Nel massacro di Manchester, per cui allo stato sono otto le persone arrestate e secondo il capo della polizia Ian Hopkins sono stati trovati “elementi significativi per le indagini”, è stato usato l’esplosivo Tapt, lo stesso utilizzato negli attacchi del 13 novembre 2015 a Parigi e del 22 marzo 2016 a Bruxelles. L’ultima informazione che trapela da Washington sull’inchiesta porta la firma del deputato statunitense Mike McCaul, presidente dell’House Homeland Security Committee. “Non abbiamo a che fare con un lupo solitario – ha detto McCaul all’Associated Press – c’è un network di terroristi ispirati dall’Isis“. L’ennesimo di una serie di leak che tra martedì e mercoledì avevano irritato le forze di sicurezza britanniche e che precede la decisione di oggi: la polizia di Manchester ha interrotto con gli Usa la comunicazione delle informazioni sull’attentato di due giorni.

Mercoledì Amber Rudd era stata chiara: “Vogliamo controllare il flusso di informazioni per proteggere l’integrità dell’operazione, l’elemento sorpresa, quindi è irritante se vengono diffuse da altre fonti e sono stato molto chiaro con i nostri amici che non deve accadere di nuovo”, sibilava seccata la ministra dell’Interno alla Bbc. Per poi assicurare al termine della riunione del comitato di crisi Cobra: “Le autorità Usa hanno garantito che non ci saranno più fughe di informazioni”. Londra era andata su tutte le furie perché i media americani per primi avevano diffuso l’identità dell’attentatore e poi avevano dato la notizia che nell’Arena di Manchester aveva agito un kamikaze. Nella serata italiana, poi, il New York Times aveva pubblicato una serie di immagini raccolte sul luogo dell’esplosione che mostrano come l’attentatore abbia utilizzato un ordigno “sofisticato”, rudimentale ma potente con esplosivo trasportato presumibilmente “in un contenitore di metallo, nascosto o in una maglietta nera oppure in uno zainetto blu di marca Karrimor e probabilmente attivato tramite un piccolo detonatore tenuto nella mano sinistra”.

“Siamo furiosi”, ha confidato una fonte di Whitehall al Guardian. La premier britannica Theresa May solleverà la questione con Donald Trump che incontrerà a Bruxelles per il vertice della Nato: “Chiarirò al presidente che le informazioni di intelligence condivise tra le nostre autorità devono restare al sicuro”. “Questo – ha aggiunto la fonte – è completamente inaccettabile. Quelle immagini diffuse dall’interno del sistema Usa saranno angoscianti per le vittime, le loro famiglie e un pubblico più ampio. La questione sarà sollevata a tutti i livelli rilevanti dalle autorità britanniche con la loro controparte Usa”. E venerdì il segretario di Stato americano Rex Tillerson farà la sua prima visita ufficiale in Gran Bretagna per esprimere solidarietà dopo l’attentato. Con il ministro degli Esteri Boris Johnson scriverà “messaggi di condoglianze per le vittime dell’attacco e discuteranno di politica estera”.  La gestione di informazioni sensibili e confidenziali da parte degli Usa è nell’occhio del ciclone dopo lo scoppio dello scandalo del Russiagate. “Se necessario i colpevoli delle fughe di notizie dovranno essere perseguiti col massimo della pena”, la posizione affidata dalla Casa Bianca a una nota.

