Vederle giocare è una gioia, la più alta espressione estetica in campo italiano. I loro novanta minuti, come nel faccia a faccia del San Paolo, riportano alla mente i tempi di grandeur tricolore. Difficile dire chi tra la Fiorentina di Paulo Sousa abbottonato in un cappottino trendy e il Napoli di Maurizio Sarri in tuta operaia costruisca il calcio migliore, a dimostrazione che l’abito non fa il monaco. È certo però che, sotto-sotto, entrambi gli allenatori avrebbero rinunciato per una sera alla loro ricerca del Gioco con la g maiuscola per una vittoria. Perché belli, bravi, bis ma al fischio finale conta la classifica. E quella, impietosa, recita: Napoli a -3 dalla Juventus, Fiorentina agganciata al terzo posto dalla Roma. Non il massimo per due squadre eliminate giovedì dall’Europa League e ora concentrate solo sull’obbiettivo-campionato. Non basta raccontare della scienza calcistica di Borja Valero o dell’essenzialità di Jorginho, di un paio di giocate brasileire di Insigne o del ritrovato istinto killer di Higuain per far sorridere i tifosi. Il Napoli non vince dal ventidue giorni: successo sul Carpi per 1-0 seguito da tre pareggi e due sconfitte tra Serie A e coppa. La Fiorentina, invece, ha messo insieme 15 punti nel girone di ritorno: la Roma è già a 19, il Milan ne ha collezionati 17.

Eppure pronti-via e la partita offre già spettacolo, chiarendo che di fronte ci sono le due squadre più godibili del nostro pallone. All’andata il primo tempo, pur gradevole, si era chiuso senza tiri in porta. Un girone più tardi, dopo sei minuti è già accaduto di tutto. Prima Marcos Alonso gira di testa alle spalle di Reina un corner battuto da Borja Valero, poi sempre lui non legge l’uscita di Tatarusanu allontana in maniera maldestra una palla innocua consegnando la palla a Higuain. Con il portiere fuori posizione, per l’argentino è troppo semplice spuntare la casella numero 25 dei gol segnati. Tutto in 67 secondi, tutto da rifare per la Fiorentina. Il canovaccio della partita resta però lo stesso: il pallino dei gioco è della squadra di Paulo Sousa, che sceglie Mati Fernandez accanto a Borja Valero.

La mossa funziona e il Napoli soffre. I reparti sono abbastanza scollati e in avvio Jorginho non riesce a tessere con la consueta precisione. Mentre i due centrocampisti viola scandiscono la marcia, che spesso si sviluppa sulla destra. A volte la innesca addirittura il Napoli, in difficoltà nel trovare spazi per avviare la manovra. Quando Koulibaly calcia addosso a Mati, Kalinic si invola verso Reina ma spara sulla traversa il raddoppio. Poi tocca a Tello maledire l’incrocio dopo una serpentina che ubriaca Goulham, in netta difficoltà contro l’ex blaugrana. Allan è impreciso, Insigne non scatena mai i suoi cavalli e Callejon viene tenuto basso da Marcos Alonso.

Il pareggio dell’intervallo ha il sapore del successo per la squadra di Sarri. Ma il Napoli ribalta tutto e nel primo quarto d’ora del secondo tempo Firenze ringrazia San Tatarusanu, decisivo in un doppio intervento sul destro di Callejon e il tap in di Higuain. Il baricentro degli azzurri è alto, Jorginho cresce e la Fiorentina rincula. Non basta un destro a giro di Mati a scaricare la pressione perché le gambe viola non girano più a mille. Quando cala anche il Napoli e arrivano le forze fresche di Mertens e Bernardeschi, saltano gli schemi ma negli spazi si moltiplicano le emozioni. Higuain buca Tatarusanu, ma in fuorigioco, poi il rumeno si esalta in pieno recupero su Insigne lanciato da Gabbiadini. Juventus e Roma applaudono spettacolo e risultato: sempre più primi i bianconeri, aggancio al terzo posto per i giallorossi. Le due squadre che entrano di slancio nell’ultimo quarto di campionato sono loro.

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