L’emergenza di Cipro entra nel vivo: non solo l’Eurogruppo che deciderà le sorti dell’isola alla presenza di pezzi da novanta come Christine Lagarde e Mario Draghi, ma da oggi un primo drammatico segnale con i bancomat che rilasciano al massimo cento euro. Mai, neanche in Grecia nei giorni più drammatici delle contrattazioni fra la troika e il governo, si era giunti a un tale punto.La Banca Centrale di Cipro, riferisce il quotidiano Fileleftheros, in virtù dei nuovi poteri attribuitogli dal piano votato due sere fa dal Parlamento di Nicosia, limita il prelievo giornaliero a due pezzi da cinquanta euro. La notizia è stata anche confermata dal portavoce dell’agenzia di stampa cipriota Cna, Kostas Archimandrita, che indica che la soglia è di 120 euro solo nella Bank of Cyprus. Nelle stesse ore si apprende di un’iniziativa di solidarietà, la prima in questi giorni delicatissimi per Cipro e per l’eurozona: una catena pasticcera cipriota ha deciso di vendere al simbolico prezzo di un euro e mezzo un pacchetto contenente pane e latte, per andare incontro alle difficoltà quotidiane dei cittadini dell’isola dal momento che molti supermercati sono stati presi d’assalto dalle famiglie e non accettano assegni né carte di credito, come anche i benzinai.

Intanto, secondo i giornali greci, il presidente Nikos Anastasiadis potrebbe anche dimettersi proprio durante la riunione dell’Eurogruppo. Le trattative fra i rappresentanti di Bce, Ue e Fmi e il governo sono proseguite fino a tarda sera con il principale ostacolo rappresentato dal destino della Laikì Bank di Cipro e dei suoi 2300 dipendenti. Dalle prime indiscrezioni sembra che una schermatura greca sia praticamente assicurata ai clienti della Banca di Cipro e della Cipro Popular Bank con l’acquisizione di società controllate da parte della ellenica Banca del Pireo, anche se nelle ultime ore si rincorrono smentite in quanto la Grecia non è ancora completamente “al sicuro”. Dal momento che se non licenzierà 25mila dipendenti pubblici non potrà ottenere la tranche di aiuti di marzo dalla troika, così come da memorandum votato lo scorso novembre. Sin dall’inizio di questa crisi cipriota all’interno del Megaro Maximos di Atene si è istallato un team informale permanente sotto il primo ministro Antonis Samaras, anche in considerazione del fatto che lo sfruttamento dei giacimenti sottomarini presenti nell’Egeo resta in cima alle possibili vie di uscita, una mossa che interesserebbe inevitabilmente anche la Grecia. E su cui la Turchia ieri ha emesso una nota ufficiale, facendo sobbalzare le diplomazie di Atene e Nicosia: il ministero degli Esteri turco descrive come “fantasia” l’idea che le risorse naturali di Cipro possano essere utilizzate come garanzia del Fondo di solidarietà o di qualsiasi altra forma di indebitamento. In un comunicato ufficiale sostiene che le risorse naturali di Cipro non possono essere utilizzate “senza tener conto dei diritti dei turco-ciprioti co-proprietari dell’isola”.

Dimenticando forse che più che non si tratta di co-proprietari ma invasori, visto che dal luglio del 1974 sono presenti in loco con 50mila militari e ne hanno abusivamente occupato il 47% della superficie settentrionale, autoproclamandosi Repubblica turco-cipriota riconosciuta solo da Ankara, ma non dalla comunità internazionale né dall’Onu. Mentre la Repubblica di Cipro è a tutti gli effetti un membro del club europeo. E aggiunge che si tratta di una “manifestazione pericolosa di fantasia che potrebbe portare a una nuova crisi nella regione”. L’ultima cosa che servirebbe in queste ore drammatiche.

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