macchine parcheggiate a Cefalù
La chiameremo la rue des Invalides. Ma non siamo a Parigi, siamo nell’antico borgo di Cefalù, dal fascino intatto (a parte un paio di ecomostri lungo il litorale). Suor Maurilla allarga le braccia: “Hanno tutti qualche santo in paradiso”. Santi o diavoli che siano, comunque generosi nell’elargire i pass di invalidi a mezzo paese. Sembra che la minuta popolazione sia affetta da un male oscuro, almeno stando alle apparenze. La strada principale, Via Bordonaro, isola pedonale, che conduce al vecchio porticciolo, ospita una fila ininterrotta di auto parcheggiate, tutte con esposto il contrassegno riservato ai disabili. Ne conto 13, altre quattro nella via parallela. Possibile che ci siano qui più portatori di handicap che all’Istituto ortopedico Gaetano Pini di Milano?  

Il vigile è categorico: di qua non si passa. I turisti che alloggiano al Collegio di Maria, convento settecentesco affacciato sulla scogliera, in fondo alla via Bordonaro, si devono trasformare in sherpa con i bagagli in testa sotto i 38 gradi dell’estate siciliana. Noto che nessuna delle auto con tanto di pass per disabili è munita di comandi al volante, tipica dotazione per portatori di handicap. Mi accoglie la madre Superiora, suor Maurilla, e mi racconta la storia del convento e dei pass.
vocation house cefalù
Sono rimaste in cinque, causa crisi vocazioni, e allora cosa fare delle celle per monache, in tutto una cinquantina, rimaste vacanti? Trasformarsi in Vacation House (che tenerezza quell’errore sull’insegna che campeggia all’ingresso Vocation house) e si sono fatte missionarie dell’ospitalità. “L’accesso è limitato anche per noi residenti, poche ore al giorno per carico e scarico – spiega -. I parcheggi sono proibiti ovunque. Suor Gesualda ha un pass perché è invalida”. E aggiunge: “Sa, lei lo è perdavvero, non cammina più”. D’accordo, ma gli altri? Cala un muro di omertà.

Un ristoratore, in cambio dell’anonimato, ci spiega l’inghippo. Basta avere un parente, anche lontanissimo, con i requisiti, per ottenere l’ambito lasciapassare con il simbolo della sedia a rotelle. Anche se abita all’altro capo dell’isola basta avere l’accortezza di domiciliarlo a casa propria, nella cerchia chiusa al traffico, e il gioco è fatto. E anche se l’invalido, poco invalido o falso invalido che sia, a Cefalù manco ci mette piede, accesso e parcheggio sono garantiti senza limiti. Passa una Fiat Punto, munita di contrassegno, con a bordo due pimpanti giovanotti ben in salute e musica a tutto volume. Come già denunciai sulle pagine di Sette, viene da chiedersi chi firmi il rilascio dei pass. Viene altresì da chiedersi perché Manfredi Borsellino, commissario di Polizia a Cefalù, figlio del giudice Paolo e, come lui, con una sacrosanta vocazione di giustizia gli scorre nelle vene,  non solleciti qualche controllo mirato. Il nuovo sindaco, Rosario Lapunzina, Pd, ha fama di esser rigoroso e ha già promesso di impegnarsi nella lotta contro gli invalidi in salute.

Cefalù, una metafora del nostro Sud (non occorre ricordare che parlo da napoletana e non da leghista) dove regna ancora una mentalità da furbetti del quartierino, portatori più che di handicap, di malcostume.

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