Non c’è verso. A Massimo D’Alema l’idea del matrimonio tra due persone dello stesso sesso proprio non entra in testa.
L’aveva già dimostrato nel 2007, dichiarando al Corriere che “il matrimonio tra omosessuali offenderebbe il sentimento religioso di tanta gente”. Ci è ricascato ieri, nel 2011, in un’intervista di Zoro, nella quale ha dichiarato: “Il matrimonio è l’unione tra persone di sesso diverso, finalizzato alla procreazione, tra uomo e donna. Questo dice la Costituzione. Le organizzazioni serie del movimento omosessuale non hanno mai chiesto di andarsi a sposare in chiesa, chiedendo invece altro”.
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Come c’era da aspettarsi, queste parole hanno causato dure reazioni, soprattutto da parte delle associazioni omosessuali. I vertici di Arcigay sono giustamente irritati dalle sue dichiarazioni. Giustamente, perchè si tratta di parole inaccettabili.
Iniziamo con quella materia che dovrebbe mettere le cose sul binario giusto, evitando inutili elucubrazioni politiche.
Primo: la Costituzione parla del matrimonio all’art. 29, che dice che “la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. E’ vero che la norma fu scritta nel 1948, cioé quando il 98% dei matrimoni si celebravano con rito canonico, ma a quel tempo già esisteva il matrimonio civile (figlio del codice napoleonico, quindi vecchio di oltre due secoli!), cioé quello regolato dal diritto civile e svuotato del suo contenuto religioso (che non è quindi un sacramento). Non c’è nulla nella Costituzione che suggerisca che il termine indicasse il matrimonio canonico e non quello civile.
Inoltre, quell’articolo è nato monco: esso doveva chiudersi con l’aggettivo “indissolubile“, prodotto della visione cattolica che aborriva il divorzio. Ma tale versione venne proditoriamente eliminata per tre voti con scrutinio segreto in Assemblea costituente. Questo cosa ci dice? Ci dice anzitutto che una lettura della norma attraverso le lenti del magistero cattolico non è stata accolta in seno all’Assemblea costituente. E ci dice anche che una lettura superficiale, come quella che fanno spesso gli esponenti politici del mondo cattolico e lo stesso D’Alema, è metodologicamente sbagliata. Essa va scomposta, ragionata e compresa.
L’art. 29, oltre a essere nato monco, è pure grammaticalmente e logicamente viziato. Già, perché parla di “società naturale“, ma poi la fonda sul “matrimonio“, che invece in natura non esiste ed è piuttosto il prodotto del diritto. Il riferimento alla società naturale, che prescinde quindi da quello al matrimonio, ha un significato politico preciso: quello di evitare, come faceva il fascismo, di considerare la famiglia come un organo pubblico, un ordinamento a servizio dello Stato e, di conseguenza, uno strumento per l’attuazione dei programmi politici del governo. La famiglia – ci dice l’art. 29 – è naturale nella misura in cui preesiste allo Stato. L’art. 29 si limita a dire questo.
Sotto un altro aspetto, non c’è dubbio che i costituenti del 1948 s’immaginassero soltanto il matrimonio eterosessuale: allora, i gay erano considerati dei malati, persone da evitare e anzi da esiliare. Ma usare la Costituzione come grimaldello per opporsi alle richieste dei diritti civili di gay e lesbiche è sbagliato. Giuridicamente e politicamente. Oltre che offensivo. Non occorre essere fini di mente per rendersi conto di quanto sia pericoloso usare la Costituzione contro un intero gruppo di cittadini. Non ricorda qualcosa?
I nostri Padri costituenti, pertanto, hanno voluto scrivere l’art. 29 della Costituzione proprio per evitare che i politici usassero la famiglia come strumento politico. Che cioè la usassero come ritratto di questa o di quella concezione del mondo, ad esclusione di tutte le altre. Che se ne servissero, in altre parole, in funzione ideologica. Proprio come fa Giovanardi, quando dice che la pubblicità dell’Ikea è contro la Costituzione. Proprio come fa D’Alema ora.
Estremamente naïf, poi, è il riferimento alla procreazione. Banale, insulso, giuridicamente irrilevante, come sanno tutti gli studenti che devono dare l’esame di diritto privato. Ma che avvicina D’Alema alla Chiesa cattolica. Non a caso, il discorso sui matrimoni s’inserisce accanto a quello di un’alleanza con l’Udc. Un’alleanza per fare cosa?
Non fa un po’ rabbrividire anche solo l’idea? Mi vien quasi da pensare che i cattocomunisti esistano davvero.
Tralascio il riferimento di D’Alema alle organizzazioni “serie“. Meno male che la serietà non si misura dal tenore di certi discorsi politici.
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La Redazione
Palermo, 7 feb.(Adnkronos) - Lunedì 10 febbraio alle ore 16:30 presso Villa Airoldi a Palermo, il coordinatore della struttura di missione della ZES per tutto il Mezzogiorno d’Italia, Giosy Romano, parteciperà all’incontro promosso dal responsabile per le politiche del Mezzogiorno di Fratelli d’Italia, Carolina Varchi. Sarà l’occasione per fare il punto sui numeri del primo anno di ZES unica e illustrare le opportunità per il 2025. L’incontro è rivolto ad imprese, professionisti, investitori e associazioni di categoria, per illustrare le politiche del Governo Meloni in materia di semplificazione degli adempimenti amministrativi e burocratici, agevolazioni fiscali e investimenti, per favorire il rilancio del tessuto produttivo e l’ insediamento di nuove attività nelle regioni del Sud, in un’ottica unitaria di rilancio del sistema produttivo.
