Il comune di Amsterdam vuole dotare la polizia di body scanner “portatili” che consentano di ‘guardare’ attraverso i vestiti dei sospetti e di individuare facilmente armi o altri oggetti non consentiti. Non si tratta di una promessa “elettorale” giustizierista di Geert Wilders ma di un annuncio del primo cittadino della capitale olandese, il sindaco laburista Eberhard van der Laan ripreso con gran clamore dalla stampa nazionale. Per il borgomastro, l’introduzione di questi sofisticati strumenti, che avrebbero in dotazione un sensore capace di “fiutare” anche droghe o esplosivi, potrebbe rappresentare un valido aiuto per implementare la politica di “stop and search” ossia la possibilità riconosciuta dalla legge olandese alla polizia, di condurre, sulla base del semplice sospetto, perquisizioni casuali in zone della città considerate a rischio.

Il dibattito non è nuovo nei Paesi Bassi e si riallaccia a quello avviato sul finire del 2009, all’indomani del fallito attentato terroristico di Natale sul volo Amsterdam-Detroit: Schiphol, l’aeroporto della capitale olandese, era stato nel 2007 il primo al mondo ad installare in via sperimentale gli scanner integrali. Di quella stessa tecnologia, allora concepibile solo nella sua versione ‘fissa’, già nel 2010 si parlava di un possibile utilizzo per l’ordine pubblico: la polizia di Rotterdam aveva ricevuto, infatti, dalla coalizione di governo di allora – che includeva anche il partito laburista dell’attuale sindaco di Amsterdam – mezzo milione di euro per commissionare la realizzazione di uno scanner da impiegare nelle ordinarie azioni di contrasto alla criminalità. La notizia trapelò grazie ad un documento confidenziale, pubblicato dal quotidiano Nrc, dove si diceva, inoltre, che la progettazione di un prototipo avrebbe richiesto 3 anni.

Due anni e mezzo dopo, le parole del sindaco di Amsterdam riaprono il caso ma il partito laburista, per bocca dell’ufficio stampa, cerca di smorzare, preventivamente, le polemiche: “La discussione non è ancora iniziata ma noi pensiamo si possa trattare serenamente del tema magari individuando dei limiti a tutela della privacy: per esempio, noi diremmo no a scanner come quelli impiegati all’aeroporto di Schipol, che fotografano i contorni del corpo e consentono immagini in alta definizione”. Intanto, il tema è stato all’ordine del giorno in commissione sicurezza del comune, lo scorso giovedi, ma l’aula ha deciso di riaggiornare il dibattito a gennaio 2013, probabilmente per spegnere le vigorose, benchè isolate, proteste che si sono levate proprio alla vigilia dell’inizio della campagna elettorale per le elezioni politiche di settembre. Si è fatto sentire, infatti, il partito liberale D66, piccolo ma influente movimento che per bocca del capogruppo in consiglio comunale Jan Paternotte ha fatto sapere al sindaco che non ha alcuna intenzione di prendere in considerazione la proposta: “La facoltà, per la polizia di fermare in strada chiunque, senza ragione, ed effettuare perquisizioni è già una misura estremamente invasiva e potenzialmente discriminatoria ma con il bodyscan superiamo ogni limite”, ha tuonato Paternotte e ha concluso: “E’ davvero necessario che la polizia di Amsterdam possa venire a conoscenza di ogni dettaglio della vita privata dei cittadini?”. Dello stesso avviso l’associazione “Privacy First” che ha attaccato l’idea del borgomastro, annunciando mobilitazioni ed azioni legali per contrastare l’eventuale misura.

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