Gestire la propria squadra del cuore: intervenire nelle strategie del calciomercato, seguire gli allenamenti, parlare quotidianamente con i propri beniamini, e poi al giovedì fare la formazione per la partita decisiva. E’ il sogno di ogni appassionato di calcio, inutile negarlo. E adesso è realtà, senza più ricorrere a surrogati come giochi manageriali su pc o fantacalcio: ad Altamura – cittadina in provincia di Bari, famosa per il suo pane –, dove nel 2009 è nata l’Asd Ultrattivi Altamura.

Detto questo, detto nulla: sembrerebbe una delle tante squadre di provincia, bazzicante per campetti di periferia. Ed in effetti di questo si tratta. Ma dietro c’è un’idea rivoluzionaria: affidare ai tifosi l’intero controllo della squadra. “Questa non è una semplice squadra di calcio – spiega Giacinto Fiore, uno dei presidenti attivi della società – ma una diversa visione dello sport, alimentata dalla fantasia e dall’aggregazione spontanea“.

Il progetto è ambizioso e, dopo un paio d’anni di rodaggio, comincia a decollare. Prende corpo con un’organizzazione da far invidia ai top club italiani: un sito internet all’avanguardia, dove tra statistiche, video e resoconti di allenamenti e partite gli Ultrattivi possono davvero interagire con giocatori e staff tecnico; un ufficio stampa professionale con sede a Monza e persino un piano personalizzato di merchandising. Sono questi gli strumenti attraverso cui l’utopia di partecipazione democratica applicata al calcio diventa realtà. Con in testa un modello illustre, il Barcellona: “Nel nostro piccolo, vogliamo ricreare quel miracolo di totale empatia fra squadra e territorio che esiste in Catalogna“.

Provare per credere: è sufficiente andare sul sito ufficiale della squadra (www.altamuracalcio.it) per iscriversi ed entrare a far parte della grande community degli ultra-attivi. Per diventare “tifoso attivo” bastano 24 euro all’anno: una volta effettuata l’adesione, è possibile ogni settimana scegliere sul web il proprio undici ideale; la formazione più votata entra in ballottaggio con quella fatta dall’allenatore, e tra le due quella che raccoglie il maggior numero di preferenze va in campo alla domenica. Nel corso della stagione è successo solo in tre occasioni che vincesse la formazione “alternativa”, ma con uno score lusinghiero: due vittorie ed un pareggio.

Versando invece una quota di 100 euro annuali, si diventa “presidente attivo“, e ci si garantisce il diritto di partecipare alle assemblee dei soci (circa una ogni tre mesi). Tutte le decisioni più importanti vengono prese qui, a livello comunitario: dal tesseramento dei giocatori alla fiducia all’allenatore, dalla scelta delle maglie all’approvazione del bilancio. La voglia di partecipazione è tanta, e così sono oltre diecimila gli utenti registrati sul sito: tra questi, ci sono già mille “tifosi-attivi” e duemila “presidenti-attivi”. Che seguono le imprese dei biancorossi di Altamura da ogni parte della Puglia, dell’Italia e persino d’Europa.

Le possibili obiezioni – problemi per le “interferenze” sulle decisioni dello staff tecnico, anarchia dovuta all’assenza di una dirigenza propriamente detta, conflittualità interna fra i tifosi – vengono spazzate via dai risultati: per il prossimo anno i dirigenti sono convinti di segnare un utile sul bilancio, oltre ai 50mila euro che serviranno per affrontare la stagione; e sul campo gli Ultrattivi vanno che è una meraviglia, con la promozione in Seconda Categoria appena conquistata. “E per il futuro pensiamo in grande: dato il successo dell’iniziativa, siamo convinti che questo sia solo un punto di partenza. Anche se siamo ancora nelle categorie inferiori ragioniamo già come un club di serie A. Degli Ultrattivi Altamura sentirete parlare ancora”, assicura Fiore.

Certo, la strada per verso il professionismo è lunga ed irta di ostacoli: quando il gioco si farà serio, potrebbe non essere facilissimo far quadrare esigenze tecniche ed economiche. Ma per adesso gli Ultrattivi sognano: in una regione, la Puglia, dove il calcio rischia di scomparire tra scandalo scommesse, crack finanziari e atavica mancanza di investitori, loro potranno dirsi artefici della propria fortuna. E poi hanno realizzato un sogno: si dice da un pezzo che gli italiani sono un popolo di santi, poeti ma soprattutto allenatori; beh, gli altamurani lo sono per davvero. E, a quanto pare, se la cavano alla grande.

Articolo Precedente

Patagonia 1942, il mondiale fantasma

next
Articolo Successivo

Il ritorno di Zeman, l’eretico del pallone. “Vorrei che la Roma offrisse emozioni”

next