La Gran Bretagna ha chiesto il divorzio, ora che se ne vada in fretta e senza pretendere privilegi. Il messaggio arriva dalla plenaria del Parlamento Ue che, convocata in seduta straordinaria dopo la Brexit, ha approvato una risoluzione bipartisan per chiedere che la procedura d’uscita di Londra sia attivata il più velocemente possibile e che sia annullata la presidenza britannica prevista per il secondo semestre del 2017. Hanno votato contro i conservatori Ecr (di cui fanno parte, tra gli altri i ‘tories’ inglesi), ma anche l’Efdd di Beppe Grillo e dell’euroscettico inglese Nigel Farage, l’Enf di Marine Le Pen e Matteo Salvini e l’estrema destra neofascista dei ‘non iscritti’. Contraria anche la Sinistra Unitaria (Gue/Ngl), con Barbara Spinelli e Curzio Maltese.

Fonti M5s a Bruxelles motivano il voto spiegando che la risoluzione così formulata – e cioè con tempistiche imposte per accelerare l’uscita – rappresentava un tentativo di ricatto verso la Gran Bretagna. Inoltre, non c’era “nessuna autocritica” delle ragioni che hanno spinto oltre 18 milioni di britannici a votare ‘Leave‘. La capogruppo di Gue, Gabe Zimmer, ha annunciato che i colleghi sono stati “costretti a votare contro” perché nel testo non ci sono abbastanza proposte di cambiamento dell’Europa. Tra i ‘no’ anche 12 parlamentari del Ppe, tra cui l’italiano Fulvio Martusciello e la italo-svedese Anna Maria Corazza-Bildt. Sergio Cofferati è stato invece tra i 22 astenuti del gruppo S&D, la maggior parte dei quali laburisti britannici.

La plenaria straordinaria convocata dopo l’esito del referendum inglese è stata segnata da tensioni e scontri in Aula. La posizione dell’Ue è quella di fare in modo che la transizione duri il meno possibile. “Nessun trattamento speciale per gli inglesi”, ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel. “Inammissibili i tentativi di negoziati segreti”, ha detto il commissario europeo Jean-Claude Juncker che nel suo intervento ha rinunciato all’inglese. “L’agenda la dettiamo noi”. Mentre Londra temporeggia, Bruxelles cerca di dare il colpo finale per voltare pagina ed evitare l’incertezza. E se si temeva che l’effetto contagio del referendum avrebbe riguardato anche l’Olanda, oggi il parlamento de L’Aia ha bocciato a stragrande maggioranza l’ipotesi di una consultazione ‘Nexit’, presentata dall’euroscettico Geert Wilders del Partito della Libertà. Favorevoli solo 14 su 75.

Per parte sua, il premier britannico David Cameron sembra voler contenere i danni di un risultato che non voleva: “Voglio che sia un processo il più costruttivo possibile, con un risultato il più costruttivo possibile, perché lasciamo la Ue ma non voltiamo le spalle alla Ue, con questi Paesi siamo partner, amici, alleati, vogliamo il rapporto più stretto possibile in termini di commercio, cooperazione e sicurezza”. Intanto nel Regno Unito non si ferma il terremoto politico: i deputati Labour, sebbene il voto non sia vincolante, hanno infatti sfiduciato a larga maggioranza il loro leader Jeremy Corbyn, capo dell’opposizione.

Il clima è quello dell’amarezza nel giorno della resa dei conti di persona tra parlamentari e leader europei. Juncker, da più parti messo in discussione ha detto di non essere “stanco” e ha poi attaccato il leader degli euroscettici inglesi Nigel Farage: “Sono sorpreso di vederla qui, è l’ultima volta che applaude in quest’Aula“. L’eurodeputato ha ribattuto: “Per ora non mi dimetto. E spero che i prossimi a dare l’addio siano i Paesi Bassi“. Poi durante il suo discorso è stato accolto dai fischi: “Divertente vero come sono cambiate le cose?”, ha detto. Al fianco del leader dell’Ukip l’eurodeputata del Front National Marine Le Pen che ha promesso porterà avanti la stessa battaglia in Francia.

