Non ci sono misteri, ma ragioni di ‘riservatezza’. Ovvero: se il Comune di Napoli non ha fornito notizie precise su costi, tempi, modi e circostanze dello smaltimento della spazzatura napoletana attraverso le navi dirette verso l’Olanda – dove verranno inceneriti in impianti locali – , la ragione è da ricercarsi nel timore di veder fallire l’operazione sotto i colpi dei ‘nemici’ della rivoluzione arancione. Una linea dettata in questi ultimi mesi – ce ne sono voluti sei dall’inizio delle trattative per vedere salpare la prima nave – dal sindaco Luigi de Magistris e dal suo vice con delega all’Ambiente, Tommaso Sodano. Nella consapevolezza che proprio sulla partita dei rifiuti si gioca buona parte della credibilità della loro amministrazione.

Ed allora per ricostruire i dettagli dell’accordo grazie al quale Napoli “respirerà per un po’” (copyright de Magistris) bisogna affidarsi a fonti dei Paesi Bassi. Dal ministero olandese delle Infrastrutture, attraverso la portavoce Marie-Christine Reusken, spiegano che l’intesa riguarda “200mila tonnellate di rifiuti, ovvero una quantità pari al 3 per cento del totale della capacita degli 12 inceneritori olandesi”. I rifiuti partenopei saranno per un quarto bruciati a Rotterdam, in un inceneritore dell’impresa Van Gansewinkel. Gli altri 3 quarti verranno scaricati nell’impianto della E.ON, a Delfzijl, nel nordest dei Paesi Bassi. La capacità totale degli inceneritori olandesi è di una quantità di 7 milioni di tonnellate. Per 6 ai 6,25 milioni di tonnellate bruciano rifiuti olandesi. La capacità restante viene usata per incenerire rifiuti che vengono dall’estero. La monnezza napoletana è così in compagnia di quella proveniente dalla Germania e dall’Inghilterra. Commenta Geertjan Pastoor, consulente del E.ON: “Nemmeno con il Regno Unito è facile fare questo tipo di affari”.

Non che la ‘pratica napoletana’ sia stata semplice. In Olanda si sono levate diverse voci contrarie all’operazione. Il ricordo delle catastrofiche emergenze rifiuti degli anni passati e il peso della camorra nel business della spazzatura hanno provocato una lesione dell’immagine di Napoli difficile da riparare. Per avere conferma, basta leggere le parole di Henk Van Gerven del Partito Socialista: “Trasportare immondizia è sempre una attività inutile, ma ciò diventa peggio se noi facendo questo aiutiamo addirittura la mafia italiana. E non si aiuta la popolazione locale con questo tipo di soluzioni. Gli italiani devono curare in proprio lo smaltimento di rifiuti. Trasportandoli e traslocando i problemi in Olanda, significa che la mafia può tranquillamente continuare a frustrare il processo, e scaricare dei rifiuti come gli viene”.

Anche da quelle parti, poi, esiste un’accesa polemica sul tasso di inquinamento prodotto dagli inceneritori. Il sottosegretario del ministero Infrastruttura e Ambiente Joop Atsma precisa che “il riciclo di rifiuti viene prima. Ora stiamo sull’ 80 per cento e vogliamo andare sull’83 per cento. Con questi dati siamo al top del mondo, e intendiamo rimanere lì”. Il sottosegretario però aggiunge che considera come condizione assoluta il fatto che le emissioni siano limitate al minimo. “L’Olanda mette seri limiti ai valori di emissione”. Ma la qualità dell’area olandese, secondo fonti locali, è pessima e contiene livelli di polveri fini troppo alti. Senza dimenticare che negli ultimi dieci anni in Olanda sono stati costruiti molti inceneritori grazie a incentivi del governo – adesso sono ben 12 – sulla previsione dell’arrivo di spazzatura straniera. L’Olanda infatti ricicla l’80 per cento dei rifiuti olandesi, 16 per cento dell’immondizia viene bruciata con il sistema del riuso del calore per l’industria o il riscaldamento urbano, e il 4 per cento finisce in discarica. Per cui l’attuale quantità di istallazioni sta producendo un ‘problema di sopra-capacità’. Van Gerven aggiunge: “E non credo che la popolazione abbia tanta voglia di respirare il fumo dei rifiuti-mafiosi. Finiamola con queste stupidaggini”.

Rimane l’incognita dei prezzi dello smaltimento pagati da Napoli. Paul Horsthuisn, della direzione della compagnia Twence, sottolinea: “Il materiale italiano può portare dei rischi e ciò influisce sulle tariffe”. Nessuno dei portavoce o manager delle altre imprese coinvolte nelle trattative vuole indicare il prezzo concordato. Nemmeno Horsthuis dà indicazioni. Ma fa capire che la cifra può variare da impresa a impresa. E dall’esito di trattative di libero mercato. Tim Kezer del Gruppo Van Gansewinkel racconta: “Una delegazione napoletana si è recata qua, per guardare i nostri impianti. Le trattative sono state fatte direttamente col sindaco de Magistris”.

In Olanda il mondo dello smaltimento di rifiuti conosce una concorrenza forte, proprio per la situazione di ‘sopra-capacità’ degli impianti, e ciò rende importantissimo fare affari con altri Paesi europei. Una fonte da sempre ben inserita nello smaltimento di rifiuti, che però vuole restare anonima, rivela: “Il costo per tonnellata di rifiuti da bruciare in un inceneritore olandese ha un prezzo tra i 60/80 euro. Certo, poi bisogna guardare quali sono stati gli accordi fatti con il comune di Napoli. Come sono organizzati i trasporti. Se gli impianti si occupano del trasporto e delle navi la cosa cambia. E anche se ci sono dei rifiuti pericolosi”. A Napoli invece era trapelata la cifra, ben più alta, di 140 euro a tonnellata. E Kezer, ad accordo ormai concluso e con la prima nave in partenza per il ritorno, reagisce così: “Non facciamo dichiarazioni sulle tariffe. Quando la nave sarà partita manderemo una dichiarazione alla stampa, e saprete anche la quantità di tonnellate caricata”.

di Vincenzo Iurillo e Cecile Landman

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