C’eravamo tanto amati. Ma ora due simboli napoletani della legalità, lo scrittore Roberto Saviano e il sindaco ed ex pm Luigi De Magistris, sono ai ferri corti. Lontani i tempi dell’endorsement di Saviano in favore di de Magistris prima delle elezioni comunali, e gli approcci di quest’ultimo per sondarne una disponibilità a partecipare all’amministrazione del ‘cambiamento’. Era il 2011.

Due anni dopo, Saviano descrive così il sindaco arancione in un editoriale su ‘La Repubblica’: “Il rivoluzionario al potere è il più zelante dei reazionari perché convinto che il suo potere sia quello giusto”. Il reazionario ex rivoluzionario, secondo Saviano, è De Magistris. Come in un recente passato, l’oggetto dello scontro tra i due è sempre lo stesso: Scampia. Stavolta, nel dettaglio, è il divieto del presidente della Municipalità di Scampia, Angelo Pisani, a utilizzare il quartiere della periferia napoletana per le riprese della fiction Sky ‘Gomorra’, produzione Cattleya, supervisore del progetto Saviano in persona.

Un divieto che vede De Magistris sostanzialmente favorevole, attraverso questo post sui social network: “Non appartiene a questa amministrazione il diniego di autorizzazioni che riguardano le varie attività culturali e comunicative – scrive il sindaco – ma siamo stanchi di vedere Scampia ridotta, anche sul piano dell’immagine e non solo nazionale, a territorio di conquista della camorra in lotta, come se a Scampia non esistesse altro al di fuori delle piazze di spaccio e della faida dei clan. L’ho detto e lo ribadisco: Scampia è anche una cittadinanza attiva e democratica che quotidianamente, nella sua vita normale, porta avanti e fa vivere il valore della legalità. Scampia è anche l’insofferenza dei suoi abitanti, in maggioranza per bene, esasperati dal vedere il loro quartiere raccontato (e anche sfruttato) come brand mediatico negativo ”.

Quindi un accenno – per la prima volta da parte di De Magistris sufficientemente esplicito – ai (tanti) soldi che girano intorno a Saviano e alle produzioni del profilico scrittore: “Chiedo allora perché i diritti televisivi pagati lautamente non vengono riconosciuti, per esempio, al finanziamento dei progetti delle associazioni e delle scuole impegnate sul territorio? Sarebbe non solo un segnale d’amore verso questo quartiere e questa città, ma anche un aiuto concreto per sostenere il cammino di emancipazione e riscatto che Scampia e Napoli stanno compiendo e vogliono continuare a compiere”. Concetto ribadito e rafforzato attraverso l’agenzia Agi: “Visto che si parla di diversi milioni di euro per la cessione dei diritti – dice de Magistris – una parte venga data a Scampia, cosi’ oltre a raccontare la camorra si fa qualcosa di buono per il quartiere“.

Sul punto ovviamente Saviano non risponde, l’argomento degli introiti di un altro brand, quello di ‘Gomorra’, resta tabù. Per il resto, il suo editoriale è farcito di asprezze verso il ‘reazionario‘ primo cittadino e la sua presunta ‘volontà censoria’: “Ma a pensarci bene è normale, è sempre stato così: quando si è all’opposizione, e si racconta il male, si dice che raccontare sia un modo per resistere e permettere un cambiamento. Quando si va al potere, quando le stesse persone che un attimo prima erano all’opposizione vanno al potere, cambiano idea e chi racconta il male finisce per diventare il nemico che sta boicottando il cambiamento, che sta diffamando il territorio e guadagna dal male”.

Saviano conclude: “Non posso assicurarvi che accetterò questo divieto, ma vi assicuro che io e tanti altri continueremo a raccontare come fatto prima e dopo di voi. Per fortuna la politica, quella cattiva, fa tanti danni, ma passa. Il racconto e l’azione che ne genera restano”.

A pensarci bene la polemica tra i due non è di quelle che volano alto. Detto questo, secondo voi chi di loro ha ragione?

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