Niente più “regalino” a Urbano Cairo. Non direttamente, almeno. Nella versione finale della legge di bilancio 2018 trasmessa al Senato non c’è il contributo da 6 milioni di euro, 2 all’anno per un triennio, per la realizzazione del Giro d’Italia (di proprietà di Rcs), che aveva scatenato tante polemiche. Così come non sono più previsti in maniera esplicita altri provvedimenti annunciati, dal finanziamento alla FederCalcio per gli Europei Under 21 al bonus “mamme atlete”. In compenso, nasce un fondo unico per lo sport, dal valore medio di una decina di milioni di euro l’anno e a disposizione direttamente della Presidenza del Consiglio, che il governo potrà utilizzare a proprio piacimento. Pure per questi interventi, anche se probabilmente i soldi stanziati non basteranno per mantenere tutte le promesse.

La settimana scorsa un articolo de ilfattoquotidiano.it aveva messo in luce gli aspetti più controversi del contributo al Giro d’Italia: simbolo del nostro Paese e grande evento internazionale, certo, ma pur sempre organizzato da una società privata (Rcs sport), parte del più importante gruppo editoriale d’Italia quotato in borsa, che si sarebbe ritrovata a gestire soldi pubblici. Un’anomalia che non poteva passare inosservata. Negli ultimi giorni il ministro per lo Sport, Luca Lotti, aveva cominciato a preparare il terreno per una parziale retromarcia: ai tanti commenti che sulla sua pagina Facebook gli rinfacciavano il “regalo” all’editore Urbano Cairo (a capo di Rcs), lui aveva risposto più volte in modo polemico “Dov’è scritto?”. Come se il finanziamento fosse solo un’invenzione giornalistica. Ed in effetti, nel testo della legge di bilancio non se ne trova traccia: è scomparso nel passaggio dalla bozza alla versione definitiva, su cui lavorerà il Parlamento.

Sarà che nel testo iniziale si faceva menzione specifica della Corsa Rosa solo perché in attesa di “una soluzione più ampia, completa e strutturale”, come trapela dal ministero. O forse a Palazzo Chigi hanno semplicemente fiutato il pericolo di un nuovo caso mediatico, dopo quello dello scorso anno sulla Ryder Cup. Sta di fatto che il governo ha voluto evitare ogni possibile polemica, eliminando i singoli interventi e creando un apposito “Fondo unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano”, da  37,7 milioni di euro per quattro anni (così ripartiti: 12 milioni per il 2018, 7 per il 2019, 8,2 per il 2020 e 10,5 per il 2021).

Il governo se l’è studiata bene: così il ministro Lotti, e chi gli succederà nella prossima legislatura, avrà a disposizione un tesoretto da gestire a piacimento fino al 2021. Il testo chiarisce anche le finalità del fondo: “incentivare l’avviamento della pratica sportiva per le persone disabili”, “sostenere la realizzazione di eventi calcistici di rilevanza internazionale” e di “altri eventi sportivi di rilevanza internazionale”, “sostenere la maternità di atlete non professioniste”, “garantire il diritto alla sport dei minori attraverso campagne di sensibilizzazione”. Di fatto, si tratta delle misure a cui prima erano dedicati articoli specifici, a dimostrazione che gli interventi annunciati sono ancora tutti nei piani di Palazzo Chigi: dal contributo al Comitato Paralimpico (che intanto riceverà comunque 3 milioni dall’Inail) agli Europei Under 21 del 2019, dal bonus “mamme atlete” (su cui già si ponevano problemi per l’individuazione della platea delle beneficiarie), al contributo alla Corsa Rosa, appunto.

Intanto, però, la parola “Giro d’Italia” è sparita dalla manovra: il che significa che il finanziamento non sarà più automatico. Per attribuirlo, ci sarà bisogno di un apposito decreto del presidente del Consiglio dei ministri, con cui entro il 28 febbraio di ogni anno verrà stabilito le modalità di utilizzo del fondo. E chissà che in questo modo, in assenza di un riferimento specifico agli organizzatori del Giro, i contributi pubblici non servano davvero a promuovere lo sport e il territorio, senza finire nelle mani di Rcs.

Twitter: @lVendemiale

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