” Il gelo che c’è qua, paragonato al gelo della politica rispetto a questa vertenza, devo dire che è niente…” (Oliviero Cassini, Milano 30 gennaio 2012)

A Milano è passata la storia più volte: è passato il coraggio come la vigliaccheria, l’azione come l’inerzia. È a Milano che l’immobilismo di tanti, che non avevano vigilato sugli squadristi che da piazza san Sepolcro fondarono i fasci di combattimento e giocarono alla marcia su Roma, permise anche l’ultima, suprema, vergogna: dal dicembre del 1943 al maggio del 1944, su carri bestiame, centinaia di persone furono deportate ad Auschwitz dal binario 21 della Stazione Centrale. Ed è a Milano, proprio in quella stazione e a quel binario, che da due mesi lottano i lavoratori dei treni notte licenziati e non solo loro. Sotto quella torre, in un inverno che da tempo non si ricordava, c’è la parte migliore del Paese, da quella che solidarizza con chi perde il lavoro a quella che crede ancora nell’articolo 5 della Costituzione (cioè nel fatto che l’Italia sia una e indivisibile, a prescindere dalle scelte di Trenitalia).

Il Binario 21 è diventato allora un simbolo che Carmine, Giuseppe e Oliviero hanno adottato, loro malgrado o di proposito non saprei, del legame tra passato e presente, tra l’annullamento totale dell’umanità nella deportazione e la sottrazione della dignità di avere un lavoro onesto in un mondo governato dalla logica speculativa dell’interesse a prescindere.

Dall’alto di quella torre, Oliviero Cassini, al 58esimo giorno, ha raccontato il suo pensiero:

“La società civile è quella che ci dà… che dà forza a questa torre. Più la società civile si allarga alla base di questa torre e più questa torre è forte. Ma è forte soprattutto per sottolineare e ribadire che i diritti della Costituzione sono inviolabili e nessuno si può permettere, chiunque sia, di svegliarsi al mattino e dire da domani facciamo come dico io, perché se passa questo principio io credo che veramente ci dobbiamo mettere in allarme per quanto riguarda la nostra democrazia in Italia.”

Parole semplici, che dovrebbero illuminare una nuova epoca. Perché, come dopo la vergogna delle deportazioni ci fu uno dei capitoli più entusiasmanti ed edificanti della nostra storia, il riscatto del popolo italiano, la stesura della Carta Costituzionale, così, oggi, con la lotta per la dignità è necessario giungere ad un’analoga vittoria, i cui primi segnali si possono già notare sulla banchina del binario. In una crisi che invita all’individualismo, sotto la torre si sperimenta invece la condivisione, l’impegno, la lotta comunitaria: Carmine e Giuseppe, sfiniti, sono scesi e presto, ad affiancare l’irriducibile Oliviero, è arrivato Stanislao. Tra declassamenti, agenzie di rating e piani di austerity, al binario 21 emerge, come mi ha scritto il mio amico Filippo, uno spread meraviglioso: “l’enorme spread tra quanto ho dato loro e la grande ricchezza che ne ho ricevuto.” A questi lavoratori e a tutti coloro che soffrono e lottano, continua Filippo, l’augurio di uno spread smisurato, “quello tra il dolore che patiscono ora e i magnifici frutti che nasceranno.”

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