È morto il 91enne Chris Marker, creativo assoluto della Settima Arte. A darne notizia via Twitter il presidente del Festival di Cannes Gilles Jacob, che parla di “personaggio segreto, immenso talento” e ne loda lo “spirito curioso”.
Scrittore (Le Coeur Net), critico, montatore, operatore, sceneggiatore e regista, ha dato al cinema un apporto fondamentale, demiurgico: fondendo l’eredità letteraria di Michel de Montaigne e lo sperimentalismo in immagini, suoni e testi, ha inventato il film saggio, tenendo a battesimo Jean-Luc Godard ed Earl Morris. Nato Christian François Bouche-Villeneuve a Neuilly-sur-Seine, periferia di Parigi, la leggenda vuole che abbia mutuato il nome d’arte dalla penna Magic Marker: ipotesi mai smentita, come pure i natali alternativi a Ulan Bator. Schivo, gelosissimo della propria privacy, a chi gli chiedeva una sua foto spesso mandava quella di un gatto, il suo animale preferito. Debuttò negli anni 50, facendo da assistente a Alain Resnais in Les Statues meurent aussi e Nuit et Brouillard, e nel ’67 partecipò all’ensemble contro l’entrata in guerra degli Usa Lontano dal Vietnam, al fianco di Godard, Agnès Varda e Joris Ivens.
Per i cinefili duri e puri, era già una star, da cinque anni: 1962, La jetée, cortometraggio dalla visionarietà senza confini, in cui viaggi spazio-temporali da un futuro post atomico mappano la memoria umana. Un “photo-roman” futuristico, composto da fotogrammi fissi – eccetto la breve sequenza di una donna che apre gli occhi – tenuti insieme emotivamente e filosoficamente dalla voce narrante: per l’epoca, e non solo, un’autentica rivoluzione, che ispirò Terry Gilliam nel ’95 per L’esercito delle 12 scimmie.
Intenzionato a cogliere “la vita nel processo di diventare storia”, la sua opera – come ha suggerito Costa Gavras – “ha seguito e sposato la seconda metà del XX secolo tenendosi alla giusta distanza dagli eventi storici che hanno sconvolto il mondo: Cuba, il comunismo sovietico e cinese, la guerra del Vietnam, il maggio ‘68 in Francia, il Ci-le, le lotte operaie e quelle per l’emancipazione e l’indipendenza”. Nel ’61 per Cuba Si! aveva intervistato Fidel Castro, ne Le Joli Mai chiese a Yves Montand di legare le voci dei parigini, ne Le Tombeau d’Alexandre (’92) ha raccontato il crollo dell’Unione Sovietica, in Level Five (1997) ha pagato tributo alle nuove tecnologie video e ai viaggi nell’inconscio di Resnais. Infine, nel Cd-Rom Immemory ha assemblato foto, suoni smozzicati, testi e clip: 10 ore di durata e un autore, Chris Marker.
Il Fatto Quotidiano, 31 Luglio 2012