un classico per chiunque si appassioni di colpi di stato: “Colpo di stato: un manuale operativo” è un opera imperdibile offre interessanti spunti di riflessione per comprendere la caduta di alcuni governi negli ultimi decenni.

Se la sola geopolitica non vi sfizia ma preferite qualcosa di più giovanile, magari scritto da una penna rosa, le letture di Dambisa Moyo, stimata economista e consulente di Goldman Sachs potrebbero intrigarvi. La sua visione “privatizzata” su come gestire gli aiuti umanitari in “Aiuti mortali” è decisamente intrigante, specie data la sua amplia esperienza nel settore finanziario privato e pubblico. Ancora più recente il suo “Winner take all” spiega con semplicità come la guerra per le materie prime (alimentari o e non) sia la futura guerra: tralasciate quindi guerre di liberazione, di ideali, di pacificazione. Si lotterà, in maniera bellica o economica, per le materie prime: cibo, acqua, risorse minerali ed energetiche. E, probabilmente, la Cina e i Brics hanno già vinto questa guerra (ma non ditelo ai governi occidentali potrebbero prenderla male).

Lo so, forse dovevo suggerire libri più profondi come 100 sfumature di grigio ( o 1000 non ricordo più) ma che dire sono ignorante di certe letture.

@enricoverga

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