Libici a Manchester: “Abedi radicalizzato in Libia” – Proseguono intanto le indagini su Salman Abedi e sul “network di terroristi” cui apparteneva. Il terrorista si è “probabilmente radicalizzato in Libia”, hanno riferito fonti della comunità libica di Manchester, mettendo in dubbio che si possa essere convertito all’Isis in Gran Bretagna. E ipotizzando che in Libia possa essere anche chi lo ha aiutato a preparare la bomba. La comunità si sente ora “sotto pressione” nel Regno, ma assicura di aver “sempre collaborato” e di “voler collaborare con la polizia”.  Mercoledì la polizia britannica ha confermato l’arresto del fratello 23enne Ismail, mentre le forze di sicurezza libiche della Rada hanno arrestato il padre Abu Ismail – considerato membro del Libyan Islamic Fighting Group, vicino ad ambienti di Al Qaeda – e un altro fratello, il 20enne Hashemi. Gli inquirenti d’oltremanica lavorano poi su un elenco di nomi di spicco dell’universo jihadista tra cui quello di Abdalraouf Abdallah, possibile punto di contatto tra ambienti jihadisti britannici e la cellula belga di Mohamed Abrini, quello degli attacchi di Parigi e Bruxelles.

Abedi volò a Dusseldorf 4 giorni prima della strage: arrivava dalla Turchia – Tonti dell’intelligence di Berlino citate da Sky News hanno affermato che quattro giorni prima dell’attacco Salman Abedi era a Dusseldorf, città del Nord Reno-Vestfalia, regione considerata base operativa dei jihadisti di Germania tra i quali Anis Amri, l’uomo che il 19 dicembre aveva ucciso 12 persone lanciandosi con un tir sul mercatino di Natale di Berlino. Secondo il quotidiano Der Tagesspiegel, Abedi era passato da Dusseldorf il 18 maggio per recarsi a Manchester ed era arrivato dalla Libia via Praga. Per il Financial Times, invece, il terrorista arrivava dalla Turchia. Fonti della sicurezza di Ankara hanno riferito ai media locali che effettivamente il 18 maggio Abedi è transitato dall’aeroporto Ataturk di Istanbul per poi volare a Dusseldorf. Non è noto se se prima di allora il terrorista si trovasse in Turchia o abbia solo fatto scalo sul Bosforo. Sempre secondo fonti turche, in passato il kamikaze aveva già utilizzato in diverse occasioni la metropoli come scalo intermedio per i suoi voli tra la Libia e l’Europa.

Indagini su collegamenti tra Abedi e estremisti in Germania – Gli 007 tedeschi hanno aperto una indagine per trovare eventuali legami tra Abedi ed elementi dell’estremismo tedesco. “Non è chiaro quanto tempo abbia passato in Germania”, si scrive ancora Der Tagesspiegel. La polizia tedesca ha fatto sapere che l’attentatore avrebbe soltanto fatto scalo nella città del Nordreno-Westfalia e avrebbe trascorso poco tempo nella zona di transito dell’aeroporto. Nel 2015 Abedi era transitato dall’aeroporto di Francoforte diretto in Inghilterra, forse di ritorno dalla Siria.

007 britannici: “Sventati 18 attacchi dal 2013” – Intanto i servizi segreti britannici rispondono alle critiche mosse alla loro efficienza: secondo la Bbc gli 007 del Regno Unito hanno sventato 18 potenziali attentati dal 2013, tra cui cinque piani elaborati dopo l’attacco a Westminster, a Londra, lo scorso marzo. La polizia ha reso noto, inoltre, di aver effettuato un’esplosione controllata all’alba di oggi nel corso della perquisizione di una abitazione nel quartiere di Moss Side e l’Independent riferisce che i servizi di sicurezza britannici hanno rinvenuto altro materiale esplosivo che avrebbe potuto essere utilizzati in attacchi successivi a quello di lunedì sera.

A Manchester la Regina Elisabetta ha visitato i giovanissimi feriti e ricoverati nella clinica pediatrica della città: “Un attacco malvagio. È terribile aver preso di mira un evento del genere”. In una città che vuole restare unita: “I terroristi vogliono dividere le nostre comunità. Chi risponde con rabbia cade nella loro trappola, quello che dobbiamo fare è restare uniti. Questa è l’unica risposta al terrorismo”, ha detto il sindaco di Manchester Andy Burnham intervistato da Sky News.

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