Sono questi i momenti in cui si stacca dal pendio irto delle difficoltà quotidiane e ti piomba addosso la slavina crudele della realtà. Quando capisci senza ombra di dubbio di essere e di essere sempre stato uno sfigato. Irrimediabilmente, senza appello, anzi neache un riesame.

Ti sei arrabbattato per anni con la tua aziendina o il negozietto, messo in piedi con i risparmi, i sacrifici e qualche aiuto di parenti. Poi vai in banca per rinnovare il fido. Il funzionario lancia occhiate condiscendenti alla tua pratica e con aria desolata allarga le braccia, scrolla le spalle, aggrotta la fronte e ti informa che hanno avuto ordini superiori (te lo fa intuire l’occhio che rotea verso l’alto) di restringere i crediti, di essere più prudenti, di valutare le esposizioni. E tu allora chiedi se almeno la vecchia domanda per un mutuo ha qualche speranza; in fondo hai gia’ racimolato un terzo del prezzo dell’immobile, non ci dovrebbero essere grossi ostacoli. Il solerte funzionario nemmeno profferisce verbo, si limita a scuotere leggermente la testa, con malcelato fastidio.

Quasi ti rassegni. Bisogna capirli questi banchieri. Perché sbattersi a dare prestiti alle aziende o pagare interessi ai clienti quando possono prendere tutti i soldi che vogliono a tasso (quasi) zero dalla Banca Centrale Europea, e comprare titoli di Stato lucrando un due o tre percento senza sforzi, il tutto a spese del contribuente? E se uno dei governi di cui comprano titoli va in bancarotta, non c’è da temere, la Banca Centrale Europea stampa subito moneta allegramente per comprare i titoli e salvare i banchieri, sempre a spese del contribuente, s’intende, strafottendosene dei Trattati. Per di più i governi, insieme al Fondo Monetario Internazionale, hanno messo da parte quasi un altro trilione per la bisogna. Indovinate a spese di chi?

Insomma le banche fanno ricchi profitti intermediando tra due branche del settore pubblico, la banca centrale e il Tesoro, senza correre alcun rischio. Quindi comprendi che non c’è bisogno di trattare quelli come te con un minimo di considerazione. Sei una scoria del sistema, un irritante contrattempo per chi deve rimpinguare il bonus. Ti consoli pensando che non sei l’unico, tutte le imprese sentono stringere i cordoni della borsa, tutti navigano a vista, anzi sei un fortunato, il tuo vicino invece ha chiuso i battenti da tre mesi.

Poi leggi che uno dei “furbetti del quartierino” ha ottenuto 180 milioni sull’unghia da una banca per un progetto immobiliare. Rileggi il titolo, poi l’occhiello e poi tutto l’articolo. Non hai mangiato inavvertitamente funghi messicani e nemmeno mozzarella blu: 180 milioni investiti proprio nel settore che in tutto il mondo è andato tragicamente a picco, trascinandosi tre quarti del sistema bancario planetario, ed è oggi placidamente adagiato sul fondo senza speranza di riemersione.

E di botto la realtà ti si staglia sulle retine minzolianamente atrofizzate, come quando al cinema 3D inforchi gli occhiali e ti appaiono magicamente gli Avatar. Capisci che la vera mafia in questo paese non sono quei fessacchiotti con la lupara a tracolla. Sono altri. Ad esempio quelli che immancabilmente riescono a mettere le mani sugli immobili e le aree dismesse dai grandi enti pubblici. Che in seguito se li rivendono tra loro a prezzi lievitati. Che poi vanno dalle banche a chiedere prestiti garantiti (si fa per dire) da quelle girandole. O forse da quei giri. Giri a cui tu che non hai riportato pesanti condanne penali, non ti sei tagliato le vene in carcere, non hai evaso il fisco per centinaia di milioni, non hai fatto bancarotta e nemmeno uno straccio di aggiotaggio (senza contare le scarse frequentazioni di attricette in disarmo), non apparterrai mai.

Ti illudevi che almeno gli occhiuti ispettori di Bankitalia qualche reminiscenza dei furbetti avrebbero dovuta conservarla, visto che l’olezzo delle colonie veneto-ciociare a buon mercato ancora aleggia negli austeri saloni di Palazzo Koch (non solo negli anfratti e i sottoscala che conducono ai mitici ingressi secondari). Presumevi che nuovi exploit venissero bloccati sul nascere, insomma che ci fosse chi vigilasse visto che sulle targhe fuori dai loro uffici c’è scritto, per l’appunto, Vigilanza. Presumevi.

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