Provate ad andare sul sito di Nonciclopedia e sarete accolti in home page da questo annuncio: “Attenzione: questo non è uno scherzo. Nonciclopedia chiude i battenti a tempo indeterminato per colpa di quelle persone che si prendono troppo sul serio. Un sentito ringraziamento a Vasco Rossi e il suoi avvolt… avvocati. E purtroppo non è uno scherzo”.

Ci risiamo. Il rocker di Zocca, dalla sua convalescenza dopo i vari ricoveri a Bologna, a Villalba, dove attualmente si trova, e le cause offuscate da indiscrezioni, smentite e comunicati ufficiali, si sta godendo gli effetti di un’azione intrapresa un anno e mezzo fa. Era il febbraio 2010 e allora se l’era presa con uno dei tanti siti “collaborativi”, Nonciclopedia, di quelli che, sul modello dell’enciclopedia online Wikipedia, vengono alimentati dagli utenti. E invece di prendere mouse e tastiera per modificare – come peraltro questo genere di pubblicazioni elettroniche consente a tutti per correggere testi ritenuti inesatti, carenti o denigratori –, ha preferito allertare i suoi avvocati perché ricorressero alle vie legali.

Oggetto del conquibus, dunque, la versione satirica della biografia del cantante emiliano, al quale quei toni dissacratori non sono piaciuti affatto. E così il primo atto del braccio di ferro è stato per gli amministratori del sito prima un interrogatorio di fronte alla polizia postale e poi la rimozione della pagina incriminata. Infine l’oscuramento di tutta la piattaforma web. E di qui la reazione degli internauti.

Tra “chi dice no”, tanto per citare un successo di Rossi, c’è tantissima gente. Se un trecento sono stati i messaggi di solidarietà diretta agli amministratori di Nonciclopedia, la vera ondata di rimostranze si sta giocando in queste ore sui social network. Come gli utenti non hanno perdonato l’inesistente tunnel tra Ginevra e il Gran Sasso che il ministro Maria Stella Gelmini annunciava di aver finanziato per far correre più forte della luce i neutrini sparati dal Cern, anche stavolta le beffe si concentrano su Facebook e Twitter.

Dove gli utenti, oltre a dimostrare esplicita rabbia per un provvedimento percepito come eccessivo, hanno lasciato spazio alla satira ancora più feroce di quella di Nonciclopedia. C’è chi sta scrivendo che “una coppia ha usato una canzone di Vasco come sottofondo per il loro amplesso, l’avvocato di Vasco fa chiudere YouPorn… lei era brutta?” e chi, sempre sul canale #VascoRossi di Twitter, va via più tagliente: “Chi non sa ridere di se stesso è morto al mondo”. Leggere per credere.

Non meglio va sul più celebre dei social network, Facebook, dove la pagina del rocker è stata presa d’assalto. Sotto al video postato in bacheca sotto la dicitura “clippino”, è partita un’ondata di commenti che depreca il provvedimento che oscura le pagine dell’enciclopedia satirica. “La tua pagina mi offende posso chiamare i miei avvocati per farti chiudere?” scrive qualcuno mentre per qualcun altro, rivolgendoglisi direttamente, gli fa notare che “hai rotto veramente sul serio”. E così per migliaia di interventi degli utenti.

Chissà che ora il pool legale non se la prenda anche con Mark Zuckerberg, il giovanissimo babbo di Facebook, che dopo le ripetute accuse di violazioni della privacy non si veda aggiungere anche quelle dell’acciaccato principe del rock d’origine modenese.

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