A qualche cosa devi pur rinunciare / in cambio di tutta la libertà che ti abbiamo fatto avere / perciò adesso non recriminare / mettiti in fila e torna a lavorare / e se proprio non trovi niente da fare / non fare la vittima se ti devi sacrificare / perché in nome del progresso della nazione / in fondo in fondo puoi sempre emigrare“.
Edoardo Bennato, In fila per tre

Io sono emigrato dieci anni fa. Non solo, o non principalmente, per mancanza di opportunità in patria. Ho avuto la fortuna, ma anche un po’ il coraggio, di emigrare inseguendo un sogno, un’idea. Quest’idea si costruiva a Bruxelles, e qui sono venuto e ho messo in un certo senso radici. Altri hanno un po’ meno fortuna e ho l’impressione che la situazione sia peggiorata in questi dieci anni.

Ricevo e pubblico (con il consenso dell’interessato, e proteggendone la privacy) una mail da un mio ex tirocinante (stagiaire in gergo locale), che mi pare emblematica della situazione dei giovani italiani (nel senso di ventenni, non di quarantenni) di oggi. Io tengo duro, come suggerito.

Ciao Giancarlo,

Come stai? E’ parecchio tempo che non ci sentiamo.
Io tutto bene, come vedi dalla mia mail la crisi mi ha portato a diventare un lavoratore di una multinazionale americana a Barcellona ;-) Sono più o meno tre mesi che sono qui, e ti confesso che non ho ancora capito esattamente in cosa consistano le mie funzioni. Lavoro nel cosiddetto “canale operazioni” e più o meno mi occupo di coordinare la gestione degli ordini di computer e stampanti sul mercato italiano.  Faccio un po’ da punto di contatto tra la Supply Chain, la logistica, i commerciali  e i cosiddetti partner, occupandomi di risolvere problemi per quanto riguarda le spedizioni di prodotti sul mercato italiano.

In generale non è un lavoro molto emozionante, però pagano molto bene, ho un contratto serio (a tempo indeterminato) e c’è un ottimo ambiente di lavoro: il mio team è misto Italia/Francia e siamo tutti ragazze/i tra i 23 e 35 anni. Poi l’azienda ha un’organizzazione interna molto particolare, rapporti informali tra dipendenti e management, retorica corporativa praticamente assente e un messaggio incentrato sulla valorizzazione del singolo lavoratore.

Insomma, data l’infelice situazione economica del sud Europa e le difficoltà della mia generazione a trovare un lavoro degno, io non posso proprio lamentarmi… anche se ti confesso che un lavoro così io lo posso fare al massimo un anno, poi se sarò ancora qui chiederò di essere spostato a fare qualcos’altro, o cercherò un altro lavoro con una maggiore vocazione sociale.

E tu invece cosa mi racconti? Come sta la tua famiglia? Sono tempi duri per il sogno europeo e l’altro giorno pensavo che per una persona come te, preparata onesta e che crede nell’Europa, non deve essere per niente facile essere dentro le istituzioni, dato il manipolo di incompetenti e servi dei banchieri che oggi comandano.

Tieni duro Giancarlo!!!
Un abbraccio e a presto,

Filippo

Disclaimer
: Come riportato nella bio, il contenuto di questo e degli altri articoli del mio blog è frutto di opinioni personali e non impegna in alcun modo la Commissione europea.

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