4. L’America è stufa di essere la Casa sulla Collina

Make American Great Again” è stato interpretato da molti come una nuova fase di aggressività imperiale da parte americana sullo stile dei neocon di George W. Bush. Il problema è che questa “fase” non solo ha avuto inizio ben prima della vittoria di Bush nel 2001, ma non è nemmeno cessata con gli otto anni di Presidenza Obama. In qualità di egemone globale, gli Stati Uniti hanno speso gli anni 90 e i primi anni Duemila ad impegnarsi in una lunga serie di teatri sparsi per il mondo, sia per la difesa dei propri interessi, sia nel tentativo di ottenere un ordine mondiale stabile sotto la loro guida. Chi conosce l’elettorato americano sa tuttavia come la politica estera sia considerata accessoria a quella interna. Considerati gli enormi costi, in termini di bilancio statale e di vite umane in teatri considerati lontani, gli americani sono sempre più insofferenti al ruolo di “garanti” della stabilità internazionale. Le (vaghe) promesse di Trump di un’America arroccata su sé stessa sono state più sufficienti a rievocare l’idea dello “splendido isolazionismo” americano dei primi anni Venti del XX Secolo; la nota “vivacità” di Hillary Clinton in politica estera durante il suo periodo da segretario di Stato non ha fatto altro che rafforzare le speranze di una nuova epoca di prosperità autarchica.

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Donald Trump vince, l’era dei testimonial è finita

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