Ad aprire i lavori è stato Martin Schulz che ha salutato e ringraziato il commissario britannico dimissionario: “Deploriamo la decisione della Gran Bretagna”, ha esordito. “Ma siamo legati umanamente a chi ha lavorato con noi”. Le parole sono state accolte da una standing ovation dei colleghi. Se l’Europa cerca di ingoiare il boccone amaro, non manca la preoccupazione sul fronte Uk. Nel corso della seduta sono stati segnalati gli appelli dei parlamentari scozzesi e irlandesi che chiedono di poter restare nell’Unione. La Regina Elisabetta, intercettata dal Daily Mail, ha commentato con una battuta il momento complesso che il Paese si trova a dover affrontare: “Come sto? Sono ancora viva”.

Risoluzione del Parlamento Ue: accelerare uscita Uk e annullare presidenza inglese semestre 2017
Nel testo approvato a maggioranza dalla sessione plenaria si chiede alla Gran Bretagna di attivare “immediatamente” l’articolo 50 del Trattato di Lisbona per l’uscita dalla Ue. Nel documento, che ha ottenuto il parere favorevole di 395 eurodeputati, mentre in 200 hanno votato contro, si esorta il Regno Unito ad avviare al più presto i negoziati, “per evitare un’incertezza che sarebbe dannosa e per proteggere l’integrità dell’Unione“. Il Parlamento europeo chiede inoltre al Consiglio Ue di annullare la presidenza britannica, prevista per il secondo semestre del 2017. L’Europarlamento, si legge nel testo, cambierà anche l’organizzazione interna per riflettere la volontà dei cittadini britannici di ritirarsi dall’Ue. Per prevenire incertezze negative per tutti e proteggere l’integrità dell’Unione, i deputati a Bruxelles esortano il primo ministro britannico Cameron a notificare l’esito del referendum al Consiglio europeo di oggi e domani per dare avvio, il prima possibile, alla procedura di recesso. I deputati ricordano quindi che, a norma dei trattati, è richiesta l’approvazione del Parlamento europeo sull’accordo finale di recesso, e che lo stesso Parlamento deve essere pienamente coinvolto in tutte le fasi dei negoziati sull’uscita del Regno Unito.

Schulz: “Deploriamo la decisione della Gran Bretagna, ma siamo vicini a chi ha lavorato con noi”
Il presidente Martin Schulz ha aperto i lavori con un applauso per il commissario britannico dimissionario che invece ha sempre fatto la campagna per il Remain: “Restiamo legati a voi umanamente”, ha detto. Tutto il collegio dei commissari era presente alla riunione plenaria straordinaria del Parlamento europeo, compreso Lord Jonathan Hill, il britannico dimissionario. Il presidente Martin Schulz ha aperto i lavori dicendosi “favorevole” alla sessione convocata con procedura senza precedenti nella storia dell’Unione europea e del suo Parlamento. “Deploriamo la decisione” della Gran Bretagna “ma a tutti coloro che hanno lavorato con noi vogliamo dire che siamo legati umanamente e profondamente” ha detto Schulz ringraziando Hill per aver fatto campagna per il Remain e per aver “fatto un lavoro eccellente”. Il Commissario britannico è stato salutato con una lunga standing ovation. Le dimissioni dimostrano, ha aggiunto Schulz, che “la procedura de facto è già cominciata”.

Merkel: “No ai trattamenti speciali, l’Uk non si può aspettare gli stessi privilegi”
In queste ore le potenze europee stanno cercando di affrontare lo choc dell’esito del referendum inglese per evitare troppi contraccolpi e “voltare pagina”. Se Londra temporeggia, Francia, Germania e Italia chiedono che “non si perda tempo” perché l’incertezza rischia di danneggiare l’Ue. A questo proposito la cancelliera tedesca Angela Merkel, scrive il giornale tedesco Bild, ha fatto sapere di non volere che Londra abbia la presidenza di turno dell’Unione europea nella seconda metà del 2017. Lo sforzo sarà quello di convincere la Gran Bretagna a rinunciare alla presidenza del semestre europeo, “o in caso di necessità, a togliergliela”. In Aula la Merkel ha poi detto che la Gran Bretagna “non può aspettarsi gli stessi privilegi che aveva prima, senza dover rispettare anche gli obblighi. Chi vuole l’accesso al libero mercato dell’Unione europea deve rispettare i valori fondamentali dell’Ue”. Quindi la Merkel ha ripetuto che “l’Ue non può iniziare i colloqui formali o informali sulla Brexit fino a che il Regno Unito non attiva l’articolo 50” del trattato di Lisbona.

