Scrivo un post di pancia e da profano, con tutti i limiti che l’emotività e l’ignoranza portano in dote a un testo scritto.
Andrea Masiello è stato squalificato per due anni e due mesi (patteggiamento) per aver partecipato alla compravendita del derby Bari-Lecce del 15 maggio 2009. Una partecipazione abbastanza significativa, dato che lo stesso Masiello ha realizzato volutamente un autogol, necessario al raggiungimento dell’obiettivo truffaldino.
Sono profano perché non conosco la giustizia sportiva né mi sto applicando particolarmente per conoscerla meglio di così (a differenza dei poveri tifosi della Juventus, che in queste settimana stanno manifestando tutta la loro competenza). Sono profano perché non conosco le carte del processo. Sono profano perché non so se Masiello ha ricevuto il massimo della pena. Ma da profano sento di dire che questa sentenza è stata esemplare.
Esemplare perché il messaggio che arriva agli sportivi è fin troppo chiaro: la gamma di illeciti che puoi fare evitando la radiazione e dunque la fine della tua carriera è molto ampia. Anche se vendi una partita, anche se quella partita è il derby (non è un aggravante dal punto di vista giudiziario, ma certamente lo è dal punto di vista sportivo), anche se ti sei personalmente arricchito da questa operazione puoi cavartela con un patteggiamento e poco più di due anni di squalifica.
È un messaggio deprimente, che arriva a tutti, agli esperti ai profani, agli agonisti e ai dilettanti, e che non contribuisce certamente a creare le condizioni per cui ci si possa sentire sicuri che certi fatti, anche in un futuro prossimo, non accadano più in futuro.
Se gli appassionati più innamorati non rinunceranno a seguire la propria squadra del cuore, qualsiasi cosa succeda, lo stesso non accadrà per i profani, che al fastidio della sentenza forse si ritroveranno a confrontarsi con uno spiacevole retropensiero: ogniqualvolta il mondo del calcio è stato obbligato ad affrontare uno scandalo (quasi ogni anno, in verità) sembra scattare un concorso di tutte le parti chiamate in causa finalizzato a minimizzare l’impatto di quello scandalo sull’opinione pubblica e sul funzionamento del sistema-calcio.
Ma se i profani si disamorano delle vicende calcistiche, smettono di comprare i biglietti per lo stadio, gli abbonamenti alla pay-tv, il merchandising. E la macchina, piano piano, rallenta fino a fermarsi.
Forse è il momento di non aver paura di dare punizioni esemplari (ma esemplari per davvero) a chi sbaglia. Il colpo, a caldo, sarà certamente molto più duro, ma probabilmente si potrà tornare ad aver fiducia in questo meraviglioso gioco che scalda i sentimenti di tantissimi italiani. Sentimenti che andrebbero rispettati. Anche se profani.
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