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Pomigliano, la prima vittoria di Landini

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I toni drammatici assunti dal caso Ilva hanno oscurato quanto successo a Pomigliano dove la Fiom ha fatto rientro in fabbrica dopo più di due anni di scontri sindacali, politici e legali. La Fiat alla fine, a malincuore, ha dovuto emettere la nota con cui ha comunicato l’avvenuta assunzione dei 19 operai vincitori del ricorso in Tribunale contro la discriminazione subita in quanto iscritti alla Fiom.
 
La vicenda è nota, il Fatto ne ha parlato esaurientemente e la soddisfazione di questi lavoratori, rimasti fuori dai nuovi stabilimenti di Fabbrica Italia Pomigliano, avviati dopo l’accordo seguito al referendum sul modello Marchionne, è sacrosanta. “Mi sono sentito come all’esame universitario” ci ha spiegato Ciro d’Alessio, il primo di loro a essere convocato dalla Fip e il primo a firmare il contratto. “Ma solo dopo essermi consultato con i miei compagni e con i legali della Fiom” precisa.
 
Quello che però va sottolineato è che la Fiom consegue la prima vittoria nello scontro con Marchionne. Finora aveva sempre perso. Perso il referendum a Pomigliano e Mirafiori, persa la partita del rinnovo contrattuale Fiat, da cui Landini è stato tenuto fuori, persa quindi la possibilità di partecipare all’elezione delle Rsu avvenuta prima dell’estate. E, di conseguenza, persa, almeno per ora, la partita del rinnovo contrattuale dei metalmeccanici su cui il “modello Marchionne” sta facendo scuola.
 
A Pomigliano, invece, la Fiom ha finalmente vinto. Certo, si tratta di una vittoria legale ma resa concreta da due aspetti: il rientro fisico dei suoi operai, in particolare dei suoi quadri sindacali più determinati, nello stabilimento di Pomigliano che si materializzerà visivamente il 10 dicembre prossimo, quando finirà la Cassa integrazione (a meno di sorprese). Il secondo aspetto è che grazie al combinato disposto di due sentenze, quella che permette il rientro in fabbrica degli operai e quella emessa a Torino nel luglio del 2011, la Fiom recupera i suoi diritti sindacali. Tra qualche settimana, quindi, a Pomigliano si instaurerà una nuova dialettica sindacale, dentro la fabbrica ci sarà un sindacato che non ha firmato l’accordo originario e ci sarà quindi un po’ più di pluralismo. E’ una vittoria democratica e anche simbolica. Difficile dire se si tratta della classica vittoria di Pirro a cui seguirà una nuova disfatta. O se, invece, costituisca un’inversione di tendenza.
 
Molto dipenderà da Marchionne e dalla sua volontà di raccogliere diverse aperture che il segretario Fiom ha fatto alla Fiat dal punto di vista del metodo di confronto. Il primo test è il modo in cui la Fiat affronterà il seguito della vicenda legale a Pomigliano, perché dopo i primi 19 il Tribunale la obbliga ad assumere altri 126 dipendenti. A oggi non è sicuro che rientreranno in fabbrica. Così come non è chiaro il futuro degli oltre duemila operai che stanno ancora aspettando il posto di lavoro. Il successo della Fiom non mancherà di esercitare una certa presa su di loro che il futuro lo stanno ancora aspettando.

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