Farage: “Resto a Bruxelles. Se abbiamo vinto la guerra, ora dobbiamo vincere la pace”
L’intervento di Farage in Aula è stato accolto tra i fischi. “Divertente vero come sono cambiate le cose?”, ha detto il leader dell’Ukip. “Quando sono arrivato qua 10 anni fa e volevo guidare la campagna per far si che il Regno Unito lasciasse dall’Ue mi avete riso in faccia. Ora non ridete più vero?”. Il presidente Martin Schulz è intervenuto per cercare di sedare gli animi, affermando che “una qualità della democrazia è ascoltare chi parla, anche se non si condivide l’opinione”. E poi: “Non vi comportate come ha fatto l’Ukip in questi anni”.

Poco prima dell’inizio della seduta Farage ha fatto sapere che almeno finché “il divorzio” del Regno Unito dall’Ue non sarà negoziato resterà sui banchi dell’europarlamento. “Se abbiamo vinto la guerra”, ha detto, “ora dobbiamo vincere la pace”. L’accordo per l’uscita dall’Ue, ha continuato, andrà negoziato “il prima possibile, per quanto mi riguarda. Ma facciamolo in un modo sensibile, amichevole, in maniera adulta”. Quindi resterà altri due anni? “Spero che non ci vorrà così tanto tempo. Ma fin quando non ci si arriverà, al nuovo accordo britannico, naturalmente devo stare qui: guido la più grande delegazione britannica in questo Parlamento”. Morale non intende dimettersi. “Non finché il lavoro non sarà fatto”, ha concluso Farage. “Commerciamo molto gli uni con gli altri. Quello che vorrei oggi è un approccio sensato e adulto: noi vogliamo essere buoni amici, buoni vicini, buoni partner commerciali”.

Appelli degli europarlamentari scozzesi e irlandesi: “Aiutateci”
Durante il dibattito della plenaria, ci sono stati numerosi appelli di europarlamentari scozzesi e nordirlandesi che si rifiutano di abbandonare l’Unione europea. “La Scozia e l’Irlanda del nord chiedono che sia rispettata la loro scelta di non abbandonare la Ue”, ha detto la nordirlandese Martina Anderson, del Sinn Fein, sottolineando che la Ue “ci ha aiutati nel processo di pace” e gridando poi: “L’ultima cosa di cui ha bisogno l’Irlanda del Nord è una frontiera con gli altri 27 Stati membri”. A sua volta il verde Alyn Smith ha lanciato l’appello a nome della Scozia: “Aiutateci, non ci dimenticate”. La primo ministro della Scozia, Nicola Sturgeon, ha annunciato che si recherà domani a Bruxelles per spiegare all’Unione Europea la sua posizione. “La Scozia ha votato chiaramente per il Remain e sono decisa a far sì che venga ascoltata la nostra voce della Scozia”. Il risultato del referendum del 23 giugno mi ha lasciata “profondamente delusa e preoccupata – ha detto l’esponente del partito nazionalista scozzese Snp – sono determinata a proteggere il posto della Scozia nell’Ue”.

Le Pen: “La Gran Bretagna ha spezzato le catene dell’Ue”
A fianco degli euroscettici inglesi si è schierata la leader del Front National in Francia Marine Le Pen: “Mi impegno”, ha detto, “a portare la Francia verso un progetto di ‘grandeur'”. L’eurodeputata ha invocato il “patriottismo economico e il patriottismo ‘tout court'”, il ripristino delle frontiere e lo stop all’immigrazione. “La Gran Bretagna”, ha aggiunto, “ha spezzato le catene dell’Ue a cui era stata legata dai propagandisti” respingendo “le minacce d’apocalisse delle vostre borse”, quindi “mettete da parte i vostri musi lunghi e gioite”. Le Pen intende fare della Brexit uno dei suoi cavalli di battaglia della campagna elettorale per le presidenziali in Francia: “Il referendum inglese dimostra quanto la storia è bella e i britannici con questo hanno lanciato un segnale di libertà al mondo intero”. Il popolo britannico ha portato una sanguinosa smentita e uno schiaffo al progetto europeo bastato sul ricatto e la paura”, ha concluso, perché “da decenni la storia europea è costruita contro la volontà dei popoli” a cui è stata “imposta una povertà perpetua” grazie a “politiche assurde”.

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