La competenza delle donne, la loro energia, la loro passione, è un giacimento quasi del tutto inesplorato, a cui attingere speranza e novità, in questi tempi ripetitivi e tristi.

Marco Doria, eletto sindaco di Genova con il 59,71% dei voti, dopo aver trionfato alle primarie, l’ha capito e ha composto una giunta che, nonostante la perversa ostinazione dei media, non chiamerò “rosa”, bensì “finalmente democratica”. Una giunta equilibrata, dove i due generi di cui si compone l’umanità sono rappresentati equamente. Paola, Carla, Valeria, Annamaria, Elena e Isabella non sono una “valanga rosa”, sono sei professioniste generose che, rinunciando ciascuna al suo lavoro, si sono messe a disposizione del bene comune: gestire una città, migliorare la vita delle cittadine e dei cittadini.

Doria l’aveva promessa in campagna elettorale, una giunta finalmente democratica e poi l’ha fatta veramente (in un Paese normale sarebbe ovvio, da noi stupisce): è un matto? è un santo? ha la moglie in “Se non ora quando”? È, più che altro, un uomo intelligente: ha capito che non si può continuare a lasciare in panchina le facce più nuove, le mani più pulite. E soltanto perché non portano i pantaloni. O almeno non sempre.
Il Fatto Quotidiano, 1 Giugno 2012
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