La macchina editoriale è implacabile: dopo averci stordito con l’uscita a suon di fanfare di “50 sfumature di grigio, ecco che butta sul mercato il secondo volume della trilogia rosa-porno dell’estate (“50 sfumature di nero“). E a metà luglio, sotto l’ombrellone, spunterà “50 sfumature di rosso“. Fine della saga. Almeno per il momento.

Le fanfare, d’altronde, sono giustificate. Non certo per la qualità del testo: non stiamo parlando di letteratura. Stiamo parlando di un romanzone rosa-porno che, negli Stati Uniti, ha avuto un successo travolgente. Dieci milioni di lettrici (più una frangia minoritaria di lettori) non sono uno scherzo. E la filosofia degli editori è nota: purché si legga… Il loro punto di vista è chiaro.

Ma domanda e offerta, in questo caso, s’incontrano. E a me sembra chiaro anche il punto di vista delle lettrici (dieci milioni!). In fondo, è dagli anni ’70 che il femminismo s’interroga sull’immaginario sessuale delle donne… Michi Staderini, figura storica del femminismo romano, scrisse nel suo libro “Pornografie” (manifesto libri, 1998): “molte ricerche sono arrivate alla conclusione che il romanzo rosa è la ‘pornografia’ delle donne… pornografia nel senso più semplice di essere adatta a provocare eccitazione sessuale”. Una riflessione valida ancora oggi. E allora è chiaro che la carta vincente del romanzo in questione è proprio la sua ‘sfumatura’ rosa. Ammodernata, naturalmente. Insaporita da salsa piccante. E pazienza se il sado-maso non è un ‘ingrediente’ così nuovo… Come scriveva Michi Staderini, “sembra quasi un sacrilegio a dirsi, ma i libri pornografici resistono al tempo proprio come i grandi classici della letteratura: non si usurano, non si deteriorano”.

Nessuna meraviglia, dunque, che una storiaccia rosa-porno trovi un mercato femminile pronto ad accoglierla.

La domanda che mi pongo è un’altra. E anche questa, a essere obiettivi, è tutt’altro che nuova. Insomma mi chiedo: è proprio vero quello che si diceva un tempo, cioè che la lettura è di per sé un atto liberatorio? Una pratica che ci aiuta a decifrare il mondo e rende le donne e gli uomini più liberi e forti? Cosa aggiunge un libro come “50 sfumature” alla mia libertà? O cosa le toglie?

Una risposta possibile ce la offre Belinda Jack, docente a Oxford. Sì, dice. Leggiamo pure tutto quello che ci va. A patto di non dimenticare mai che la lettura (come la scrittura) “è solo una tecnologia, e come ogni tecnologia può essere usata bene o male”.

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