Lo hanno visto nel deserto. Un uomo bassotto, con calvizie trascurata. Masticava mentine e parlava da solo. Mormorava nomi, così a caso. Ogni tanto si fermava, metteva le mani sui fianchi e, effettuando una piroetta, recitava una breve strofa: “Non la faccio troppo lunga, mi rimane il bunga bunga”. Quell’uomo – lo crediate o no – era proprio lui, Silvio Berlusconi. La sua triste follia andava capita. Aveva avuto un’idea, bellissima: fondare un partito politico, “Italia Pulita”, ma come tutte le idee bellissime, era naufragata subito. Avrebbe voluto con sé gli amici vecchi e nuovi e aveva affidato l’incarico di chiamarli a raccolta a Emilio Fede, che aveva un’agenda strapiena.

Per “Italia Pulita” ci voleva gente all’altezza. Marcello Dell’Utri, Metta, Denis Verdini, Cesare Previti, l’avvocato Mills, Acampora, Pacifico, Squillante, Berruti, Gelli, Totò (siciliano senza cognome). Gli chiesero: cosa li lega? “Niente – rispose – non li ha legati nessuno”. Aggiunse con fierezza: “Non posso rinunciare a Lentini il calciatore – ho bei ricordi – e a molti finanzieri che dimenticavo. Mi spiace per Mangano, troppo tardi. Ma non fatemi perdere i cervelli utili all’Italia Pulita: Ghedini, Cicchitto, la signora Santanché che dà un tocco di eleganza. Ah, anche la Mara, la Lorenzin, la Bernini che aveva un gran naso per i problemi, la Meloni beauty farm, non toglietemi La Russa e Gasparri, i miei gioielli. Italia Pulita verrà fondata sotto una scrivania di quercia con Vespa come falegname e Alfano con i caffè”.

E qui avvenne la svolta. L’omino cominciò lentamente a spogliarsi, prima il toupet, poi gli stivaletti malesi con tacchi, il borsello con il viagra e, via via, tutto il resto. Come una spogliarellista consumata, a ogni indumento e accessorio, l’omino elencava nomi, incarichi, specialità: “Il nostro cappellano sarà il Ratzinger con Georg come chierichetto. Accanto al ragionier Spinelli, voglio Draghi e Visco – quello buono – per controllarlo, ché il ragioniere ha le mani bucate. La scuola di partito sarà affidata a Visconti Venosta, Terenzio Mamiani e Maria Stella. Per i moniti periodici, ho contattato Napolitano e Luigi Einaudi. Sophia Loren ed Eleonora Duse le voglio all’inaugurazione. Apicella e Puccini si incaricheranno delle musiche. Cambio autista: voglio Montezemolo. Minzolini e Montanelli firmeranno la mia biografia, la prima autorizzata”.

Non arrivarono gli infermieri, ma due nerboruti dell’Ama. Presero su Italia Pulita, bofonchiarono che non era nemmeno differenziata. Partirono in uno sbuffo di nafta e andarono a scaricare tutto a Riano. I rianesi non si opposero.

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