Da alcuni giorni i fatti gravi che stanno avvenendo in Turchia sono sotto gli occhi dei media di tutto il mondo. Nella notte tra martedì e mercoledì sono avvenuti violenti scontri tra la polizia e i manifestanti contro Erdogan a Istanbul. Secondo gli osservatori si è trattata di una delle peggiori dall’inizio della protesta.
E alla fine, dopo otto ore di scontri, la polizia turca ha evacuato piazza Taksim lanciando gas lacrimogeni contro i manifestanti che ancora si trovavano nel luogo simbolo delle proteste a Istanbul, dove l’aria è diventata irrespirabile. In queste ore giornalisti e reporter lavorano con maschere antigas. Il premier turco Erdogan ha mostrato il pugno duro dopo aver ribadito la “tolleranza zero”. La polizia ha disperso i manifestanti con l’appoggio di mezzi blindati, cannoni ad acqua, lacrimogeni e granate assordanti.
L’uso della forza è inaccettabile e non può continuare oltre. Mentre ci si appresta ad approvare in via definitiva la ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, non possiamo rimanere indifferenti di fronte alle gravissime violenze che si stanno perpetrando in Turchia contro i manifestanti e in particolare contro le ragazze. Secondo le denunce di Amnesty International, nelle caserme turche sono avvenute violenze sessuali per punire le giovani donne incarcerate. La convenzione di Istanbul sulla violenza alle donne non vale per… Istanbul?
Ho chiesto al ministro Emma Bonino che sia intensificato il pressing diplomatico sul governo Erdogan da parte del governo italiano, come in queste ore stanno facendo la Casa Bianca e le Nazioni Unite. Le autorità turche devono garantire le libertà fondamentali di espressione, di assemblea, di associazione. Sono avvenuti attentati anche nei confronti della stampa libera e indipendente. Il Consiglio Supremo della Radio e della Televisione turco, organismo di controllo nominato dal governo Erdogan, ha multato le piccole tv che hanno trasmesso in diretta le manifestazioni di protesta. La polizia turca ha arrestato una ventina di avvocati che difendono i manifestanti anti-Erdogan. Siamo di fronte a violazioni dei diritti civili senza precedenti.
Chiedo che questo pressing avvenga anche da parte dell’Unione Europea. Non vorrei che in nome dell’importanza geopolitica e militare di questo Paese, si avesse nei suoi confronti un atteggiamento meno intransigente. L’ingresso della Turchia in Europa passa attraverso questa prova. E in questo momento la Turchia non è in Europa nemmeno sulla carta. Se il suo governo nelle prossime ore non muterà atteggiamento nei confronti dei manifestanti e non garantirà le libertà fondamentali sopra ricordate, la Turchia si allontanerà da noi. L’Italia deve fare pressioni perché la Turchia venga minacciata di pesanti sanzioni economiche, qualora non venga ripristinato subito il rispetto dei diritti civili da parte del governo Ergodan. Dei diritti civili ma, a questo punto, anche dei diritti umani.
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