È di martedì la notizia che il gruppo Ferrovie dello Stato nel 2012 ha chiuso un altro anno in attivo, per 380 milioni di euro.

Lascio da parte oggi la questione del basso livello di servizio dei treni che non siano Alta Velocità e in particolare delle tratte regionali cui dovrebbero essere rivolti gli investimenti pubblici.

Parlerò invece di come l’utile delle Ferrovie in realtà lo paghiamo tutti quanti noi con le bollette elettriche. Per la precisione 2,1 euro l’anno ciascuno, per un totale di 345 milioni di euro l’anno di sussidi tariffari alle Ferrovie, come risulta dalla relazione annuale 2012 dell’Autorità per l’Energia. In pratica, le Ferrovie dello Stato hanno una tariffa elettrica agevolata e la differenza viene pagata da tutti gli altri utenti di energia elettrica.

Questi sussidi risalgono al 1962, quando l’energia elettrica fu nazionalizzata e l’Enel acquisì segmenti di rete che allora appartenevano alle Ferrovie. Sono passati 51 anni, nel frattempo il settore è stato liberalizzato, ma la tariffa agevolata per le ferrovie è rimasta lo stesso e “a tempo indeterminato”.

Certo, gli sconti vanno alla rete ferroviaria, e quindi almeno in teoria a tutti gli operatori che la usano. Ma è difficile trovare motivi per cui il sistema ferroviario debba essere aiutato dai consumatori di energia elettrica. Perché mai?

Il perdurare di questa compensazione ha raggiunto ormai i caratteri della vessatorietà: quanto a lungo il sistema elettrico deve remunerare un asset così antico, visto che la cessione dei pezzi di rete risale al 1962 e dovrebbe essere più che ammortizzata? Al presidente delle Ferrovie Moretti, che dalle amministrazioni pubbliche vanta crediti scaduti per 2 miliardi di euro, fa certamente comodo avere trasferimenti certi.

Ma noi consumatori di elettricità cosa diavolo c’entriamo?

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