A portare le ragazze ad Arcore per partecipare ai festini bollenti in compagnia del presidente del Consiglio non era Nicole Minetti, ma Gianpaolo Tarantini. E’ questa la novità della linea difensiva dell’avvocato Pier Maria Corso che difende la consigliera regionale lombarda dalle accuse di induzione e favoreggiamento della prostituzione. Secondo il legale, Silvio Berlusconi non aveva bisogno della Minetti come intermediario per portare le ragazze ad Arcore perché se ne occupava direttamente l’imprenditore barese al centro delle inchieste di Bari e Napoli.

La novità è emersa oggi durante l’udienza preliminare davanti al gup di Milano Maria Grazia Domanico, che si è conclusa con il rinvio a giudizio dell’ex soubrette assieme al direttore del Tg4 Emilio Fede e all’agente televisivo Lele Mora. La prima tappa del dibattimento è stata fissata per il 21 novembre quando i tre dovranno difendersi dall’accusa di aver reclutato ragazze per i festini a luci rosse organizzati dal premier nelle sue residenze.

Da quanto è filtrato dall’udienza, l’avvocato Corso, nel replicare al deposito dei verbali della modella marocchina Imane Fadil, che sta valutando se costituirsi parte civile nel processo, ha detto che le intercettazioni della procura di Bari dimostrano come sia il faccendiere barese a procurare le ragazze per i party del Cavaliere.

A sostegno della sua tesi, il legale cita il casi di Barbara Guerra e Marysthell Polanco che hanno partecipato ai festini sia a Palazzo Grazioli, residenza romana del Cavaliere, sia ad Arcore. Circostanze che, secondo Corso, dimostrano come il giro di ragazze sia lo stesso, quello gestito da Gianpi, presunto ricattatore del premier nonché procacciatore di prostitute, e non dalla Minetti.

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