Adele Chiello Tusa, nelle prime settimane di maggio, avrà una prima risposta agli interrogativi che lei stessa ha dovuto porre dopo la morte di suo figlio Giuseppe. Negli stessi giorni, la Cassazione stabilirà se per l’ex capitano Francesco Schettino bastano 16 anni o merita una pena più dura. Non manca molto, poi, al momento in cui la procura di Bari chiuderà la lunga indagine sul disastro del Norman Atlantic. Ventisei anni dopo la notte di Livorno, infine, Silvio Lai, presidente della commissione d’inchiesta del Senato sulla tragedia del Moby Prince, dice che “niente ci fa paura né ci fermerà”. Il 2017 sarà un anno importante per le vittime delle tragedie del mare: traghetti, navi da crociera, cargo. Potrebbe diventare un anno simbolico, perché molte verità potrebbero finalmente essere ricostruite, trascinando con sé responsabilità finora rimaste sospese o più spesso escluse dagli accertamenti.

Le anomalie: Norman e Concordia – Come le anomalie che tengono insieme i disastri del Norman Atlantic e della Costa Concordia. Chiuso da poco l’incidente probatorio, i pm della procura di Bari dovranno decidere sul rinvio a giudizio degli indagati – tra cui armatore e responsabile della compagnia noleggiatrice – per il rogo del traghetto che navigava vicino alle coste albanesi nel dicembre 2014. La mancanza di energia elettrica e i problemi legati alla scatola nera sono un filo rosso che pare ritornare dalle cronache dell’isola del Giglio. “Le navi sono sistemi complessi – dice Bruno Neri, docente di Elettronica delle telecomunicazioni all’università di Pisa e consulente del Codacons – È importante che, venuta meno la fonte di energia principale, entri in funzione il generatore d’emergenza. In entrambi si avvia, ma solo per pochi minuti e non si capisce perché. Così a bordo si diffonde il caos. C’è chi in passato aveva proposto di montare due generatori di emergenza, ma la strada è stata abbandonata”.

Il docente: “Fermi a 20 anni fa” – E sarebbe necessario anche un potenziamento delle scatole nere per accertare cause e responsabilità: “Siamo fermi a venti anni fa, quando la memoria dei sistemi elettronici era così costosa da essere limitata a qualche gigabyte. Aggiornare ed espandere questi sistemi, oggi, costerebbe pochissimo – afferma il docente – Le norme prevedono anche una registrazione chiara, effettuata con software semplici. E quando c’è una parte crittografata, i programmi devono essere in mano dell’armatore. Questo però non avviene quasi mai”. Chiedere la documentazione non è semplice, a volte anche per i periti. Lo sa bene chi ha lavorato all’estrazione dei dati dalla scatola nera del Norman Atlantic. Una missione che diventa quasi impossibile per gli studi legali. “In due casi è stato necessario ricorrere al Tar. Quando non ci sono reali e concrete motivazioni, sarebbe il caso che certe informazioni fossero facilmente accessibili – dice Neri – Indagini fatte a 360 gradi, senza escludere alcuna traccia, porterebbero certamente a migliorare le condizioni di sicurezza”.

Le responsabilità penali – Ci sono poi le responsabilità umane. Da un lato, a maggio la Cassazione dovrà sciogliere l’ultimo dubbio sugli errori di Schettino: bastano 16 anni? Ne merita 27 come sostiene l’accusa? Oppure è tutto da rifare? Dall’altro, la perizia sul Norman Atlantic disposta dal gip evidenzia le presunte negligenze di almeno una parte dell’equipaggio. E contestazioni simili si ritrovano anche nel processo per il crollo della Torre Piloti a Genova, dove secondo il pm Walter Cotugno, il comandante Roberto Paoloni non intervenne “sull’esecuzione della manovra” né “impedì che la nave andasse a velocità sostenuta”. La sua caratteristica – sostiene l’accusa – “è stata quella del silenzio”. Imperizie e sottovalutazioni che, dice Neri, potrebbero essere risolte se “le esercitazioni si facessero più frequentemente, altrimenti il panico e le condizioni difficili portano a performance scarse”.

Il 2017 è uno snodo importante – I collegamenti tra i vari disastri, come fossero pezzi di puzzle che iniziano a combaciare, stanno fornendo un quadro più chiaro della situazione dei trasporti navali. “Auspichiamo che i risultati ottenuti in un processo non restino chiusi in un archivio. La sola condanna dello Schettino di turno non basta e non cambia le cose.  L’apertura verso il danno punitivo, il nostro bagaglio di esperienze e gli incastri tra le indagini di un processo e l’altro stanno facendo la differenza e siamo convinti che porteranno ad un adeguamento anche delle normative di settore”, spiega l’avvocato Massimiliano Gabrielli, legale di diverse parti civili nei vari processi per disastri navali. Può essere il 2017 uno snodo importante? “Il vento sta cambiando, travolgendo sempre più i vertici, sia per quanto riguarda i grandi armatori e le aziende che non investono sulla sicurezza e la tutela dei passeggeri, sia per quanto riguarda il mondo delle certificazioni e dei controlli – aggiunge Gabrielli – Il caso del Jolly Nero è un esempio eclatante, dal procedimento penale solo ed esclusivamente a carico di chi era a bordo della nave, grazie alle iniziative di una mamma coraggio, la procura è stata costretta a valutare anche altre responsabilità”.

Il caso del Jolly nero e la torre piloti di   Adele Chiello Tusa perse il figlio a causa dell’impatto tra il cargo Jolly Nero e la Torre Piloti del porto ligure. “Lo accompagnai io al concorso per entrare in Marina. Me lo hanno restituito in una bara”, raccontò a ilfattoquotidiano.it. Non ha perso un’udienza, Adele. Sempre in aula, la foto di Giuseppe stretta tra le mani, attenta e silenziosa.  La sua caparbietà ha spinto i magistrati ad allargare le indagini mettendo sotto la lente d’ingrandimento le presunte responsabilità riguardo alle certificazioni “accomodanti” del Rina. A metà aprile, due funzionari del Registro navale sono finiti ai domiciliari e l’inchiesta coinvolge 35 persone, tra cui anche militari della Capitaneria di porto. Le verifiche degli investigatori avrebbero documentato irregolarità su Jolly Nero, Norman Atlantic e diverse altri traghetti e navi da crociera. “Aspetti che sottolineai pochi mesi dopo la tragedia durante un’intervista al Tg2 – dice la donna – Non perché fossi una veggente o avessi inventato qualcosa. Semplicemente mi sono documentata, ho letto duemila pagine di atti”. Ha rifiutato risarcimenti e commemorazioni e dice di non dare neanche troppo peso alle eventuali condanne da scontare in carcere. “La galera non ha mai migliorato nessuno. Perché questa strage dia un input per tutti gli altri disastri è necessario che la Messina (la compagnia di navigazione proprietaria del cargo ndr) venga commissariata, come ha chiesto l’accusa – commenta Adele al fatto.it – Sarebbe un segno di civiltà, un monito per tutti i furbetti d’Italia che in nome del denaro sono disposti a mettere in conto incidenti, lutti e dolore”.

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