LETTI SFATTI (copertina)Piero Ciampi è sicuramente tra gli artisti più originali della scena cantautoriale italiana e allo stesso tempo il più dimenticato. L’artista livornese, scomparso il 19 gennaio 1980, è stato spesso considerato un artista maledetto per vie del suo grande amore per l’alcol e la sua scrittura drammaticamente vera. “Bisogna pagar pegno a Piero Ciampi”, diceva Fabrizio De Andrè, ed è quello che hanno fatto i “Letti Sfatti”, giovane rock band napoletana. Il trio rock – Jenna Romano: voce e chitarra, Roberto Marangio: basso e Mirko Del Gaudio: batteria – che, nel 1999, vince il premio Ciampi, ha collaborato con nomi del calibro di Beppe Barra ed Erri De Luca.

Con il  nuovo disco/dvd, “…e se il mondo somigliasse a Piero Ciampi…” (Laboratori di provincia/Audioglobe), appena uscito, la band partenopea celebra l’artista rivisitando quattro brani della sua discografia: “Il vino”, “In un palazzo di giustizia”, “Ha tutte le carte in regola” e “Tu no”, versione stupenda di una delle più belle canzoni d’amore della storia della musica italiana. “Ci sentivamo in debito – spiega Jenna Romano – nei confronti di uno dei poeti che più ha segnato il nostro modo di vedere le canzoni”. Il disco oltre a contenere cinque inediti, tra i quali “La fiamma di una candela” (dedicata a Piero Ciampi), ha anche un dvd che contiene il videoclip del brano “Il vino” e un documentario: “Minerali sconosciuti”. Un lavoro che vede tra i protagonisti: Peppe Lanzetta, Patrizio Trampetti, Rosalba Di Girolamo, Antonio Del Gaudio, Franco Del Prete, Alan Frenkiel, Luigi Caramiello, Franco Carratori e gli stessi Letti Sfatti.

Un viaggio all’unisono nella storia e nell’eredità artistica di Ciampi, che testimonia il legame tra vecchie e nuove ispirazioni sull’asse Livorno-Napoli. Un’operazione coraggiosa che conferma la grande sensibilità di una band poco conosciuta e che meriterebbe ben altra attenzione.

Come nasce questo omaggio a Piero Ciampi?

Nel nostro live avevamo due brani di Ciampi: “Tu no” e “Il vino”. Una sera mi venne di cantare “Il vino” partendo con la prima frase tradotta in napoletano: “Ma comm’è bello ‘ o vino”. Continuai e senza pensarci tradussi l’intera canzone, come per magia ci rendemmo conto che suonava come una vera canzone napoletana. Il direttore del premio Ciampi, Franco Carratori, dopo averla ascoltata mi chiamò entusiasta e così decidemmo di realizzare un videoclip in cui si celebrasse un funerale a una botte di vino che alla fine diventasse una festa, poi tutto è venuto da sé.

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