Per vincere le elezioni il nuovo (si auspica) centrosinistra non ha bisogno dell’Udc ma di fare bene le liste per il Parlamento, in modo da superare nei fatti il verticismo delle liste bloccate.

Ma come devono fare Pd, Sel e Psi (e altre liste se si aggiungono) per fare le liste coi cittadini, con le primarie? Comincio dal problema Udc, che credevo risolto dalle primarie e dalla crisi di governo che ha lasciato – col Porcellum – il premio di coalizione e quindi la possibilità per il centrosinistra di essere autosufficiente nel prossimo Parlamento. Perchè Bersani, Bindi e i suoi continuano a insistere con l’alleanza con la Udc prima del voto? Conoscono informazioni riservate che non abbiamo e temono quindi un possibile accordo elettorale tra Berlusconi e Casini? Si tratterebbe non di un’alleanza esplicita, ovviamente, ma di un patto di desistenza per far perdere a Pd e suoi alleati il premio di maggioranza al Senato nelle regioni Sicilia, Lombardia e Veneto?

Non vedo cos’altro potrebbe essere, ma mi sembra assai improbabile, soprattutto nell’ipotesi che Monti possa stare attivamente con Udc e altri nel centro. A ispirare queste preoccupazioni in parte del gruppo dirigente del Pd ci sarebbe l’articolo del politologo epserto di leggi elettorali D’Alimonte sul Sole 24Ore che paventa proprio che al Senato possa mancare a Bersani la vittoria in quelle tre regioni con la conseguenza di non avere la maggioranza a Palazzo Madama.

Vorrei ricordare che nel 2006 il centrosinistra riuscì ad avere una maggioranza risicatissima, ma una maggioranza al Senato, nonostante avesse perso complessivamente in termini di voti a livello nazionale. Recuperò coi seggi esteri e i senatori a vita. Anche perdendo in Veneto, Sicilia e Lombardia al centrosinistra mancherebbero pochissimi voti per la fiducia al Senato. Ma soprattutto, perchè essere così pessimisti e immaginare che in Veneto Berlusconi recuperi i voti e l’appoggio di Tosi, in Lombardia riesca a ricostituire un argine che va da Cl alla Lega, in Sicilia ricompatti Musumeci e Miccichè?

Per mettere in difficoltà il premio di maggioranza del centrosinistra al Senato occorre che accadono tutte e tre le cose contemporaneamente! Per evitare questo rischio è meglio spingere al massimo la opportunità di votare centrosinistra (l’ alternativa non è che vinca un’altra coalizione, ma che ci sia un po’ di pastrocchio e instabilità al Senato) o dare subito un potere di coalizione e di condizionamento alla Udc? Oltretutto accordandosi con la Udc c’è il rischio di perdere sia voti di sinistra che di tipo “renziano“. La seconda questione, quella delle primarie per le liste richiede un altro post. Ma sommariamente anticipo alcune considerazioni su Sel.

Le primarie per fare la lista non sono necessariamente il metodo migliore, anzi è possibile che alcuni importanti tocchi “artistici” (in senso buono) alla attrattività delle liste possano essere dati solo dallo stesso Vendola. Ma nella fase attuale non credo ci si possa sottrarre alle primarie. Come evitare che possano essere “inquinate“? Filtrando e selezionando non gli elettori ma i candidati. Si auspica che siano anche candidati indipendenti, che possano rappresentare anche istanze “rosse, arancioni o verdi”. Questi candidati Sel li deve poter vagliare e al limite rifiutare, prima che insindacabilmente gli elettori delle sue primarie ne determinino poi la classifica.

Articolo Precedente

Elezioni in Lazio, Storace: “Mi candido, non diamo la Regione alla sinistra”

next
Articolo Successivo

Elezioni 2013, rischio firme per 5 Stelle e “arancioni” a due mesi dal voto

next