Palermo, 7 feb. (Adnkronos) - Rolex, gioielli, denaro e altri beni, per un valore di oltre 220mila euro, sono stati sequestrati dalla Guardia di finanzia del comando provinciale di Palermo a un noto cantante neomelodico palermitano che risultava nullatenente e la cui famiglia percepiva il reddito di cittadinanza. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Palermo sulla base delle indagini che hanno permesso di ricostruire i redditi conseguiti dall’artista tra il 2016 e il 2022. Il cantante, che nel corso degli anni era stato destinatario di misure di prevenzione personali e al quale in diverse occasioni era stato proibito di esibirsi dal vivo, pubblicizzava attraverso i suoi profili social centinaia di concerti e feste private, "palesando - sottolineano gli investigatori - una professionalità e abitudinarietà nelle prestazioni senza tuttavia aver mai aperto una partita iva".
Proprio i profili social sono stati utili alle Fiamme gialle per ricostruire i compensi percepiti: quasi 850mila euro in 6 anni di attività. Inoltre per gli anni 2018, 2019 e 2021, l’artista si sarebbe reso responsabile del reato di omessa dichiarazione dei redditi e per questo è stato denunciato e il tribunale ha disposto il sequestro per equivalente in relazione alle imposte mai versate. I finanzieri hanno anche approfondito la posizione del nucleo familiare dell'uomo scoprendo che il padre aveva percepito il reddito di cittadinanza dal 2019 al 2022, inserendo nella domanda anche il figlio "disoccupato" e beneficiando così di sussidi per quasi 40mila euro. Anche nei suoi confronti è stato disposto il sequestro per equivalente dei sussidi illecitamente percepiti. Rolex, gioielli e denaro contante sono stati sequestrati durante le perquisizioni eseguite tra le province di Palermo e Napoli.
Palermo, 7 feb. (Adnkronos) - La Protezione Civile Regionale siciliana ha diffuso un avviso per il rischio meteo-idrogeologico ed idraulico, valido fino alle 24 di oggi. Nella giornata, per il territorio palermitano, è prevista allerta gialla.
Milano, 3 feb. (Adnkronos) - La Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) ha dichiarato all'unanimità "irricevibile" il ricorso presentato dalla difesa di Alberto Stasi condannato, nel 2015, in via definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi uccisa il 13 agosto 2007 a Garlasco (Pavia). Stasi reclamava "una violazione del suo diritto a un processo equo, per quanto riguarda il principio della parità delle armi" lamentando che nel processo d'appello bis non sarebbe stato ascoltato un testimone "decisivo" a dire della difesa.
Per la corte, invece, la condanna si basa "su vari elementi di prova" e le dichiarazioni del teste agli inquirenti "lungi dall'essere decisive per determinare la responsabilità penale dell’interessato, sono semplicemente servite a corroborare tutte le prove a carico" si legge nella sentenza. In tal senso, l'ultima decisione della corte d'Assise d'Appello di non sentire nuovamente il testimone "non ha compromesso l'equità del procedimento penale a carico del ricorrente. Pertanto, il ricorso deve essere respinto in quanto manifestamente infondato".
La decisione potrebbe così mettere la parola fine a uno dei casi giudiziari più lunghi degli ultimi anni, mentre Stasi, oggi quarantenne, già da tempo beneficia del lavoro esterno fuori dal carcere di Bollate.
Milano, 6 feb. (Adnkronos) - Quasi un milione di euro. E' questa la cifra che un imprenditore ha versato non rendendosi conto di essere vittima di un raggiro fatto via telefono usando il nome del ministro della Difesa Guido Crosetto. L'uomo che ha denunciato l'accaduto allo stesso Crosetto (suo amico), si è poi rivolto ai carabinieri e alla procura che sta provando a bloccare il bonifico. Almeno due gli imprenditori vittime, solo una per ora la denuncia milionaria presente nel fascicolo, ma il numero delle potenziali vittime è di almeno cinque e sembra destinato a salire.
Roma, 6 feb. (Adnkronos) - 'Chi l’ha vista?'. Il Pd su Instagram prende titolo e logo della trasmissione di Rai 3 e postando la foto di Giorgia Meloni torna a chiedere alla premier di riferire in aula sul caso Almasri. "E' Giorgia Meloni a dover rispondere della vicenda Almasri al Parlamento e al Paese. Basta nascondersi".
Milano, 6 feb. (Adnkronos) - "Ci sono dei soldati prigionieri da liberare pagando un riscatto". E' questa la scusa che, in un caso, è stata utilizzata da chi, fingendosi il ministro della Difesa Guido Crosetto, ha raggirato due imprenditori, i quali hanno denunciato i fatti ai carabinieri e in procura a Milano. Altri tre imprenditori benestanti sono stati contattati dai truffatori che, complice anche l'intelligenza artificiale per camuffare le voci - del ministro, di un sedicente funzionario della Difesa o di un generale - hanno provato via telefono a ottenere ingenti bonifici. Sugli episodi indaga il pm Giovanni Tarzia.
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